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In ogni città dell’antica Roma, all’interno del Foro, ossia la grande piazza porticata, particolare importanza assunse un edificio pubblico chiamato basilica, che si poteva considerare come un’estensione coperta del Foro medesimo, perché serviva allo stesso scopo, e veniva utilizzata soprattutto d’inverno. Era luogo d’incontro e di rappresentanza, sala di commercio e di riunione, vi si trattavano gli affari e si amministrava la giustizia. Le basiliche romane.
Dunque, la basilica non era un edificio religioso ma uno spazio di ritrovo pubblico e un tribunale. Il nome deriva dal greco stoà basileiós, portico del re, con riferimento al portico dell’Agorà di Atene che ispirò ai romani la tipologia di questo edificio, o forse da aulè basilikè (letteralmente “corte reale”) che era la sala del trono delle regge ellenistiche.
La tipologia della basilica
La basilica si presentava come una grande sala rettangolare divisa in tre o cinque navate da due o quattro colonnati posti parallelamente ai lati lunghi (o su più lati). Inizialmente coperta a capriate, fu in seguito “voltata”, ossia coperta con delle volte a botte o a crociera. Gli ingressi si aprivano di norma sui lati lunghi, mentre ai lati corti si potevano presentare due absidi. L’abside era una parete semicircolare, coperta da una volta a semicalotta (catino absidale); qui si trovava lo scranno del magistrato che presiedeva le udienze e qui si dibattevano i processi pubblici.
Ovviamente non mancavano le eccezioni: la Basilica di Pompei, per esempio, aveva il prospetto sul Foro in un lato corto; inoltre, non tutte le basiliche erano dotate di absidi, come nel caso della Basilica di Brescia.
L’ingresso principale sul Foro era generalmente preceduto da un vestibolo che lo rendeva più autorevole e monumentale. La navata centrale era più alta delle laterali, e la sua parte superiore risultava aperta da finestre, che garantivano una ricca illuminazione. L’edificio poteva quindi innalzarsi fino a tre piani e presentare, all’esterno, anche logge o terrazze che si affacciavano sul Foro antistante. Non mancavano esempi di basiliche prive di pareti, con le colonne che sostenevano una copertura creando una sorta di padiglione aperto sui lati.
Secondo lo storico latino Tito Livio, nel 210 a.C. Roma non aveva ancora basiliche. La prima, detta Porcia, sarebbe stata costruita solo nel 184 a.C., da Catone il Censore, nel Foro Romano. Seguirono la Basilica Emilia nel 179 a.C. sul lato nord del Foro e la Sempronia, intorno al 170 a.C., sul lato sud, edificata per iniziativa del Censore Tiberio Gracco. Quest’ultima venne poi distrutta, assieme alla Porcia, per far posto alla Basilica Giulia nel I secolo a.C., voluta da Cesare, completata da Augusto e poi più volte ricostruita. Le basiliche romane.
Nell’angolo di nord-ovest del Foro Romano si trovava anche la Basilica Opimia (121 a.C.), poi rasa al suolo. Altre importanti basiliche di Roma furono la Ulpia, fatta edificare da Traiano nel suo Foro (113 d.C.), e la più tarda Basilica di Massenzio, costruita all’inizio del IV secolo d.C. Basiliche minori si trovavano dislocate in vari quartieri di Roma, come quelle di Marciana e di Matidia, la Basilica Neptuni e la Alexandrina di Severo Alessandro. Le basiliche romane.
Di gran parte di questi edifici non resta traccia; dei più importanti, è stato scavato solo qualche elemento che ha consentito agli archeologi di proporne una ideale ricostruzione. Per immaginare, con un buon tasso di approssimazione, quale aspetto dovesse avere una basilica romana basta fare riferimento alle prime chiese cristiane, che riproposero la tipologia della basilica pagana con pochissimi cambiamenti.
Un romano del V secolo d.C. che fosse entrato, a Roma, prima nella Basilica Ulpia, pagana, e poi nella grande Basilica di Santa Maria Maggiore, cristiana, avrebbe ritrovato la medesima spazialità interna. Ricordiamo che pur mantenendo la stessa tipologia, le basiliche cristiane erano destinate al culto mentre quelle pagane erano edifici pubblici con funzione civile.
