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Arte in primo piano di Giuseppe Nifosì
Una recensione di Fabrizio Biferali* (da www.laterza.it, 2011)
Autore: Fabrizio Biferali Pubblicato in Lo studio dell'arte – Data: Ottobre 18, 2018 0 commenti 4 minuti
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Nella prefazione alla celeberrima Storia dell’arte raccontata da E. H. Gombrich, risalente alla metà del Novecento ma per certi versi ancora molto attuale, il sommo storico dell’arte viennese sottolineava con forza quali dovessero essere le tre regole auree per realizzare un efficace e il più possibile imparziale manuale di storia dell’arte:

  1. «La prima di queste regole è stata quella di non parlare di opere che non potessi mostrare nelle illustrazioni; non volevo che il testo degenerasse in elenchi di nomi più o meno oscuri a quanti non conoscevano le opere in questione, e superflue per chi invece ne era a conoscenza»;
  2. «La seconda regola è stata quella di limitarmi ad autentiche opere d’arte, eliminando tutto quanto fosse solo interessante come esempio di gusto o di moda»;
  3. «La terza regola richiedeva anch’essa un lieve sacrificio. Mi impegnai a respingere ogni tentazione di originalità nella mia scelta, affinché capolavori conosciutissimi non fossero esclusi per far posto alle mie predilezioni personali».

Il manuale di storia dell’arte a firma di Giuseppe Nifosì Arte in primo piano. Guida agli autori e alle opere, pubblicato da Laterza (2010), raccoglie a piene mani l’eredità di Gombrich, fatta poi propria anche da altri illustri studiosi quali Giulio Carlo Argan, Giuliano Briganti o Angiola Maria Romanini, autori di manuali destinati a incontrare il favore del pubblico e della critica.

Oltre a seguire l’esempio normativo di Gombrich e dei suoi epigoni nell’ideazione di un manuale di storia dell’arte, un’operazione che già di per sé farebbe tremare i polsi per la immane mole di periodi, artisti e opere da prendere in esame, Nifosì ha voluto dare ampio risalto all’arte europea, i cui sviluppi risultano da sempre indissolubilmente intrecciati alla genesi e agli esiti dell’arte italiana. Non mancano, inoltre, approfondimenti su una produzione artistica considerata a torto «minore», ossia quella degli arredi e dei molteplici oggetti che formano un arredo.

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I volumi sono strutturati su più livelli, ciascuno dei quali offre un diverso grado di approfondimento: come spiega l’autore, il primo livello è rappresentato da un testo che precede il capitolo vero e proprio e che «affronta sinteticamente l’argomento del capitolo stesso e può all’occorrenza sostituirlo, per una trattazione più rapida, per un ripasso, per una veloce consultazione»; il secondo livello, invece, «sviluppa l’argomento in un quadro storico ampio e si basa sull’analisi delle opere, alcune delle quali sono poste in primo piano perché meritano una particolare attenzione critica»; il terzo e ultimo livello, infine, è costituito da «una serie di apparati, cioè voci di glossario e schede, che sviluppano e approfondiscono gli argomenti trattati, soffermandosi sul significato dei termini utilizzati, sulle fonti dell’arte, sull’iconografia delle opere, sulle problematiche artistiche più complesse, sulle tecniche più comunemente usate».

Quello che alla fine emerge sfogliando il manuale di Nifosì, che si snoda attraverso un percorso diacronico dal Paleolitico all’arte contemporanea, è la straordinaria parabola creativa dell’uomo analizzata nelle sue più originali e influenti realizzazioni artistiche e nei suoi più disparati strumenti, materiali, supporti, tecniche.

Pur nella necessità di dover sintetizzare epoche storiche complesse e talvolta divergenti tra loro, artisti e committenti di ogni latitudine, oggetti differenti per forma e per contenuto, Nifosì ha saputo tratteggiare con un linguaggio chiaro e semplice, ma mai privo di rigore filologico, il lungo e complesso percorso storico dell’umanità attraverso le sue innumerevoli rappresentazioni e autorappresentazioni più o meno realistiche, più o meno simboliche, più o meno celebrative. Insomma, ha tratteggiato con abilità e leggerezza la millenaria e affascinante avventura del linguaggio dell’arte.

D’altra parte l’uomo senza l’arte, come già dimostrano le ingenue creazioni databili all’alba della sua storia, non sa vivere, ma sa solo sopravvivere: per mezzo della creazione artistica, infatti, l’essere umano modella la sua vita e i suoi gusti, ma anche la natura che lo circonda, spesso piegandola ai suoi scopi e non di rado migliorandola, verrebbe da dire «umanizzandola». Non a caso, forse, il motto scelto da Tiziano recitava orgogliosamente, raccogliendo i frutti di una tradizione ancestrale, NATVRA POTENTIOR ARS, «l’arte è più potente della natura».

*Fabrizio Biferali (1972) è storico dell’arte. Per Laterza ha pubblicato Tiziano. Il genio e il potere (2011).


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