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Il Dittico di Wilton House è un assoluto capolavoro del Gotico internazionale. Opera di un anonimo pittore francese, o quanto meno educato in Francia, ma residente in Inghilterra, fu commissionato dal re Riccardo II, e realizzato tra il 1395 e il 1399. Questo delizioso capolavoro costituisce uno degli esempi più emblematici della pittura europea del XIV secolo.
Il dittico, che prende il nome dalla dimora in cui si trovava, casa Wilton nella campagna inglese, è un oggetto di ridotte dimensioni, di grande fascino e preziosità, ed è dipinto su entrambi i lati. Essendo destinato alla devozione privata (a differenza delle grandi pale d’altare), può essere piegato a libro e quindi, grazie a delle cerniere, chiuso e riposto al riparo.
La tavola di destra, presenta la Madonna col Bambino circondata da undici angeli, sullo sfondo di un cielo color oro e al centro di un prato fiorito che simboleggia il giardino del Paradiso. Come una regina, aggraziata ed elegantissima nei modi, Maria conferisce al sovrano, raffigurato sulla tavola di sinistra, i poteri per governare sull’Inghilterra; lo si deduce dalla bandiera sorretta da un angelo alla destra di Maria. Tutti gli angeli dalle ali appuntite e affusolate sono vestiti di blu lapislazzuli, hanno il capo coronato di rose e portano una spilla con un cervo bianco sulla spalla sinistra e una corona di ginestra al collo (emblemi di Riccardo II). Alcuni angeli tengono le braccia conserte. È, questo, un gesto tipico, nella pittura medievale, degli angeli che fanno parte della corte celeste e assistono a un evento miracoloso.
Nella tavola di sinistra, compare re Riccardo II inginocchiato di fronte alla Vergine, con indosso le insegne reali (la corona di ginestra e la spilla con il cervo) che si ripetono anche nelle sue vesti sontuose. Alle sue spalle, da sinistra, riconosciamo: Edmondo dell’Anglia, uno dei primi sovrani inglesi, ucciso da una freccia nell’896 e proclamato poi santo; Edoardo il Confessore, vissuto agli inizi dell’XI secolo, anch’egli re d’Inghilterra, che porta al dito l’anello che gli fu donato, secondo una leggenda, da san Giovanni Evangelista, quando gli apparve travestito da pellegrino; infine, vestito di pelli di cammello, san Giovanni Battista che tiene in mano l’Agnello Eucaristico, simbolo di Gesù.
Quest’opera appare esemplare dello spirito gotico cortese, giacché comprende tutte le caratteristiche che rimandano al nuovo linguaggio figurativo internazionale. In primo luogo, emerge con evidenza che i personaggi sacri, raffigurati come nobili riccamente abbigliati, sono ricondotti a un ambito profano. A ciò si accompagna lo sfrenato amore per il lusso, che si traduce non solo nell’esasperata eleganza formale della rappresentazione artistica ma anche nell’adozione di materiali pregiati, come l’oro, e di colori luminosissimi e smaltati.
I dettagli delle vesti, dei gioielli e del prato sono riprodotti con grande attenzione; tuttavia, l’autore del dittico evita consapevolmente di creare un impianto spaziale visivamente coerente. Egli non vuole rendere la scena troppo reale e priva i suoi personaggi di connotazioni psicologiche specifiche, puntando piuttosto a creare un’immagine aristocratica e idealizzata.