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Le scarse informazioni giunte sino a noi relative alle tipologie di abitazioni private nell’antica Grecia sono fornite più dalla letteratura classica e dalla ceramografia che dagli scavi archeologici. Le case greche, infatti, erano costruite con materiali deperibili (legno e mattoni crudi) che non hanno resistito allo scorrere del tempo; inoltre, a differenza di molti edifici pubblici, sono state oggetto di continue trasformazioni e ricostruzioni, che hanno cancellato ogni traccia del loro aspetto originario. La casa nell’antica Grecia.
Le fonti storiche riferiscono che in Grecia la casa non era particolarmente ampia o sontuosa. Fino al III sec. a.C., infatti, la maggioranza dei Greci viveva quasi al limite della sussistenza e la vita quotidiana si svolgeva soprattutto nei luoghi di aggregazione sociale, ossia nelle piazze o nelle palestre.
La casa, gestita essenzialmente dalla donna, presentava i diversi ambienti organizzati intorno a un peristilio, ossia un cortile porticato. Quest’ultimo era riservato alla vita familiare; vi si affacciavano il “gineceo”, cioè la stanza dove le donne filavano, tessevano e trascorrevano buona parte del proprio tempo, nonché i soggiorni e le camere da letto, dette talami.
Dobbiamo ricordare che in Grecia le donne non godevano di alcun diritto politico o giuridico, al pari degli schiavi. Vivevano dunque confinate in casa. Se le donne sposate ogni tanto uscivano, le ragazze nubili non lasciavano quasi mai il gineceo (raramente passeggiavano nel peristilio della propria abitazione), perché dovevano vivere lontano dagli sguardi maschili. La donna sposata governava il suo piccolo regno domestico con autorità, ovviamente grazie all’assenso del marito, che peraltro stava quasi sempre fuori durante il giorno e non cenava neppure con lei. Per gli schiavi, ella era “la padrona”: era lei a tenere le chiavi di casa, soprattutto quelle del magazzino e della cantina. La casa nell’antica Grecia.
Leggiamo, nell’Economico di Senofonte (7, 35-37), cosa Iscomaco dice a sua moglie: «Dovrai restare a casa, far uscire tutti insieme i tuoi servi il cui lavoro è fuori e sorvegliare coloro che lavorano a casa; ricevere ciò che si porterà a casa, distribuire ciò che dovrai fare, prevedere ciò che dovrà essere messo da parte e badare a non fare per un mese la spesa che andrebbe bene per un anno. Quando ti si porterà la lana dovrai badare che si preparino gli abiti per coloro che ne hanno bisogno, che il grano delle provviste resti buono per un anno. Quando un servo sarà malato bisognerà sempre vegliare a che riceva le cure necessarie».
Dalle testimonianze giunte fino a noi, sappiamo che, in Grecia, le case signorili presentavano soffitti stuccati, pareti affrescate con grandi fasce o riquadri monocromi che accoglievano alcuni quadri appesi. I pavimenti più eleganti erano decorati a mosaico. La casa nell’antica Grecia.
Pochi erano i mobili, alcuni dei quali venivano spostati di stanza in stanza, secondo le necessità. La camera nuziale era dominata dal grande letto degli sposi; intorno si trovavano casse per contenere il corredo e altri oggetti, tavolini (spesso rotondi su tre piedi), sgabelli e sedie dai profili eleganti. Solo in età ellenistica apparvero veri e propri armadi a muro.
Tutte le stanze venivano riscaldate per mezzo di bracieri e illuminate con lucerne. Piccoli ambienti di servizio erano adibiti a cucine. Si cucinava prevalentemente su griglie, con pentole di terracotta e utensili di legno o di bronzo. I bagni erano dotati di catini e di corte vasche, che venivano, all’uso, riempite d’acqua calda. La casa nell’antica Grecia.
Un eventuale secondo peristilio aveva carattere pubblico; era circondato dagli ambienti dell’androceo, in cui gli uomini ricevevano i loro ospiti a cena o dopo cena. In alcune stanze, dette simposi, i commensali potevano adagiarsi su particolari lettini detti klìnai, bere il vino dalle kylikes (larghe coppe) e assistere a spettacoli di musica o danza.
Queste klìnai, che ricordavano i nostri divanetti e venivano disposte lungo le pareti, presentavano un telaio in legno e un piano realizzato con strisce di cuoio intrecciate, sul quale veniva appoggiato il materasso. Gli ospiti vi si stendevano generalmente a coppie, con il braccio sinistro appoggiato al cuscino e il destro libero. La casa nell’antica Grecia.
Il pasto consumato durante i simposi era piuttosto parco: pane, zuppe di fagioli o lenticchie, formaggio, cipolle, olive, fichi. Rara la carne, più diffuso il pesce.
Talvolta durante questi simposi, dove non era ammessa la presenza femminile, si discuteva anche di filosofia, come ci rivelano le opere di Platone e di Senofonte. La casa nell’antica Grecia.
Nella casa greca, tutti gli ambienti si distribuivano generalmente su un solo piano; in tal caso, gineceo e androceo erano collegati da un andito, cioè da un corridoio breve e stretto, oppure da ambienti di servizio, come la cucina e il bagno caldo con relativa stufa. Talvolta, però, il settore privato poteva trovarsi a un piano superiore. La copertura della casa era spesso caratterizzata da zone terrazzate, utilizzate durante l’estate.