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A Venezia la cosiddetta “insula dei Frari” trovò per lungo tempo un centro artistico e spirituale nella maestosa Basilica dei Frari, addossata all’antico convento dei Frati Minori Conventuali. Fu per questa chiesa grandiosa che, nel 1516, il priore del convento commissionò a Tiziano (1488/90-1576), giovane ma già apprezzato e ammirato pittore, la grande pala con l’Assunta per l’altare maggiore. Si trattava della più importante commissione religiosa ufficiale sino a quel momento ricevuta dall’artista.
La grande tavola fu completata nel marzo del 1518, dopo due anni di lavoro, e collocata in una monumentale edicola marmorea, realizzata su misura del dipinto. Tuttavia, le novità iconografiche e pittoriche proposte da Tiziano, così orgoglioso del suo lavoro da firmarlo, lasciarono interdetti un po’ tutti, dai committenti agli altri artisti ai fedeli. Lo scrittore rinascimentale Ludovico Dolce scrisse, alcuni anni dopo, che «i pittori goffi e lo sciocco volgo, che insino allora non avevano veduto altro che le cose morte e fredde di Giovanni Bellini, di Gentile e del Vivarino, ec., le quali erano senza movimento e senza rilievo, dicevano della detta tavola un gran male». Il problema era che l’opera di Tiziano risultava completamente priva della tipica bidimensionalità bizantineggiante che ancora era tanto cara ai Veneziani dell’epoca. I Frati Minori, insomma, valutarono di rifiutare l’opera. Appresa la notizia, l’ambasciatore austriaco, emissario dell’imperatore Carlo V, si offrì immediatamente di acquistarla. Fu così che i frati, riconoscendo di aver sottovalutato il lavoro di Tiziano, cambiarono idea e decisero di tenerla e la pala si trova ancora oggi nella collocazione cui era destinata.
L’Assunta è costituita da un solo grande pannello verticale a terminazione semicircolare, alto quasi sette metri; presenta, al centro, la scena con l’Assunzione della Vergine.
Maria, vestita di rosso squillante, ascende verso il Padre Eterno che l’attende con le braccia aperte, sospinta dalle nuvole e da una schiera di angeli che cantano e suonano.
Le stesse nuvole completano, verso il basso, il semicerchio di coronamento della pala e coprono parzialmente, con la loro ombra, gli apostoli che assistono increduli all’evento miracoloso. Gli undici uomini sono variamente atteggiati e con le loro posizioni amplificano il moto ascensionale che vivacizza l’intera scena.
La figura vestita di rosso e vista di spalle, per esempio, sembra quasi lanciare Maria verso l’alto. Tiziano modificò la tradizionale iconografia dell’Assunzione, che prevedeva, in basso, l’immagine del sepolcro vuoto. Anche la figura di Dio Padre, che sostituisce quella di Cristo, rappresenta un’importante novità.
Confrontando l’Assunta di Tiziano con la Trasfigurazione di Raffaello, dipinta nello stesso periodo, si comprende cosa intendesse Vasari quando parlava di contrapposizione tra disegno fiorentino e colore veneziano, tra lo “stile scultoreo” della pittura tosco-romana e quello prettamente “pittorico” della pittura veneta. Ad un primo sguardo, l’Assunta di Tiziano presenta un’impostazione simile a quella della Trasfigurazione di Raffaello. Entrambe le opere presentano figure eroiche e grandiose, che si muovono con gesti ampi e altisonanti. Entrambe le composizioni si dividono in due parti: quella inferiore animata dagli apostoli, quella superiore sede dell’evento miracoloso.
Il dipinto di Raffaello, però, è più speculativo e concettuale, più marcatamente intellettuale. L’artista urbinate, poco interessato a rendere l’effetto dell’immediata realtà, utilizzò due punti di vista, uno per ogni parte della scena, in modo da scongiurare possibili distorsioni prospettiche che avrebbero potuto alterare la nobiltà delle forme. Tiziano, che al contrario puntava all’emozione visiva, presentò tutti i personaggi da un solo punto di vista; davvero lo spettatore ha l’impressione di osservare il miracolo dal basso e di partecipare emotivamente al trionfo di Maria che, accompagnandosi col gesto delle mani e la torsione del busto, sembra immersa in un mare di luce, lo stesso da cui emerge il Padre Eterno. La pittura di Tiziano risulta dunque più immediata; del resto, la pala veneziana non vuole presentarsi in alcun modo come una dimostrazione teologica ma, per così dire, come la “visione di una visione”, celebrante la magia di un evento prodigioso. Ancora, nel dipinto di Raffaello i personaggi sembrano comporre un gruppo scultoreo, lo spazio è costruito come un’architettura e la luce investe e rivela volumi già esistenti.
Le figure di Tiziano, viceversa, sembrano macchie che richiedono allo spettatore un piccolo sforzo di concentrazione, per non perderne i contorni nel tessuto cromatico del dipinto. Per Tiziano sono le luci, le ombre e il colore la materia prima dell’esperienza visiva: e proprio luci e ombre plasmano nel suo dipinto le forme, che il colore non riveste ma crea.
Il triangolo rosso individuato dai due apostoli e da Maria rende estremamente stabile l’intera raffigurazione : come noto infatti il triangolo è la sola figura geometrica indeformabile. Avendo poi tale triangolo una base molto più stretta rispetto all’altezza ne risulta una formidabile spinta ascensionale.
Buongiorno Lionello venturi a proposito dell’assunta dice ” La Madonna, malgrado la sua ampiezza, sale al cielo per propria forza, per mezzo di un moto serpentino che gira entro uno schema da croce di Sant’Andrea. e quel moto risponde bene a quello dei dei due gruppi di apostoli in basso.”
Non riesco ad afferrare questo concetto perché vedo che anche il Cristo di Raffaello è in moto e se ho ben capito la croce di Sant’Andrea si ottiene incrociando gli arti inferiori con i superiori. Potrebbe chiarirmi meglio cosa vuole dire Il Venturi.
grazie ruggiero riefolo
La croce di Sant’Andrea è a X. Qui la Madonna, che ha le braccia aperte, in realtà incrocia i piedi e la composizione a X è garantita dalla posizione dei due apostoli in basso, vestiti di rosso come lei. Tuttavia, è proprio la torsione della Madonna a conferire alla scena quello straordinario effetto di moto ascensionale.
Grazie per la ricchezza del contenuto,anche nella sua sinteticità, e la chiarezza espositiva .