La Basilica Emilia restò per molti secoli la più importante del Foro Romano. È l’unica mantenuta delle basiliche di età repubblicana: della Sempronia, della Porcia e della Opimia si ha solo il ricordo delle fonti. Fu costruita nel 179 a.C., a un piano unico, in tufo, pietra vulcanica locale e travertino di Tivoli, per iniziativa di Fulvio Flavio Nobiliare: infatti venne inizialmente chiamata Basilica Flavia. Tuttavia, fu soprattutto il censore Emilio Lepido a farsi carico delle spese, sicché il Senato decise di intestarla a lui. Le basiliche romane.
All’inizio del I sec. a.C., venne innalzata di un piano. La gens Emilia si occupò anche dei numerosi restauri di cui l’edificio necessitò nel tempo e che si susseguirono dal 78 a.C. al 22 d.C. Un ultimo restauro seguì all’incendio del 410 d.C. provocato dal Sacco di Alarico.
Il più importante intervento di ristrutturazione venne tuttavia eseguito nel 14 a.C., sotto Augusto; in quell’anno, la Basilica fu arricchita di pregiato marmo lunense, il pavimento della navata centrale ricoperto di preziosi marmi policromi, quelli delle due navate laterali di marmo bianco. La grande sala interna di 90 x 29 metri era divisa in cinque navate da quattro file di colonne in marmo africano, di ordine ionico al piano terra e corinzie al primo piano. La navata centrale era molto più larga e alta delle navate minori. Il prospetto principale era a due ordini sovrapposti di sedici arcate su pilastri con semicolonne; il portico sul Foro presentava piccoli ambienti a pianta quadrata in tufo, le tabernae novae, usate come punti di vendita e di ristoro. Le basiliche romane.
La Basilica Giulia venne edificata, a partire dal 55 a.C., per iniziativa di Giulio Cesare. Eretta sul lato sud-occidentale del Foro Romano, in sostituzione della Basilica Sempronia, tra il tempio di Saturno e il Tempio di Castore e Polluce, venne inaugurata e dedicata a Cesare nel 46 a.C., sebbene non ancora terminata, due anni prima della sua morte. Fu Augusto ad occuparsi del completamento dell’edificio. Gravemente danneggiata da un incendio nel 12 a.C., fu nuovamente ricostruita. Un secondo incendio la distrusse nel 283 d.C.: toccò a Diocleziano riedificarla. La pianta, un grande rettangolo di 101 x 49 m, era divisa a cinque navate, con quella centrale di 82 x 18 m.
Come la Basilica Emilia, anche la Giulia presentava botteghe sotto il portico antistante la piazza; la navata centrale era destinata ai centumviri, i 105 membri del vecchio tribunale romano, mentre le navate laterali erano occupate da cambiavalute e banchieri. I piani superiori erano occupati da uffici e archivi. L’interno della Basilica era interamente ricoperto di marmi, l’esterno era in marmo e travertino. Le basiliche romane.
Un’altra, importante basilica si trovava nel contesto dei Fori Imperiali. Si trattava della Basilica Ulpia, la più grande di Roma, che chiudeva il lato nord-occidentale del Foro di Traiano, sul quale si affacciava con il suo lato lungo, rialzato su tre gradini.
Venne costruita tra il 106 e il 113 d.C., data dell’inaugurazione del Foro di Traiano, su progetto dell’architetto Apollodoro di Damasco. Venne così chiamata dal nome completo dell’imperatore, che era Marco Ulpio Traiano.
La pianta misurava 170 metri di lunghezza (120 senza le absidi) e 60 di larghezza. Lo spazio centrale, largo 25 metri, era circondato sui quattro lati da 96 colonne con fusti in granito grigio di ordine corinzio. Le navate laterali erano coperte da volte a botte ribassate in laterizio, probabilmente controsoffittate, mentre la navata centrale era a capriate lignee, sempre con controsoffitto.
Il pavimento della navata centrale era decorato con grandi motivi geometrici a cerchi e quadrati, come il pavimento del Pantheon, mentre le navate laterali erano pavimentate con lastre rettangolari. La lunga facciata principale presentava tre avancorpi, uno centrale tetrastilo (a 4 colonne) e due laterali a 2 colonne, ed era sormontata da un attico decorato con sculture di Daci in marmo bianco, alternati a pannelli a rilievo con trionfi di armi. Sappiamo dai testi che il tetto era ricoperto da tegole in bronzo dorato.