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L’arte dal Postimpressionismo all’Art Nouveau
Una forte diversificazione dei linguaggi.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Postimpressionismo e Simbolismo – Data: Febbraio 15, 2022 3 commenti 6 minuti
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Dopo il primo “impulso rivoluzionario” dell’Impressionismo, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento l’arte europea aprì le porte a una grande fase di diversificazione dei linguaggi. Questa fase artistica è stata a lungo e per convenzione indicata con il generico termine di Postimpressionismo, che letteralmente vuol dire ‘dopo l’Impressionismo’. Il termine non ha l’ambizione di indicare un movimento artistico vero e proprio, che difatti in quanto tale non è mai esistito, ma è stato adottato dagli storici dell’arte per comodità di classificazione, per creare una sorta di contenitore storiografico destinato ad accogliere situazioni culturali molto diverse fra loro.

Paul Cézanne, Natura morta con mele e arance, 1899. Olio su tela, 74 x 93 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
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L’eredità dell’Impressionismo

Così, ad esempio, sono stati definiti “postimpressionisti” pittori come Cézanne, che proveniva dalle fila dell’Impressionismo ma sarebbe diventato fonte di ispirazione per il futuro gruppo dei cubisti; come Gauguin, presto considerato un modello dai simbolisti; come Van Gogh, che, conquistato dallo sguardo di denuncia dei realisti e contemporaneamente dalla luminosità delle tele impressioniste, creò un linguaggio assolutamente autonomo aprendo la strada all’Espressionismo; o ancora come Toulouse-Lautrec, il quale tenne ben presente la lezione di Degas e divenne un maestro dell’arte grafica pubblicitaria.

Paul Gauguin, Come! Sei gelosa? (Aha oe feii?), 1892. Olio su tela, 66 x 89 cm. Mosca, Museo Puškin.
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Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889. Olio su tela, 73,7 x 92,1 cm. New York, The Museum of Modern Art.
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Henri de Toulouse-Lautrec, Al Moulin Rouge, 1892-95. Olio su tela, 1,23 x 1,40 m. Chicago, The Art Institute of Chicago.
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Allo stesso modo, è stato ricondotto all’ambito “postimpressionista” anche un importante movimento pittorico di fine Ottocento, il Neoimpressionismo di Seurat, sotto molti punti di vista erede della ricerca cromatica e luministica dell’Impressionismo.

Georges Seurat, Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte, 1884-86. Olio su tela, 2,05 x 3,05 m. Chicago, The Art Institute of Chicago.
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Il Simbolismo

Tutti questi artisti erano partiti, per certi versi, dalla lezione impressionista, per superarla con la propria ricerca. Ma la fede nel “vero”, propugnata dalla tradizione realista-impressionista, e soprattutto dalla propaganda positivista (intesa come fede incondizionata nei poteri della scienza e della tecnica) venne fortemente contestata da una diversa corrente artistica: il Simbolismo. Alcuni filosofi, scrittori e artisti, ricordati appunto come simbolisti, riconobbero nella loro società contemporanea il crollo dell’apparente status quo che avrebbe portato allo scoppio del conflitto mondiale.

Erano, quelli, i segnali di un’imminente catastrofe, che neanche l’ottimismo positivista poteva arginare. Con i loro scritti e le loro opere, gli intellettuali e gli artisti del Simbolismo s’impegnarono a dimostrare la falsità del miraggio positivistico, cercando di denunciare quali malefiche insidie si agitassero dentro di esso, e polemizzarono aspramente non solo contro gli accademici ma persino contro realisti e impressionisti, di cui condividevano la volontà di rottura con la tradizione. Contestando ogni forma di trascrizione del reale, artisti come Sérusier o Ensor ricercarono la verità non già nell’esistenza oggettiva delle cose ma nel concetto di “idea”.

Paul Sérusier, Paesaggio del Bois d’Amour a Pont-Aven (Il talismano), 1888. Olio su legno, 27 x 21,5 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
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All’universo definito e misurabile celebrato dal Positivismo, insomma, tutti gli artisti simbolisti contrapposero, dialetticamente, un mondo poetico, visionario, trascendente e religioso, spesso permeato di sentimenti di solitudine e di angoscia, promettendo una trasformazione creativa del reale. In tal senso, è più che legittimo ricondurre all’ambito simbolista, e non solo postimpressionista, la pittura di Gauguin e soprattutto quella di Van Gogh, che furono immaginifiche e puntarono all’interpretazione di ciò che la realtà proponeva loro.

James Ensor, Autoritratto con maschere, 1899. Olio su tela, 118 x 82 cm. Komaki, Aichi (Giappone), Ménard Art Museum.
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Secessioni e Art Nouveau

L’eredità della ricerca simbolista fu immediatamente raccolta da un gruppo di artisti che a Berlino, Vienna e Monaco dette vita, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, alle cosiddette Secessioni, le quali contestarono le organizzazioni ufficiali e proposero il definitivo abbandono dell’accademismo. In tale ambito si affermò l’arte tormentata di Munch a Berlino e quella raffinatissima di Klimt a Vienna.

Gustav Klimt, Il bacio, 1908. Olio su tela, 1,8 x 1,8 m. Vienna, Österreichische Galerie.
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Edvard Munch, L’urlo, 1893. Tempera e pastello su cartoncino, 91 x 73,5 cm. Oslo, Nasjonalmuseet.
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I pittori e gli architetti che parteciparono alle attività delle Secessioni fecero propria la battaglia già sostenuta in Inghilterra dal movimento delle Arts and Crafts. Il risultato fu la nascita, di lì a qualche anno, della cosiddetta Art Nouveau, che si espresse principalmente in ambito architettonico e che ebbe l’intento, molto ambizioso, di non demonizzare la produzione industriale e di accordare arte e industria, al fine di creare oggetti preziosi ed esteticamente curati ma alla portata di tutti. Questo processo aiutò notevolmente le arti applicate a uscire dall’eterna definizione di “arti minori”, alzando il loro grado di eccellenza da prodotto artigianale a prodotto finalmente artistico.

Antoni Gaudí, Sagrada Familia, dal 1883. Facciata della Natività. Barcellona.
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I protagonisti del nuovo gusto art nouveau, da Horta a Gaudì, da Tiffany a Lalique, posero la decorazione in una posizione di assoluta preminenza nell’ambito della creazione artistica, riportando interessanti risultati in ogni campo, dal decoro all’oreficeria, dai complementi d’arredo alla lavorazione del vetro e del ferro battuto.

Tiffany, Lampada da tavolo Dragonfly, 1900 ca.
Lalique, Collier Pavone, 1897-98.


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