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Camille Claudel (1864-1943), scultrice francese, mostrò fin da bambina una spiccatissima predisposizione alla scultura, cominciando a modellare l’argilla già all’età di sei anni. Nonostante la ferrea opposizione della madre, sconcertata per questa insolita vocazione di Camille, da ragazza decise di studiare a Parigi, presso la progressista Accademia Colarossi, che accettava studentesse e permetteva loro di dipingere modelli maschili nudi. Qui, nel 1883, Camille conobbe il grande scultore Auguste Rodin (1840-1917), che fu suo insegnante e con il quale, nonostante la differenza di età (lei aveva 19 anni e lui 43), e nonostante lui fosse da tempo legato a un’altra donna, che mai avrebbe lasciato, intrecciò una lunga, tumultuosa e passionale relazione, durata sedici anni.
Lo scultore elevò Camille, diventata sua collaboratrice, a modella e musa; la giovane donna, per conto suo, fiorì, come artista, abbracciando il simbolismo del suo compagno ma nutrendolo di proprie, poetiche suggestioni. Lo stile di vita della Claudel, troppo anticonformista e controcorrente per la società perbenista dell’epoca, segnò fatalmente la sua esistenza. Colpevole soprattutto di essersi opposta al destino di moglie e madre riservato a tutte le giovani perbene, nel 1913, per iniziativa della famiglia, venne internata forzatamente in manicomio, dove rimase rinchiusa per trent’anni, fino alla morte, nella solitudine e nell’abbandono.
Tra i capolavori di Camille Claudel spicca Il valzer, opera probabilmente ispirata dall’intensa amicizia nata fra l’artista e il compositore Claude-Achille Debussy, uno dei massimi protagonisti del simbolismo musicale. Un uomo e una donna, stretti in un abbraccio amoroso, si abbandonano a un valzer appassionato. La musica sembra trascinarli quasi fosse un vento impetuoso. Di quest’opera, la Claudel realizzò varie versioni tra il 1889 e il 1905, alcune delle quali inizialmente modellate in gesso e successivamente fuse in bronzo. Il soggetto fu giudicato troppo sensuale e destò scandalo: l’uomo è infatti completamente nudo e la donna coperta solo da una gonna lunga e fluttuante.
L’Età matura fu realizzata in gesso nel 1895, quando il rapporto fra Camille e Rodin andò in crisi. La prima fusione risale al 1902. L’opera affronta il tema, autobiografico e universale a un tempo, della fine di un amore. Una donna, in cui riconosciamo l’artista, nuda e implorante si protende in avanti nel tentativo di trattenere l’amato, che si allontana da lei, trascinato dall’anziana figura dell’Età. I critici del tempo, tuttavia, interpretarono l’opera come «la rappresentazione simbolica del Destino, in cui l’uomo anziano viene strappato dall’amore, dalla giovinezza e dalla vita».
Camille un’artista eccezionale poco conosciuta, come tutte le figure femminili nella storia dell’arte.