Versione audio:
Puoi ascoltare il mio podcast su: Apple Podcasts | Google Podcasts | Spotify | Cos'è?
Nel 1597, il cardinale Francesco Maria Del Monte, grande estimatore del talento di Caravaggio (1571-1610), commissionò all’artista un quadro da inviare a Ferdinando I dei Medici, in occasione del matrimonio di suo figlio, Cosimo II. L’opera, che oggi si può ammirare agli Uffizi, è una rappresentazione tanto bella quanto originale di Bacco, il dio romano del vino e dell’ebbrezza. Caravaggio Bacco
Il Bacco di Caravaggio presenta il dio sdraiato su un letto a triclinio posto accanto a un tavolo, dove trionfa un cestino di ceramica pieno di frutta: una mela, fichi, pere, una pesca, una mela cotogna, un grappolo d’uva che sporge e si adagia sul piano e una melagrana. Bacco rivolge lo sguardo all’osservatore e gli mostra un delicato calice di vetro colmo di vino rosso, appena versato da una bottiglia anch’essa di vetro posta lì a fianco.
Nel dipingere il Bacco, Caravaggio avrebbe potuto, e par alcuni dovuto, affrontare il soggetto mitologico secondo la buona tradizione rinascimentale. Guardando il dipinto con maggiore attenzione, invece, è facile identificare particolari che non hanno alcuna relazione con l’antica iconografia del dio. Ad esempio, un vecchio materasso a righe è stato ripiegato per simulare l’antico triclinio. Il giovane, che appare ben lontano dall’essere una classica figura idealizzata, ha le unghie sporche; le sue guance arrossate e la presa malferma del calice (che genera pericolose increspature sulla superficie del vino) sembrano tradire un certo stato di ebbrezza.
Anche la frutta non eccelle per qualità: la mela è bacata, la mela cotogna è ammaccata, la pesca è mezza marcia. In apparenza, Caravaggio non volle raffigurare Bacco ma un normale ragazzo di strada travestito da Bacco, un trasgressivo adolescente dalla chioma bruna, coronata da tralci rosseggianti di vite e grappoli d’uva, che si è ricoperto con un vecchio lenzuolo bianco a imitazione delle vesti antiche. Il vero soggetto del dipinto sarebbe, insomma, la semplice rappresentazione di uno scherzoso travestimento. Caravaggio, prendendosi gioco della gloriosa tradizione classica e rinascimentale, facendosi beffa del pubblico, avrebbe ritratto un suo amico un po’ stordito dai fumi dell’alcol, chiedendogli di tenere in mano un bicchiere di vino e posando davanti a lui della frutta di qualche giorno.
Ancora oggi questa lettura dell’opera mantiene molti sostenitori. Altri studiosi, tuttavia, propongono un’interpretazione differente. La chiave di lettura per comprendere il vero significato dell’opera sarebbe da individuare nel fiocco nero che il ragazzo tiene in mano, il quale non ha alcun legame con la tradizionale iconografia del dio. Si tratta di un simbolo di morte, dell’annuncio di un evento luttuoso.
Anche la frutta decomposta con le foglie secche potrebbe alludere, a sua volta, al potere corruttore del tempo, alla vita che finisce. Alla luce di questi elementi, il dipinto potrebbe essere, come già il Ragazzo con canestro di frutta, la coltissima metamorfosi poetica di un tema sacro, e alludere, ancora una volta, proprio alla figura di Cristo. Anche la presenza della melagrana, tradizionale simbolo della Passione e resurrezione di Gesù, avvalorerebbe questa ipotesi. Per secoli, il pregiudizio avrebbe tenuto nascosto che il calice di vino rosso offerto (e non semplicemente mostrato) dal ragazzo non è un invito a trasgredire ma l’evocazione del mistero eucaristico.
Un articolo eccellente.
Grazie di cuore!
Ma è stato copiato per filo e per segno dal mio libro di arte del liceo
Salve, sicuramente si tratta del mio libro 🙂
Spiegazione molto chiara e creativa. Bella l’idea di mettere anche l’audio.