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All’inizio degli anni Settanta, nelle grandi metropoli americane, soprattutto a New York, si affermò una particolare forma d’arte realizzata con i colori spray sui muri degli edifici abbandonati, nei sottopassaggi stradali, nelle gallerie della metropolitana o sui vagoni dei treni, definita poi Street Art o anche Graffiti Art (Graffitismo, in italiano). Con le sue grandi scritte e i disegni stilizzati, la Street Art divenne subito una forma di espressione molto amata dai giovani dei quartieri poveri delle grandi città, esclusi dai circuiti riconosciuti dell’arte. Insomma, si configurò da subito come l’arte dell’emarginazione e della trasgressione. L’irruenza del fenomeno portò inizialmente ad associare l’opera degli street artists a manifestazioni di teppismo e di delinquenza (giudizio negativo che ancora oggi in parte permane).
Nel corso degli anni, l’amicizia di alcuni giovani artisti metropolitani, tra cui Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, con maestri ormai affermati, come Andy Warhol, favorì l’ingresso di opere “a graffito” nelle gallerie d’avanguardia e nel giro del mercato artistico internazionale. Il più famoso street artist contemporaneo è noto come Banksy. Infatti, non conosciamo ancora la sua vera identità. Si sa che è britannico, nato e cresciuto a Bristol (dovrebbe essere del 1974), e poco altro. A lungo Banksy è riuscito a conservare l’anonimato e ancora adesso mantiene sulla sua vita un riserbo assoluto. L’artista gira il mondo in incognito, dipingendo sui muri immagini efficacissime ed immediate.
La tecnica utilizzata da Banksy, sui muri ma anche sulle tele, è quella dello stencil, che gli consente grande rapidità di esecuzione (15 minuti al massimo). Lo stencil prevede l’uso di mascherine, generalmente di cartone, ritagliate in modo da ottenere, in negativo, forme, simboli o lettere. Applicando del colore (solitamente vernice) sugli stencil si ottiene sul supporto scelto l’immagine in positivo. Per creare immagini policrome sono necessarie diverse mascherine, che di volta in volta si usano, in fasi successive, sulla medesima superficie.
La conservazione delle mascherine consente di serializzare l’opera, che quindi può essere più volte riprodotta su altri supporti o in altri contesti. Grazie allo stencil, Banksy ha elaborato un linguaggio sostanzialmente pop, molto vicino a quello pubblicitario, comprensibile da tutti e dalla forte connotazione satirica. Attraverso le armi della poesia, dell’ironia, del paradosso, del sovvertimento di significato, Banksy affronta tematiche importanti, come la guerra, lo sfruttamento minorile, il consumismo, di cui denuncia tutte le aberrazioni, la manipolazione mediatica, l’inquinamento, la povertà. I suoi soggetti preferiti sono animali (come scimmie, cani e ratti), poliziotti, soldati, ragazzini e anziani.
Alcune invenzioni di Banksy, diventate virali sul web, sono vere e proprie icone contemporanee. Pensiamo alla poetica figura della bimba che, sul muro che divide Israele dalla Cisgiordania, vola in alto sollevata dai palloncini; oppure all’altra, altrettanto famosa, della bambina che perquisisce un soldato, comparsa su un muro a Betlemme, o ancora al ragazzino che infila un fiore nella canna del fucile di un militare.
Iconica è anche l’immagine del “terrorista” che lancia un mazzo di fiori. Le opere di Banksy sono tutte illegali, perché realizzate sui muri delle città senza alcuna autorizzazione. Per questo, vengono di frequente cancellate, nonostante valgano, come le loro versioni autografe su carta o su tela, anche centinaia di migliaia di sterline.
Tra le operazioni artistiche più celebrate di Banksy si distingue Girl with Balloon, detta anche Balloon Girl, una serie londinese di stencil raffiguranti una ragazzina con la mano tesa verso un palloncino rosso a forma di cuore che il vento le sta portando via. La prima immagine della serie è stata realizzata sul Waterloo Bridge nel 2002. A questa, sono seguite altre versioni di Balloon Girl sui muri londinesi, alcune delle quali rovesciate. Lo stesso Banksy ha poi realizzato varie copie su carta, firmate, dell’immagine.
