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L’arte degli anni Settanta
Esperienze concettuali e Body Art.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Il Novecento: dagli anni Settanta ad oggi – Data: Febbraio 16, 2022 0 commenti 5 minuti
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Durante gli anni Settanta del Novecento, molti artisti elaborarono un concetto di creatività che puntava ad esaltare il valore delle idee su quello del “fare”, rinnegando il ricorso alle tecniche artistiche tradizionali. Diversi movimenti artistici, nati e affermatisi proprio in questa decade, si caratterizzarono fortemente in tal senso.

La Minimal Art

Il movimento artistico della Minimal Art, nato negli Stati Uniti come reazione alla violenza gestuale dell’Action Painting, ha sostenuto la riduzione dell’opera d’arte a forme elementari e geometriche. Adottando materiali nudi e di campiture cromatiche pure, la Minimal Art si è posta l’obiettivo di superare ogni residuo di espressività ed emotività presente nell’arte astratta, sostenendo la riduzione dell’opera d’arte a forme geometriche elementari modulari. Gli artisti minimalisti hanno costruito “strutture primarie” che si rivelano semplicemente per quello che appaiono. Sol LeWitt, per esempio, ha ottenuto le sue “strutture primarie” assemblando forme geometriche semplici, talvolta di grandi dimensioni, secondo il principio della serialità. Donald Judd ha disposto cubi e parallelepipedi in serie per terra o sulle pareti a intervalli identici, formano colonne verticali oppure orizzontali.

Donald Judd, Pila, 1973. Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou.

Arte Concettuale

Con l’espressione Arte Concettuale si usa indicare quella tendenza artistica internazionale che ha posto l’accento sul processo mentale prima ancora che sul prodotto artistico. L’Arte Concettuale ha negato l’importanza dell’oggetto, limitandosi a esaltare il ruolo del progetto, dell’idea, del concetto espresso nella sua forma linguisticamente più scarna, e rifiutando il valore estetico dell’immagine artistica.  Joseph Kosuth, per esempio, ha lavorato sulle relazioni che intercorrono fra le cose, le loro immagini e le parole che le definiscono.

Joseph Kosuth, Una e tre sedie (One and Three Chairs), 1965. Tecnica mista. New York, Museum of Modern Art (MoMA).
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La Land Art

L’espressione Land Art designa l’opera di artisti che sono intervenuti sull’ambiente naturale, solitamente su vasta scala. Operando “sulla” natura e “nella” natura, la Land Art non ha voluto portare avanti un’operazione di tipo estetico ma ha sollecitato l’uomo a prendere coscienza della sua capacità di relazionarsi con l’ambiente. Gli artisti della Land Art hanno impresso segni sul territorio con installazioni territoriali permanenti o effimere, che a causa della loro “non mobilità” affidano la fruizione alla ripresa fotografica aerea o alla registrazione su video-tape.

Robert Smithson, per esempio, ha “disegnato” una gigantesca spirale, la Spiral Jetty, nelle acque del Great Salt Lake spostando tonnellate di massi con l’aiuto di ruspe e camion e costruendo una massicciata. Christo ha occluso una valle con un telo arancione in Colorado e impacchettato il Reichstag di Berlino.

Christo e Jeanne-Claude, Valley Curtain, 1972. Colorado.
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L’Arte Povera

L’Arte Povera, una tendenza artistica internazionale che ha raccolto artisti di varia formazione, si è servita di materiali “poveri”, prelevati dal quotidiano, come carta, stoffa, paglia, terra, legno, frammenti organici, vegetali e minerali, utilizzandoli in strutture libere, che spesso invadono totalmente lo spazio dello spettatore. Mario Merz è diventato famoso per i suoi “igloo”, forme-tipo che incarnano l’idea della “casa” primitiva. Pistoletto, contrapponendo una montagna di stracci alla candida copia di una statua classica, ha messo a confronto la bellezza ideale dell’arte greca con gli scarti della società dei consumi. Penone, con i suoi Alberi, ha cercato il dato naturale originario, scolpendo in pali di legno grezzo gli alberi da cui essi erano stati ricavati.

Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967. Collezione privata.
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Giuseppe Penone, Albero di 5 metri, (1969-1970). Legno, 494 x 19,5 x 10 cm. Torino, deposito permanente presso Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli e GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea. Intero e particolare.
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La Body Art

Alcuni artisti concettuali hanno scelto come forma d’arte la performance, strutturata come un vero e proprio spettacolo incentrato sull’esibizione dell’artista. Questa tendenza è nota come Body Art (‘Arte del Corpo’) o Performing Art o Comportamentismo. Alcuni artisti hanno scelto di “esporre” sé stessi, come Gilbert & George, i più ironici, altri hanno compiuto azioni o creato situazioni, dette performances, che hanno di per sé una valenza artistica. Le perfomances, strutturate come veri e propri spettacoli incentrati sulle esibizioni degli artisti, sono spesso improvvisate; negli happening, invece, tutto viene precedentemente studiato e definito dall’artista.

Molti Comportamentisti hanno proposto il proprio corpo in esibizioni estreme, al fine di provocare forti emozioni nel pubblico, e questo denudandosi, travestendosi o infierendo su sé stessi. Altri, al contrario, hanno preferito proporre operazioni ironicamente dissacranti o di carattere più marcatamente intellettuale. Marina Abramović, spesso affiancata dal suo compagno Ulay, ha affrontato ogni tipo di prova fisica e psicologica. Gina Pane si è ferita per verificare la sua resistenza al dolore. Nitsch si è imbrattato del sangue di animali macellati.

Marina Abramović e Ulay, Imponderabilia, 1977. Performance.
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Gina Pane, Azione sentimentale, 1973. Milano, Galleria Diagramma.


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