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Il Concerto campestre di Tiziano
Un omaggio alla musica e alla Natura.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in L’età rinascimentale: il Cinquecento – Data: Ottobre 13, 2022 0 commenti 5 minuti
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Nato da una famiglia agiata, tra il 1488 e il 1490, a Pieve di Cadore (oggi in provincia di Belluno), Tiziano Vecellio è stato il più grande artista veneziano del Rinascimento oltre che uno dei più celebrati pittori di tutti i tempi. La sua importanza è confrontabile soltanto a quella di Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Nonostante la relativa ricchezza di informazioni sulla sua persona, è sconosciuta la sua data di nascita. Giunto a Venezia giovanissimo, Tiziano iniziò la sua formazione presso la bottega di Giovanni Bellini.

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La pittura tonale

Nel 1508 divenne collaboratore di Giorgione, più anziano di una decina d’anni. Giorgione non fu l’unico artista di riferimento per Tiziano; dalla pittura di Mantegna e di Raffaello egli trasse un realismo espressivo ricco di movenze e di ritmi narrativi, decisamente innovativo per la cultura veneta. Senza dubbio, però, lo stile del giovane Tiziano fu non poco debitore di quello dell’amico Giorgione e non a caso la critica ha trovato difficoltà ad attribuire alcune opere all’uno o all’altro. Le prime opere di Tiziano, infatti, sono tutte tese alla sperimentazione della pittura tonale giorgionesca.

Tiziano, Concerto campestre, 1509-10. Olio su tela, 1,10 x 1,38 m. Parigi, Musée du Louvre.

Una difficile attribuzione

Il Concerto campestre venne dipinto per un pubblico sicuramente assai elitario. Appartenne prima ai Gonzaga, poi, nel XVII secolo, a re Carlo I di Inghilterra e infine a Luigi XIV re di Francia. Per questo, oggi si trova al Louvre. L’opera è stata attribuita sia a Giorgione sia a Tiziano sia a entrambi gli artisti. A lungo si è pensato che il quadro fosse stato iniziato da Giorgione, cui erano sicuramente assai congeniali i temi affrontati (la musica, l’ozio pastorale, la convivenza di visibile e invisibile), per essere poi completato da Tiziano intorno al 1510. Oggi, sulla scorta di considerazioni di ordine formale, l’orientamento è di attribuirlo al solo Tiziano. Questi, infatti, aveva raccolto in eredità il ricco allegorismo giorgionesco, aggiornandolo con una cultura molto più ricca e multiforme; inoltre, riprese la sua fusione coloristica, sviluppandone e accentuandone la morbidezza.

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Tiziano, Concerto campestre, 1509-10. Particolare con una Musa.

Il soggetto

La scena rappresenta un gruppo di personaggi intenti a suonare all’aria aperta, seduti su un prato ricco di erbe. Un elegante giovane cittadino suona un liuto, accompagnato da una Musa nuda con il flauto, ma è interrotto da un rustico paesano che gli rivolge la parola, mentre a sinistra una seconda figura femminile versa dell’acqua in un vascone di pietra. Queste donne sono ovviamente delle figure ideali, non esistenti, frutto della fantasia o dell’ispirazione dei due uomini. Anche la loro nudità è solo l’espressione di una condizione divina. Sullo sfondo di una natura rigogliosa, ricca di alberi frondosi, un pastore pascola il suo gregge.

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Tiziano, Concerto campestre, 1509-10. Particolare con il contadino e il suo gregge.

Il paesaggio

Il paesaggio nel quale i personaggi sono immersi, e che ci restituisce, al centro, la tenera immagine di un quieto paesello, è restituito in modo mirabile. La resa luminosa delle fronde è tale da far pensare che l’artista abbia dipinto all’aria aperta, circostanza ancora del tutto insolita all’inizio del Cinquecento. Il colore che più colpisce l’occhio dell’osservatore e il rosso sontuoso dell’abito del musicante con il liuto, al centro. Tuttavia, prevalgono in tutta la scena le molte sfumature del verde, colore della Natura, assai amato da Tiziano e dai veneti in particolare.

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Tiziano, Concerto campestre, 1509-10. Particolare con i due personaggi maschili e una Musa.

Un omaggio alla musica

I due uomini hanno i volti in ombra e non sono riconoscibili: non si tratta, dunque di personaggi identificabili. Ne consegue che il significato del dipinto è di natura puramente allegorica. Recenti analisi iconografiche hanno ricondotto il soggetto a una complessa cultura di matrice filosofica e di stampo neoplatonico, che vedeva nella musica il riflesso dell’armonia universale. La concordanza fra la musica celeste, personificata dalla Musa che suona il flauto, e la musica mondana, rappresentata dal suonatore di liuto, è favorita dalla seconda Musa, che allegoricamente mescola l’acqua, come a voler combinare flauto e liuto tra loro in armonica grazia. E ciò nonostante il tentativo di disturbo del genere popolano, culturalmente inferiore e reputato negativo e privo di armonie.

Tiziano, Concerto campestre, 1509-10. Particolare con gli alberi e il paesello sullo sfondo.

La celebrazione della Natura

Secondo un’altra teoria, invece, l’intera composizione è da intendere come una allegoria dei quattro elementi della natura, finalizzata a esprimere l’armonia delle componenti del cosmo. L’uomo con i capelli scompigliati dal vento sarebbe infatti l’aria e il suonatore di liuto vestito di rosso il fuoco. La donna alla fonte sarebbe invece una personificazione dell’acqua e quella vista di spalle raffigurerebbe la terra.


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