Nel 2017, a seguito di un sondaggio, Balloon Girl è stata proclamata l’opera d’arte più amata in Gran Bretagna. In effetti, l’immagine poetica di questa bambina, diventata nel frattempo iconica, è oggi riprodotta su poster, t-shirt, cover di telefonini, borse, tazze e gadgets vari.
Il 5 ottobre 2018, una copia di Balloon Girl, datata 2006 e “in artist’s frame”, cioè “in cornice realizzata dall’artista”, è stata messa all’asta da Sotheby’s e battuta per oltre un milione di sterline (circa 1.180.000 euro), un record per l’artista britannico.
Tuttavia, proprio al momento della vendita, un distruggi-documenti meccanico, nascosto da Banksy nella pesante cornice, ha iniziato a triturare l’immagine, la quale è scivolata verso il basso fuoriuscendo in tante striscioline e fermandosi poco sotto la sua metà inferiore.
Banksy, dopo aver pubblicato su Instagram un video che mostrava l’installazione del trituratore nel telaio, si è dichiarato responsabile della triturazione, avviata da lui stesso (presente in incognito) con un telecomando, e ha spiegato che la sua intenzione era quella di distruggere completamente l’opera, per impedirne la vendita. L’artista, infatti, si è sempre dichiarato critico nei confronti del mercato dell’arte e continua a difendere la propria indipendenza dal sistema. Il meccanismo nella cornice, purtroppo o per fortuna, si è tuttavia inceppato. L’artista ha comunque riconosciuto come propria la nuova opera, non alterata ma trasformata da questa bizzarra operazione, autenticandola e ri-titolandola ironicamente Love is in the Bin, ossia L’amore è nella pattumiera. Si tratta, secondo Sotheby’s, della “prima opera della storia mai creata durante un’asta dal vivo”.
«Banksy, con il suo intervento a sorpresa, non ha distrutto un’opera d’arte, ne ha creata una nuova», ha spiegato Alex Branczik, capo delle aste di arte contemporanea della sezione europea di Sotheby’s. D’altro canto, come diceva Picasso, l’urgenza distruttiva è pur sempre urgenza creativa. L’acquirente, che pare sia una collezionista, avrebbe potuto rinunciare all’acquisto e non ottemperare al pagamento (la presenza di un tritacarte non era infatti specificata nella descrizione contrattuale dell’oggetto, e d’altro canto la casa d’aste, ufficialmente, non ne sapeva nulla) e invece ha deciso di procedere regolarmente. E ha fatto bene, perché si ipotizza un aumento del suo valore che potrebbe raggiungere i due milioni di dollari. «Quando il martello è sceso, la settimana scorsa, e il lavoro è stato distrutto, sono rimasta scioccata, ma gradualmente ho cominciato a capire che il mio pezzo sarebbe finito nella Storia dell’Arte» ha dichiarato.
Certo, non tutti i critici d’arte hanno apprezzato la performance di Banksy. Secondo alcuni, si è trattata di una brillante ma spregiudicata operazione pubblicitaria. Opinione in parte condivisibile. D’altro canto, provocazione, clamore e scandalo – e quindi la pubblicità che ne consegue – sono componenti importanti (benché certamente non le uniche) per l’arte di oggi.
Una curiosità. Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, tra cui il Daily Mail, il proprietario di un’altra copia originale di Balloon Girl, da lui pagata 40.000 sterline, avrebbe a sua volta tagliato l’opera a striscioline con un taglierino, con l’intento di rivenderla a un prezzo più alto. Ha invece amaramente scoperto che adesso quell’opera non vale più nulla. È la solita storia: il gesto di un artista vale in quanto “d’artista”. Alla domanda “lo posso fare anch’io?” la risposta è no! Altrimenti tutti potremmo essere Lucio Fontana che, com’è noto, tagliava le sue tele. Evidentemente, spendere migliaia di sterline non è sufficiente per capire il senso dell’arte contemporanea.