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La grande fortuna di Piero della Francesca (1415/1420-1492), eccellente pittore rinascimentale, è sicuramente legata, almeno in parte, al rapporto privilegiato che questi ebbe con la corte di Urbino, governata con pugno di ferro dal Duca Federico da Montefeltro, suo grande ammiratore. Federico, guerriero tanto valoroso quanto privo di scrupoli, aveva acquisito nel tempo la cultura degna di un sovrano europeo e alimentato un clima di sontuoso e raffinato mecenatismo. I letterati e gli artisti più noti del tempo ben volentieri si recavano nella città marchigiana, attratti dal suo vivace clima culturale. Il Dittico degli Uffizi di Piero della Francesca.
I rapporti tra Piero e la corte urbinate dei Montefeltro s’intensificarono dal 1470 al 1480. A questo periodo risale il dittico con i Ritratti di Federico da Montefeltro e della moglie Battista Sforza, noto come Dittico degli Uffizi perché attualmente conservato in questo museo. Come attestano alcuni versi che corredano il dipinto di Battista Sforza, il ritratto venne realizzato dopo la sua morte: l’opera è quindi posteriore al 1472, quando la donna morì, e precede il 1482, anno di morte di Federico. Il doppio ritratto celebrativo si trovava in origine nella Sala delle Udienze di Palazzo Ducale, a Urbino; le due tavole di cui era composto, oggi separate, un tempo erano unite da cerniere, che permettevano di chiudere il dittico a libretto lasciando all’esterno i due Trionfi allegorici.
L’opera è infatti concepita secondo la tradizione numismatica romana. Entrambe le tavole, come una medaglia, presentano da un lato il profilo dei signori; dall’altro lato, un dipinto mostra Federico vestito con l’armatura e seduto su un carro trainato da due cavalli bianchi; l’altro, invece, la moglie Battista, ancora su un carro ma questa volta trainato da unicorni. Entrambi i Trionfi, che recano in basso una iscrizione in latino, alludono alle qualità morali dei signori di Montefeltro.
È bene osservare che in Italia, ancora nella seconda metà del Quattrocento, il ritratto di profilo veniva adottato ogniqualvolta si doveva celebrare la sovranità o il prestigio dei personaggi raffigurati. Federico e Battista sono rappresentati nel dittico uno di fronte all’altra: la donna a sinistra, l’uomo a destra.
Il signore di Urbino del resto veniva sempre rappresentato da questo lato per ragioni di decoro in quanto, nel 1450, aveva perduto l’occhio destro durante un torneo. Il suo particolarissimo profilo era poi il risultato di un intervento di chirurgia, dai dubbi risultati estetici ma assai funzionale: il duca si era fatto asportare un pezzo di naso, per poter sbirciare con l’occhio buono anche dall’altra parte.
Il duca guarda immobile la moglie, la quale invece sembra fissare lo sguardo verso un punto lontano e indeterminato. L’incarnato della donna presenta un’intonazione pallidissima, che risalta sulla stoffa nera della veste funebre al pari delle perle che le ornano il collo; i capelli biondi, coperti da un velo, sono acconciati in un nodo fermato da un monile sopra l’orecchio.
Il volto di Federico, dalla carnagione scura, è reso con impietoso realismo. Anche il paesaggio alle spalle dei duchi, con le navi che solcano uno specchio d’acqua, è dipinto con tecnica quasi miniaturistica e con un’attenzione degna dei migliori modelli fiamminghi, di cui Piero si confermava interprete tra i più sensibili in Italia. Il paesaggio è protagonista non secondario anche nei Trionfi allegorici del verso dei ritratti, in cui prospettiva e profondità creano effetti di straordinaria suggestione. k
Galleria degli Uffizi Olio Piero della Francesca Pittori del Quattrocento
Buongiorno volevo ringraziarla per aver creato un sito che raggiunge tutti, è meraviglioso. Grazie ai suoi audio con articolo correlato, la lezione a distanza per studenti non vedenti è molto facilitata.
Grazie di cuore per l’apprezzamento.
Se Battista Sforza fosse già morta al momento dell’esecuzione del ritratto, non è ancora stato accertato con precisione. Ciò che invece si può dire con certezza è che ella avesse i capelli rossi e la pelle biancastra come ancor oggi mostrano le persone con questa caratteristica. Basta confrontarla
con molte altre immagini in cui è stata rappresentata.
Si tratta infatti di una ipotesi, ma è la più accreditata tra gli storici.
Buongiorno professore, a che cosa cosa è finalizzato il realismo del volto?
Molti artisti italiani, tra cui Piero, sono affascinati dal naturalismo fiammingo e lo imitano. In questo caso c’è un bel contrasto fra l’idealizzazione della scena, conferita dalla posa di profilo dei personaggi, e il realismo dei dettagli, che rende l’immagine meno astratta.