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Il Discobolo di Mirone
Emblema di bellezza, simbolo dello sport.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in La civiltà greca – Data: Settembre 6, 2019 12 commenti 5 minuti
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Mirone fu un grande scultore, nato intorno al 500 a.C. a Eleutere, nella regione greca della Beozia. Di lui non si conosce praticamente nulla, anche se le fonti antiche lo ricordano come uno degli artisti più importanti della metà del V secolo a.C. Sappiamo che fu un bronzista. Alcuni studiosi suppongono sia stato allievo di Agelada, un grande maestro della prima classicità nonché probabile autore di uno dei Bronzi di Riace. Agelada sarebbe stato anche l’autore di un frontone del Tempio di Zeus a Olimpia, ed è legittimo chiedersi se, in gioventù, Mirone non abbia collaborato con lui alla realizzazione di quest’opera. Il Discobolo di Mirone.

Fu poi attivo soprattutto ad Atene, fra il 460 e il 440 a.C. (data presunta della sua morte). Delle sue opere, che secondo le fonti rappresentavano soggetti diversi quali divinità, eroi, atleti e animali, non è arrivato a noi alcun originale. Tuttavia, lo scrittore greco Luciano di Samosata (II secolo d.C.) ha lasciato dettagliate descrizioni delle sculture più famose di Mirone, che hanno reso possibile individuare, fra le copie romane, alcuni capolavori dell’artista, fra cui il Discobolo.

Ricostruzione moderna in bronzo del Discobolo di Mirone.

Il Discobolo

Il Discobolo è sicuramente una delle sculture più famose dell’antichità. Fu realizzato dal grande artista tra il 455 e il 450 a.C. La statua, come indica lo stesso nome, rappresenta un atleta mostrato nell’atto di lanciare il disco, durante una competizione sportiva. Qualcuno ha riconosciuto nel giovane sportivo la figura mitologica di Giacinto, ragazzo amato da Apollo e ucciso, involontariamente, proprio dal dio, che poi lo trasformò in fiore. L’originale in bronzo di Mirone è andato perso ma la statua è nota grazie ad alcune copie romane in marmo o in bronzo. Fra quelle marmoree, due in particolare sono degne di interesse, in quanto completamente integre: la versione detta Lancellotti del Museo Nazionale delle Terme a Roma, considerata la più bella, e la versione detta Townley, conservata al British Museum di Londra. Tali versioni sono quasi identiche, differendo solo per la posizione della testa.

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Mirone, Discobolo, copia antica (detta Discobolo Lancellotti) da un originale in bronzo del 455-450 a.C. ca. Marmo, altezza 1,56 m. Roma, Museo Nazionale delle Terme.
Mirone, Discobolo, copia antica (detta Discobolo Townley) da un originale in bronzo del 455-450 a.C. ca. Marmo, altezza 1,7 m. Londra, British Museum.
Tre versioni romane del Discobolo a confronto.

L’atleta impugna il disco nella mano destra e sembra colto nel momento in cui, dopo averlo alzato, si appresta a compiere una forte rotazione prima di scagliarlo. Il corpo è ripiegato su sé stesso, a esclusione del braccio destro che invece è completamente disteso all’indietro per ottenere più slancio. Il braccio sinistro è appoggiato quasi verticalmente al ginocchio destro. Il torso, flesso in avanti, ruota verso destra, come la testa, nella versione Lancellotti girata in direzione del braccio destro sollevato.

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Mirone, Discobolo Lancellotti, particolare del volto.

I muscoli sono incredibilmente contratti e le vene in rilievo sembrano pulsare. Il viso del giovane, tuttavia, è assolutamente sereno, non manifesta alcun segno dello sforzo compiuto. Eppure, nessuno dubita della natura dell’azione di questo atleta; è facile anzi immaginare quale atto abbia preceduto, quale seguirà quello che il marmo ha fissato e quindi tutto lo svolgimento del moto.

Mirone, Discobolo Townley, particolare.

È vero movimento?

La posa del Discobolo appare talmente sciolta, naturale e convincente che la scultura è stata considerata come una delle più vive rappresentazioni di moto proposte da uno scultore classico. Una sorta di fotogramma, in grado di fissare l’attimo esatto in cui, raggiunta la massima torsione, l’atleta si ferma un solo istante, prima di effettuare lo scatto e scagliare il disco. Un esame più accurato dell’opera, invece, suggerisce che Mirone volle soltanto esprimere solo l’idea del movimento, attraverso la costruzione rigidamente geometrica di una posizione.

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Mirone, Discobolo Townley, particolare.
Mirone, Discobolo Townley, particolare.

L’artista, cioè, scelse di alterare la rigorosa “verità” del gesto atletico per ottenere una “immagine” più nobile e bella di quel gesto. Il busto dell’atleta si presenta infatti frontalmente, nonostante le sue gambe siano di profilo; il braccio destro che regge il disco forma con il braccio sinistro e la gamba sinistra (arretrata) un arco ideale ed elastico che compensa quello creato dalla coscia destra e dal torso. Un vero atleta non riuscirebbe a scagliare il disco posizionandosi così.

Mirone, Discobolo Townley, veduta laterale.

Se dunque l’anatomia di un vero discobolo è stata osservata con attenzione e riproposta con fedeltà assoluta, il fenomeno del suo movimento non è stato fedelmente riprodotto ma studiato e semplificato attraverso l’uso di motivi convenzionali, sia pure mediati da una nuova attenzione per il dato naturale. Non sfugge, inoltre, che, per quanto la statua sia a tutto tondo, la sua visione frontale resta di gran lunga quella più interessante.

Schema compositivo del Discobolo.

L’età classica Marmo Museo Nazionale delle Terme


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  1. Dalle osservazioni relative alla posizione ” impossibile ” per lanciare il disco come siamo soliti vedere nell’ ambito delle gare attuali, qualcuno, a suo tempo, ha ipotizzato che i ” lancio ” del disco di allora si eseguisse non per far volare l’ attrezzo, ma per farlo rotolare il più a lungo possibile. Questa ipotesi sarebbe avvalorata dalla descrizione della gara che si trova nell’ Iliade, dove Aiace Telamonio ha concorso senza ottenere grandi risultati, nonostante il valore e la forza dell’ eroe greco. Reminiscenze di 65 anni orsono al classico.

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