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L’Adorazione dei pastori di Domenico Ghirlandaio
Un capolavoro rinascimentale nella Firenze laurenziana.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in L’età rinascimentale: il Quattrocento – Data: Dicembre 25, 2020 2 commenti 5 minuti
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Tra le più preziose e amabili scene di Natività tra quelle dipinte nel Rinascimento, spicca per eleganza l’Adorazione dei pastori di Domenico del Ghirlandaio (1449-1494), commissionata da Francesco Sassetti e datata 1485. L’opera si trova, ancora oggi, nella sua collocazione originaria, cioè sull’altare della Cappella Sassetti nella Chiesa di Santa Trinita a Firenze.

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Domenico Ghirlandaio, Storie di San Francesco e Adorazione dei pastori, 1482-85. Affreschi e pala d’altare a tempera su tavola. Firenze, Chiesa di Santa Trìnita, Cappella Sassetti.

Un ideale trittico

Questa cappella era già stata interamente decorata dal medesimo Ghirlandaio con Storie di San Francesco, un ciclo di affreschi che costituisce uno dei più alti capolavori del Rinascimento fiorentino di età laurenziana. La pala d’altare con l’Adorazione, realizzata a tempera su tavola, presenta una inconsueta forma quadrata e costituisce un degno compimento di questo suo grandioso lavoro.

Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, 1485. Tempera su tavola, 1,67 x 1,67 m. Firenze, Chiesa di Santa Trìnita, Cappella Sassetti.

L’opera è affiancata dagli affreschi dei due committenti inginocchiati, i quali partecipano all’adorazione della scena principale, in una sorta di ideale trittico ottenuto utilizzando una tecnica mista (affresco + tempera).

Domenico Ghirlandaio, Ritratto di Francesco Sassetti in adorazione, 1485. Affresco. Firenze, Chiesa di Santa Trìnita, Cappella Sassetti.

La composizione generale dell’opera deriva dalla pala d’altare con il medesimo soggetto, il cosiddetto Trittico Portinari, dipinta dal fiammingo Hugo van der Goes, a testimonianza della profonda influenza che la pittura fiamminga ancora esercitava sull’arte italiana.

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Hugo Van der Goes, Trittico Portinari, 1475. Pannello centrale con l’Adorazione dei pastori. Olio su tavola. Firenze, Uffizi.

Un’amabile scena

In primo piano, Maria, con le mani giunte, è in adorazione del figlio appena nato, deposto per terra sopra la paglia, coperta da un lembo del suo lungo mantello. Il Bambino è accanto alla mangiatoia, ricavata da un antico sarcofago romano, dietro la quale sporgono i placidi musi del bue e dell’asino.

Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, 1485. Particolare con il Bambino e la mangiatoia-sarcofago.

In secondo piano, un canuto san Giuseppe volge lo sguardo altrove, scrutando l’orizzonte. A destra, un gruppo di tre pastori, che dà il titolo all’opera, rende omaggio al divino neonato. Uno porta un agnellino, uno congiunge le mani, il terzo indica Gesù ai compagni con la mano destra.

Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, 1485. Particolare con uno dei pastori, presunto autoritratto dell’artista.

L’autoritratto dell’artista

In quest’ultima figura si riconosce, tradizionalmente, l’autoritratto dell’artista. Questo, in base alla testimonianza di Vasari, in quale scrisse, nelle sue Vite, che il Ghirlandaio aveva realizzato «una natività di Cristo da far maravigliare ogni persona intelligente, dove ritrasse se medesimo e fece alcune teste di pastori che sono tenute cosa divina». Una certificazione, questa, dello straordinario apprezzamento che l’opera aveva guadagnato a quei tempi.

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Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, 1485. Particolare con il suo presunto autoritratto.

A sinistra della scena si scorgono la sella su cui aveva viaggiato la Vergine, in groppa all’asinello, e una borraccia, che faceva parte del bagaglio. Sullo sfondo si dispiega un ricco e movimentato paesaggio, con una moltitudine di persone a piedi e a cavallo che accompagnano i Re Magi in arrivo, passando attraverso un arco di trionfo di foggia antica. I Magi stanno seguendo la cometa, che si è già posata sopra il tetto della stalla, come testimonia il bagliore di luce che si intravede in alto. In lontananza, alcuni pastori pascolano il proprio gregge mentre un angelo, sospeso in cielo, sta annunciando loro la nascita del Messia.

Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, 1485. Particolare con il corteo dei Magi e l’angelo che annuncia la Natività ai pastori.

I riferimenti simbolici

L’opera del Ghirlandaio, coltissima, è ricca di elementi simbolici. La posizione di Gesù Bambino e la foggia della mangiatoia sono una prefigurazione della sua futura morte, di quel sacrificio estremo per il quale egli è venuto al mondo. Anche il cardellino, in basso e in primissimo piano, simboleggia, per tradizione, la Passione di Cristo.

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Le architetture classiche, ossia l’arco di trionfo e i pilastri corinzi che sorreggono il tetto della stalla, uno dei quali reca sul capitello la data (MCCCCLXXXV, 1485), stanno ad indicare che con la nascita di Cristo si assiste a un vero e proprio cambiamento d’epoca: il mondo classico-pagano inizia a tramontare mentre una nuova era, quella cristiana, è destinata a svilupparsi dalle sue macerie. I sassi squadrati su cui si è posato il cardellino alludono al nome della famiglia che commissionò l’opera, i Sassetti, appunto.

Sul sarcofago è leggibile una scritta in latino che richiama un’antica leggenda: durante l’assedio di Gerusalemme, un indovino predisse che quella tomba un giorno avrebbe accolto un Dio. Anche l’iscrizione sull’arco di trionfo cita Pompeo, che aveva assediato e fatto cadere Gerusalemme, nel 63 a.C.

Domenico Ghirlandaio, la pala d’altare con l’Adorazione dei pastori, nella sua cornice originale. Firenze, Chiesa di Santa Trìnita, Cappella Sassetti, parete dell’altare.


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