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Bufera di neve di Turner: il sublime, il vuoto
Lo scontro violento fra Storia e Natura.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Neoclassicismo e Romanticismo – Data: Aprile 24, 2020 0 commenti 6 minuti
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Ospitato oggi alla Tate Britain, Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi fu dipinto nel 1812 dal grande pittore romantico inglese William Turner (1775-1851). Esposto alla Royal Academy, e accompagnato da alcuni versi tratti da una poesia dello stesso pittore intitolata Inganni della speranza, fu apprezzato da molti colleghi. È uno dei quadri più famosi e certamente uno dei più interessanti di questo artista. Esso, infatti, costituisce un esempio molto particolare di soggetto storico (e per di più di storia antica) affrontato da un pittore romantico, peraltro paesaggista. Fu realizzato in piena stagione romantica ma nel momento di convivenza con un Neoclassicismo ancora trionfante.

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William Turner, Bufera di neve Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1812. Olio su tela, 1,45 x 2,36 m. Londra, Tate Britain.

Il titolo del quadro, nella sua seconda parte, sembrerebbe indicare una certa fedeltà alla tradizione, almeno nella scelta del tema: cioè l’attraversamento delle Alpi da parte del cartaginese Annibale, avvenuta alla fine di ottobre del 218 a.C., durante la seconda guerra punica. Quasi 50 mila tra fanti e cavalieri e ben 37 elefanti riuscirono, in quella circostanza, a superare il freddo e le intemperie, oltre che le immani difficoltà presentate dal terreno. È fuor di dubbio che Annibale compì una delle imprese militari più memorabili del mondo antico. L’opera di Turner, però, appare subito tutt’altro che celebrativa, come peraltro rivela la prima parte del titolo, Bufera di neve, con la quale, giustamente, è spesso ricordato il dipinto. L’artista scelse infatti di rappresentare Annibale con il suo esercito in un momento molto particolare della traversata, cioè alle prese con una terribile nevicata.

Una composizione innovativa

Sotto un cielo livido e terribile che oscura il sole, i soldati del generale cartaginese sono in balia di una natura aggressiva e sconvolgente. Spesse nubi, scure di tempesta, si ergono spiraliformi mentre imponenti masse di neve si sollevano in un vortice distruttivo.

William Turner, Bufera di neve Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1812. Particolare.

Gli uomini, che intravediamo in primo piano, sembrano totalmente incapaci di fronteggiare lo scatenarsi degli eventi. La tela è interamente occupata dalla violenza della bufera, che alla fine cancella il soggetto storico, divenuto accessorio rispetto alla terribile magnificenza della natura. Anche la composizione, asimmetrica, irregolare, priva di assi geometrici precisi, disorienta lo spettatore, impedendogli di trovare dei precisi punti di riferimento visivi. Il disegno è quasi assente, i colori sono lividi e spenti per esprimere meglio il senso della tragedia imminente. Più che raccontare una storia, Turner sembra voler provocare una forte emozione. La scena è infatti caratterizzata da una tale intensità drammatica che anche il pubblico rimane quasi travolto dallo spaventoso dinamismo delle forze naturali.

William Turner, Bufera di neve Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1812. Particolare.

La celebrazione dell’antieroe

Nel dipinto di Turner, i rapporti fra il soggetto ufficiale e il paesaggio che dovrebbe fare da sfondo sono completamente sovvertiti: non può sfuggire un intento polemico dell’artista. Si provi solo a immaginare come un pittore neoclassico, ad esempio David, avrebbe affrontato un simile soggetto: Annibale, in primo piano, in groppa a un elefante, probabilmente imbizzarrito, avrebbe incitato i propri soldati, a loro volta incuranti del freddo e del pericolo imminente. Qualcosa di simile a Bonaparte al Gran San Bernardo, che peraltro Turner conosceva benissimo, avendolo visto a Parigi.

Jacques-Louis David, Bonaparte al Gran San Bernardo, 1801. Olio su tela, 2,72 x 2,41 m. Malmaison, Musée National du Chateau.

Nell’opera di Turner, invece, Annibale è raffigurato sullo sfondo, talmente piccolo da risultare quasi invisibile. In primo piano, si riconoscono solo i suoi soldati, che cercano disperatamente di salvare la vita. Turner non mostra interesse per la retorica dell’eroismo; egli preferisce celebrare gli antieroi, in questo caso gli anonimi soldati cartaginesi, che i libri di storia non ricordano mai e che dovettero lasciare a casa genitori, mogli e figli per poi ritrovarsi sulle Alpi, al freddo, in mezzo a una bufera di neve. L’episodio storico si pone a pretesto per affrontare un tema più generale, molto caro a Turner e a tanti altri romantici: la continua lotta fra l’uomo e una natura selvaggia, potentissima, aggressiva, capace di mortificare tutte le sue ambizioni, annichilirlo e spazzarlo via.

William Turner, Bufera di neve Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1812. Particolare.

Turner, il sublime, il vuoto

L’opera, insomma, è un traguardo particolarmente emblematico della ricerca romantica sul sublime, inteso come contemplazione della forza inarrestabile della natura, nei confronti della quale l’umanità intera si scopre debole e indifesa. Questo “lirismo cosmico”, unitamente all’amore sincero e appassionato per ogni elemento naturale, fecero di Turner un grande maestro e un caposcuola, ammirato e omaggiato dai pittori delle generazioni successive. I realisti e soprattutto gli impressionisti accolsero, nella seconda metà del XIX secolo, il suo appello a guardare il paesaggio in modo immediato e spontaneo e a rinunciare alle forme chiare e nitide, ottenute attraverso il disegno preliminare.

William Turner, Bufera di neve Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1812. Particolare.

È opinione diffusa e condivisa che Turner abbia, con tele come questa, anticipato pure alcuni esiti dell’arte novecentesca. In effetti, colpisce il modo assolutamente rivoluzionario con cui l’artista introduce, nella sua opera, il tema del vuoto. Bufera di neve è un quadro praticamente privo di soggetto, dove il mondo è come cancellato, dove lo sguardo dello spettatore non trova concrete immagini di appoggio per lo sguardo.

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L’incommensurabile vastità della natura e la sua drammatica pericolosità sono rese attraverso la semplice stesura del colore, che non crea l’immagine di qualcosa fisicamente e fenomenicamente verificabile ma traduce la pura sensazione visiva di un’energia incontenibile e distruttiva. Il vuoto di Turner è dunque tale solo in apparenza: esso risulta, in verità, assai pieno di sensazioni, di emozioni, di tensione. Ecco perché nella pittura di Turner, come in quella di Friedrich, prevale sempre la dimensione metaforica su quella puramente illustrativa.

Olio Tate Britain


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