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La Creazione di Adamo di Michelangelo nella Cappella Sistina
Uno dei capolavori più noti e celebrati dell’arte di tutti i tempi.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in L’età rinascimentale: il Cinquecento – Data: Ottobre 15, 2018 0 commenti 4 minuti
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Ci sono capolavori che hanno la capacità di incantare, con la loro bellezza, intere generazioni, indipendentemente dai contesti storici, culturali, geografici. È questo il caso della Creazione di Adamo di Michelangelo, una delle immagini più conosciute, amate e celebrate dell’intera storia dell’arte; una di quelle immagini d’arte che sono entrate così profondamente nell’immaginario collettivo da essere usate o imitate, per intero o nei loro particolari, dalla pubblicità e dal cinema. In tal senso, si può dire che la Creazione di Adamo abbia raggiunto la stessa fama della Gioconda di Leonardo.

Michelangelo, Volta della Cappella Sistina, 1508-12. Affresco, 13 x 36 m. Roma, Palazzi Vaticani.

Questo affresco venne realizzato da Michelangelo nel 1511. Il grande maestro toscano aveva ricevuto da papa Giulio II, qualche anno prima, nel 1508, l’incarico di affrescare la volta della Cappella Sistina, a Roma: un’impresa veramente titanica, perché questa copertura si estende per ben 680 metri quadrati. Michelangelo concepì la volta strutturalmente articolata in una complessa architettura dipinta, scandita da cinque arconi in senso trasversale e divisa in tre parti in senso longitudinale. Al centro dispiegò le Scene della Genesi, fondamento della rivelazione cristiana: nove episodi, tra cui appunto la Creazione di Adamo, che illustrano i nodi salienti della creazione del mondo e della storia dei primi uomini, così come raccontati dalla Bibbia.

Michelangelo, Creazione di Adamo, dalla volta della Cappella Sistina, 1511. Affresco. Roma, Palazzi Vaticani.

La scena con la creazione del primo uomo, che si trova nella parte centrale della volta, presenta, nella parte destra, Dio Creatore, possente e maturo, che vola sostenuto dai suoi angeli e, nella parte sinistra, Adamo, atletico e molto giovane, sdraiato per terra nudo e nell’atteggiamento di chi si sta svegliando. Lo sguardo di Dio è diretto con decisione verso la sua creatura, che risponde contemplando il Padre con ingenuo stupore. Il paesaggio è quasi assente, se si eccettua un pendio terroso molto sintetizzato.

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Michelangelo, Creazione di Adamo, particolare del volto di Dio Padre.

Il Libro della Genesi racconta che Dio plasmò l’uomo con la terra e poi vi soffiò sopra per dargli vita. Michelangelo, elaborando un’immagine di straordinaria poesia, si discostò in modo determinante dal racconto biblico: nel suo affresco, l’uomo e il suo creatore stanno uno di fronte all’altro e Dio anima la sua creatura sfiorandola con una mano. La critica d’arte si è a lungo soffermata sull’espressività delle due mani che quasi si toccano: tutta la scena, in effetti, è concentrata su quel gesto. L’indice del Padre è puntato verso l’uomo con fare autorevole, come per comunicargli un impulso o far scoccare una scintilla; la mano di Adamo, invece, appare ancora debole, appena animata dalla nuova energia che il Signore gli sta trasmettendo. Michelangelo, dunque, scelse di tradurre il divino soffio della vita nell’immagine di un contatto: o meglio, di un “quasi contatto” ed è proprio quel “quasi” che denuncia lo scarto incolmabile fra Dio e l’uomo.

Michelangelo, Creazione di Adamo, particolare del volto di Adamo.

Le figure sono separate da uno spazio vuoto, attraversato solo dagli avambracci che costituiscono il collegamento fra i due soggetti; quel vuoto ha una grande importanza nell’impianto compositivo dell’affresco, in quanto isola le mani attirandovi lo sguardo dello spettatore ma, nel contempo, evidenzia l’assoluta separazione tra infinito e finito.

Michelangelo, Creazione di Adamo, particolare delle mani di Dio e di Adamo.

Michelangelo, poi, non dimenticò l’altro passaggio fondamentale della Genesi, quello secondo il quale «Dio creò l’uomo a sua immagine» (Genesi, 1, 27); infatti, egli dipinse l’uomo e Dio con anatomie molto simili e dispose i loro corpi, ugualmente forti e robusti, secondo la medesima doppia torsione. Sono evidenti i parallelismi fra i toraci, le ginocchia, i piedi delle due figure. Anche i due profili di sinistra presentano una forte similitudine, così come non si può non riconoscere una corrispondenza diretta fra la forma convessa di Dio e quella concava di Adamo: nelle intenzioni dell’artista, ogni scelta era evidentemente tesa a mostrare come, all’atto della creazione, l’impronta divina si impresse sull’uomo.


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