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Il fiorentino Andrea del Verrocchio (1435-1488) fu maestro di grandi artisti come Botticelli e Leonardo da Vinci. Nella sua bottega, una delle più attive e frequentate a Firenze ai tempi di Lorenzo dei Medici, si realizzarono dipinti, busti, bassorilievi, monumenti funebri, fontane ornamentali; perfino la gigantesca sfera di rame dorato, che corona la lanterna della cupola brunelleschiana, venne fusa nel suo laboratorio. Verrocchio fu un apprezzato pittore ma soprattutto un celebrato scultore. Nelle sue opere in bronzo e in marmo realizzò quell’equilibrio tra composizione colta e perfezione formale che gli garantì grande successo presso la corte medicea. La Dama col mazzolino di Verrocchio.
Grande capolavoro di Verrocchio è considerato il busto marmoreo, anzi, propriamente, la mezza figura della Dama col mazzolino, che raffigura appunto una fanciulla elegante, aggraziata e malinconica. L’opera risale agli anni Settanta del Quattrocento ed è pregevolissima, non soltanto per la qualità di esecuzione, evidente nella resa dei piccoli riccioli traforati e nell’accurata riproduzione del tessuto, ma per la presenza delle braccia, che normalmente sono assenti nei busti-ritratto del Quattrocento mentre qui conferiscono all’immagine della ragazza una inedita vitalità.
Le mani delicatissime, raccolte sul petto per stringere un mazzolino di fiori, mostrano quanto fosse diventato già fecondo lo scambio di idee tra Verrocchio e Leonardo, che all’epoca della realizzazione della Dama aveva già abbandonato la bottega del maestro per diventare un artista autonomo. Recentemente, la bella dama è stata identificata da alcuni studiosi con Ginevra Benci.
Anche Leonardo, negli anni Settanta, gli stessi in cui il maestro Verrocchio scolpiva il celebre busto, realizzò su tela un Ritratto di Ginevra Benci, oggi conservato a Washington e, purtroppo, drasticamente mutilato in basso. Il quadro è ricordato anche dal Vasari («[Leonardo] ritrasse la Ginevra d’Amerigo Benci cosa bellissima»). La giovane età della ragazza ritratta ha fatto ipotizzare che il dipinto sia stato eseguito in occasione delle nozze di Ginevra, sposatasi a diciassette anni nel 1474. La fanciulla era figlia di un ricco banchiere fiorentino, amico del padre di Leonardo, ma soprattutto era considerata una delle donne più colte e raffinate della città, tanto da destare l’ammirazione di Lorenzo il Magnifico.
Leonardo ritrae Ginevra in un giardino, davanti a un cespuglio di ginepro, un simbolo di castità che ne richiama anche il nome. Il volto largo e rotondo della donna è mostrato quasi di fronte e si staglia nitidamente contro lo sfondo scuro della pianta. Ginevra indossa una sottilissima camicia bianca e una veste rossa con la scollatura a lacci. Non porta gioielli, nonostante sia ricca di famiglia: solo, al collo, una leggera sciarpa nera. I capelli, secondo la moda del tempo, sono raccolti sulla nuca; alcuni boccoli sono però lasciati liberi, per incorniciare delicatamente la fronte.
In origine dovevano rientrare nel quadro anche le mani di Ginevra, poi tagliate via, per motivi a noi sconosciuti. Un disegno di Leonardo conservato a Windsor ha fatto ipotizzare che la destra fosse portata al petto e la sinistra appoggiata sul ventre. Una posa, questa, palesemente legata alla Dama col mazzolino di Verrocchio, la quale, per suo conto, mostra una indiscutibile somiglianza con la donna ritratta da Leonardo.
Che il geniale allievo abbia copiato o citato il suo maestro o che i due abbiano sviluppato questo modello in collaborazione, non è dato a sapersi. Certo è che Leonardo per tutta la sua carriera mostrò un’irresistibile attrazione per il motivo delle mani, placidamente raccolte una nell’altra o nervosamente in movimento: mani parlanti, espressive dei “moti dell’anima”, ossia dei sentimenti. Sempre e comunque, meravigliosamente eleganti.
Bellissima la rappresentazione botanica del ginepro con l’innesto a spirale delle foglie aguzze sui rametti, e poi la pittura dal vero: dove l’albero ha dei pertugi da cui si vede il cielo le fronde intorno diventano chiare e rossicce, ‘smangiate dal controluce’. Sopra la testa di Ginevra c’è una sorta di nicchia nell’albero, probabilmente un nido del tordo.
Il ginepro ha molti significati simbolici, oltre la verginità come ha ben detto allude alla complessità e alla forza, il suo nome greco “arkeuthos” significherebbe proprio “respingere il nemico” perché il ginepro oltre ad essere difficile da oltrepassare era il legno con cui venivano fabbricati gli scudi. Quest’aura respingente viene in effetti presa dalla Benci, che delle dame dipinte da Leonardo è sicuramente quella col piglio più forte! 😊