Il pittore Alessandro Filipepi (1445-1510), detto Sandro, nacque a Firenze. Di bell’aspetto, ricordato dalle fonti come un uomo profondamente malinconico, era figlio di un conciatore di pelli e fratello di un abile orafo medaglista; a quest’ultimo deve, probabilmente, l’appellativo di Botticelli (da battigello, ‘battiloro’) con il quale è universalmente conosciuto. Botticelli iniziò la sua carriera come orafo, formandosi poi come pittore presso Filippo Lippi dal 1464 al 1467. Allo stesso modo, però, subì l’influenza del Verrocchio, del quale frequentò la bottega tra il 1467 e il 1470, anno in cui si mise in proprio. L’Adorazione dei Magi di Botticelli.
Nel 1473, il pittore entrò al servizio dei Medici e iniziò a partecipare alla fervente vita di corte fiorentina. Fu così che, presso le residenze medicee, l’umile figlio di un conciapelli ebbe la ventura di fare amicizia con le personalità più eminenti dell’Umanesimo italiano, diventando a sua volta un personaggio di spicco del circolo mediceo.
Nei primi anni Settanta del secolo, l’artista realizzò alcune tavole con l’Adorazione dei Magi, fra cui quella del 1475 circa, oggi conservata agli Uffizi. L’opera, destinata alla cappella del sensale Gaspare di Zanobi del Lama, in Santa Maria Novella, gli fu commissionata come un’aperta celebrazione della famiglia Medici, i cui componenti usavano sfilare per la città vestiti come sovrani orientali ogni 6 gennaio, rievocando in tal modo l’Epifania.
La scena venne concepita da Botticelli secondo una visione frontale, grande novità per l’epoca, giacché, tradizionalmente, nelle Adorazioni dei Magi la sacra famiglia veniva collocata su un lato e mostrata di profilo. La capanna della natività si trova dunque al centro, in posizione rialzata sopra uno sperone roccioso. È composta da alcuni tronchi che sorreggono una tettoia e dall’angolo di un edificio in rovina. Assieme al fastoso scenario delle rovine antiche sullo sfondo, questa capanna semidiroccata allude alla rovina del mondo pagano, provocato dalla venuta di Cristo sulla terra.
Il soggetto della tavola offrì a Botticelli il prezioso pretesto per l’esaltazione dinastica della famiglia Medici, qui rappresentata attraverso una serie di ritratti. Nelle vesti dei tre Magi riconosciamo infatti Cosimo, inchinato a baciare i piedi del Bambino, e il figlio Giovanni, in bianco, che si rivolge al fratello Piero il Gottoso, vestito di rosso. La posizione davanti alla Vergine di questi personaggi medicei, che peraltro erano già tutti morti quando Botticelli dipinse il quadro, è rigorosamente dinastica.
A destra, il giovane Lorenzo il Magnifico, figlio di Piero, resta pensoso nella sua veste nera, accanto al committente, Gaspare di Zanobi, che guarda verso l’osservatore (così come il figlio, il giovane in fondo a sinistra della scena).
A sinistra, in primo piano, si riconoscono Giuliano, fratello di Lorenzo, e il poeta Poliziano, che si appoggia confidente sulla spalla del ragazzo. Accanto a loro, il filosofo Giovanni Pico della Mirandola, vestito di nero, indica la Sacra Famiglia.
Infine, all’estrema destra, lo stesso pittore, coperto da un mantello giallo, ci osserva corrucciato e severo.
Quest’opera trasmette stupore ma anche indifferenza da parte di alcuni personaggi,c’è anche un po’ tristezza ma anche molta calma.