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Uno dei più importanti artisti veneti del Trecento fu Paolo Veneziano, pittore di cui si conosce pochissimo, giacché anche la sua data di nascita è ancora ignota (ma da collocare intorno al 1290). Fu certamente attivo tra il 1333 e il 1358, anche se il primo documento noto che lo riguarda risale al 1335. Sappiamo che nacque da una famiglia di artisti e che lavorò con i propri figli, Marco, Luca e Giovanni.
Paolo rimase saldamente ancorato alla tradizione bizantina con opere di grande eleganza formale, aperte tuttavia sia agli influssi gotici europei, tant’è che l’artista è spesso indicato come precursore del Gotico Internazionale, sia all’influenza del linguaggio giottesco.
La prima opera certa del Veneziano è la Dormitio Virginis di Vicenza. Questa celebre tavola, intitolata anche Morte e Assunzione della Vergine, costituisce la parte centrale di un polittico che Paolo Veneziano eseguì nel 1333 per la Chiesa di San Lorenzo a Vicenza. L’opera è firmata dall’artista nella parte inferiore, lungo la pedana su cui poggia il letto mortuario.
L’iconografia della Dormitio Virginis, ossia della morte della Madonna, era molto antica e consolidata. A proposito della morte della Madonna i Vangeli canonici tacciono. Ne parla solo una fonte apocrifa del IV secolo, il cosiddetto Transitus Mariae (o Pseudovangelo di Tommaso), poi ripreso dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze. Un angelo avrebbe annunciato a Maria la sua morte e lei avrebbe radunato attorno a sé gli apostoli. Secondo i francescani Maria non morì, ma si addormentò: per questo essi parlarono di dormitio. Secondo i domenicani, invece, quella della Madonna fu una morte fisica vera e propria.
Una tradizione che risale ai primi secoli del cristianesimo, vuole che Maria sia stata poi miracolosamente traslata in cielo, in corpo e anima. Tale Assunzione sarebbe stata un privilegio che Gesù, per amore, concesse alla madre, che dunque fu l’unico essere umano sottratto alla naturale decomposizione del corpo. Dopo l’Assunzione, Maria sarebbe stata portata sino al trono di Dio. Per questo la tradizione vuole che ella sia stata incoronata regina dell’universo. Questo particolare episodio è ricordato come Incoronazione della Vergine, ed è molto comune nell’arte medievale.
Rimanendo fedele alla tradizione artistica, Veneziano presenta il corpo di Maria disteso sopra un catafalco coperto da un drappo decorato. Circondano la salma tutti i dodici apostoli, riuniti per assistere la Madonna durante il suo trapasso. Inserito in una grande mandorla, emblema di santità, Cristo tiene in braccio una neonata interamente fasciata, simbolo dell’anima di sua madre.
Nella parte superiore della tavola, è ancora Cristo a condurre l’anima di Maria in cielo, dov’è accolta da un coro di creature celesti. Oltre agli apostoli e a Gesù, assiste alla scena anche un folto gruppo di angeli, raffigurato in secondo piano. La loro presenza è fondamentale alla composizione generale; le ali rosse aperte, infatti, disegnano un semicerchio concavo che racchiude in basso la scena dell’Assunzione, e continua idealmente nel profilo superiore della tavola, anch’esso semicircolare.
Prevale, come richiedeva la tradizione, il principio della simmetria; l’artista, tuttavia, riuscì a ottenere un accenno di movimento, senza fossilizzarsi nel rigore degli schemi, spostando appena la mandorla con la figura di Cristo a destra rispetto all’asse verticale. In questo modo poté raffigurare a sinistra la profondità del letto, accennando a una timida rappresentazione spaziale. Le figure degli apostoli e degli angeli, invece, misurano la profondità della scena disponendosi semplicemente una dietro l’altra su piani paralleli.
Altro capolavoro del Veneziano è il Polittico dell’Incoronazione della Vergine con storie di Cristo e di san Francesco, noto come Polittico di Santa Chiara, oggi conservato presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia. L’opera, che proveniva dalla Chiesa veneziana di Santa Chiara (da cui il nome), è grandiosa e complessa: composta da ventuno scomparti, distribuiti su più ordini e incorniciati da una sontuosa carpenteria lignea a intaglio dorato, presenta al centro la scena con l’Incoronazione della Vergine con angeli musicanti.
Lo stile di questo soggetto è esplicitamente legato a un gusto preziosamente bizantineggiante, evidente nell’eleganza aggraziata delle figure e nei decori delle stoffe dorate. I due registri principali ospitano Storie della vita di Cristo, Evangelisti, Storie di San Francesco e di Santa Chiara. Le scene delle storie, più vivacemente naturalistiche, mostrano un aggiornamento formale dello stile di Veneziano, che aveva evidentemente studiato le novità dell’arte di Giotto. Le due cuspidi sopra la tavola principale ospitano le figure di Isaia e Daniele.
La Pala feriale di Paolo Veneziano, dipinta nel 1345, è considerata un capolavoro della pittura veneziana del XIV secolo, giacché vede la convivenza di elementi artistici orientali e altri occidentali, non privi di suggestioni giottesche. L’opera, commissionata dal Doge Andrea Dandolo (grande amico del Petrarca), è un polittico, ma così chiamato perché nei giorni feriali copriva la Pala d’oro dell’Altare Maggiore di San Marco; su due livelli, distribuisce pannelli con busti ancora bizantineggianti e storielle dai fondali architettonici prospettici.
Le grandi mezze figure nel registro superiore richiamano le iconostasi greche o greco-veneziane; Cristo è affiancato dalla Vergine e da San Giovanni Evangelista, con altri santi della devozione veneziana: San Teodoro (o forse San Giorgio) e San Marco a sinistra, San Pietro e San Nicola a destra. Il ciclo narrativo della vita di San Marco scandito dai sette riquadri del registro inferiore è invece di concezione e stile occidentale. I primi quattro episodi narrano la vita di San Marco, gli altri tre descrivono il trafugamento delle reliquie del santo e il loro successivo trasporto a Venezia.
Tra le opere della maturità del Veneziano spicca il prezioso Polittico di San Severino, così chiamato perché attualmente conservato nella Pinacoteca di questa città ma anche noto come I santi. Il polittico, proveniente dalla chiesa di San Domenico di San Severino Marche e nel tempo mutilato di alcune parti, presenta oggi solo due ordini di figure, con santi e sante, tutti indicati con il proprio nome dipinto in rosso con caratteri gotici. I personaggi dell’ordine inferiore sono a figura intera, quelli superiori sono invece mostrati a mezzo busto. Il polittico manca, con tutta evidenza, dello scomparto centrale superiore, che parte della critica ha riconosciuto in una tavola firmata dall’artista e da suo figlio Giovanni, oggi conservata a New York, presso la Collezione Frick, che presenta una elegante Incoronazione della Vergine.