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Il Duomo di Pisa è considerato uno degli assoluti capolavori architettonici del Romanico italiano. Questo edificio fa parte dell’ampio complesso monumentale della Piazza dei Miracoli, una moderna acropoli cristiana che accoglie appunto un duomo, un battistero, una torre campanaria e un camposanto. Gli edifici dialogano fra loro a distanza, perfettamente visibili in tutta la loro interezza, raccordandosi con la reciproca citazione degli elementi architettonici. Insieme, essi celebrano i momenti salienti dell’esistenza umana: il battistero la nascita, il duomo la vita, il camposanto la morte.
Il Duomo, iniziato nel 1063 dall’architetto italiano Buscheto, fu consacrato nel 1118 e ripreso nella seconda metà del XII secolo dall’architetto Rainaldo (che ne disegnò la facciata, poi terminata entro il 1162). La fine dei lavori andrebbe datata al 1180, come attesta un’iscrizione.
La pianta basilicale dell’edificio, che sembra richiamare modelli bizantini come quello della Basilica di San Demetrio a Salonicco (V sec.), è a cinque navate, con ampio transetto a tre navate e un’abside oltre il presbiterio. La sua lunghezza complessiva è di 96 metri! Appare come il frutto della composizione di quattro basiliche che si innestano in un martyrion centrale, in modo da formare proprio una pianta basilicale con transetto.
L’incrocio dei bracci è coperto da una cupola dalla pianta ellittica e dal profilo rialzato, sostenuta da grandi archi a sesto acuto che invece richiamano le forme slanciate dell’architettura araba. Sono, questi archi, tra i primi di questo tipo presenti in Italia e anticipano di molti anni quelli che avrebbero poi caratterizzato l’architettura gotica.
Nonostante la presenza di elementi orientali e mediorientali, l’architettura del Duomo denuncia nel suo complesso un legame ancora stabile con la tradizione di matrice classica, che si traduce soprattutto nella difesa di un vocabolario architettonico di tipo tardoantico.
La copertura della navata centrale, per esempio, non è a volte ma a travature lignee (oggi nascoste da un soffitto cinquecentesco a cassettoni) che non richiedono la presenza di pilastri. Eliminata la tipica scansione romanica delle campate, si ritrova all’interno una spazialità basilicale, con la navata principale che giunge rapida all’altare maggiore, accompagnata dal ritmo veloce degli archi sulle colonne e dall’andamento orizzontale del paramento a fasce.
In questa chiesa, nulla ricorda la concezione massiva dell’architettura europea; anche la decorazione a bande orizzontali bianche e nere contribuisce a conferire un senso di solenne ma armonico controllo dello spazio, memore delle grandi basiliche paleocristiane romane.
Dal momento che la chiesa, isolata nella piazza, doveva essere ammirata in ogni sua parte, le sue pareti esterne decorate a bande orizzontali bicrome sono trattate con cura eccezionale e impreziosite da tarsie policrome. Su tre livelli si distribuiscono lesene o colonne che inquadrano finestre e losanghe incassate di tipo armeno, comuni anche nell’architettura classica; nell’ordine inferiore, una fitta serie di arcate cieche corre ininterrotta intorno all’edificio.
L’elegante facciata progettata da Rainaldo riprende il motivo delle arcate e presenta una sovrapposizione di quattro gallerie a loggia: un diaframma di piccoli archi su colonnine che, nel secondo e quarto livello, seguono la linea di pendenza delle coperture.
Si tratta di un’originalissima interpretazione della facciata lombarda, anche se non possiamo escludere che motivi architettonici di questo tipo possano derivare direttamente da modelli più antichi.
Il tema ornamentale scelto per la facciata, aereo, leggero, apparentemente sovrapposto alla struttura, si presenta come una sorta di architettura-scultura che si accorda magistralmente alla delicata organizzazione decorativa e alla misurata policromia, legando la massa della chiesa al vuoto luminoso della piazza, attraverso il felice gioco della luce fra gli archi e le colonne.
La Porta di San Ranieri si apre sul transetto destro del Duomo. Fu realizzata dallo scultore e bronzista Bonanno Pisano alla fine del XII secolo e costituisce una delle testimonianze più alte della sua arte. Scampata miracolosamente allo spaventoso incendio del 1595 che rovinò gran parte dei capolavori in origine presenti nel Duomo (tra cui la Porta Maggiore, opera dello stesso Bonanno), oggi è conservata al Museo dell’Opera e in loco sostituita da una copia.
La porta è arricchita da ventiquattro lastre di bronzo in cui si narrano Storie del Nuovo Testamento (dall’Annunciazione alla Morte della Vergine), le quali si leggono dal basso verso l’alto e da sinistra verso destra. In basso, si possono ammirare dodici figure di Profeti; in alto, le scene di Cristo in gloria e di Maria in gloria.
Bonanno seppe elaborare un linguaggio composito, in cui si fondono elementi classicheggianti (come le cornici ornate da piccole rose) ed elementi bizantini e germanici. Nelle scene evangeliche, in particolare, si coglie una grande sapienza compositiva e uno stile sintetico ma fluido ed elegante. In assenza di connotazioni spaziali, garantite da pochi ed essenziali elementi ambientali e architettonici, le figure sembrano solo accostate, modellate una indipendentemente dalle altre e isolate sul piano liscio del fondo: un artificio che accentua la forza espressiva delle storie narrate.
I gesti enfatici ed espliciti bastano a richiamare immediatamente il contenuto dei celebri episodi rappresentati. D’altro canto, il linguaggio romanico, lungi dall’essere popolare, è comunque elaborato per essere compreso soprattutto dal popolo, e ciò spiega la sua essenzialità e la sua chiarezza.
La torre campanaria del Duomo di Pisa, nota come la Torre di Pisa, è forse uno dei monumenti più famosi al mondo. La data di avvio dei lavori per la sua costruzione, il 1173, è certa grazie a una precisa iscrizione sulla parete destra del portale d’ingresso.
Vasari identificò il progettista del campanile in Bonanno Pisano, autore di due Porte del Duomo. La recentissima ricostruzione di un’altra iscrizione (un frammento epigrafico in latino), nota da tempo ma rovinata, sembrerebbe confermare questa attribuzione. La torre si presenta come una struttura cilindrica, avvolta da sei ordini di logge. Le logge sono accessibili grazie a una scala elicoidale che si sviluppa nello spessore della muratura; al centro l’edificio è svuotato da un pozzo, che ha il compito di alleggerirne il peso. Nonostante questo accorgimento, già durante la costruzione il suolo su cui era stata fondata la torre, argilloso e sabbioso, cominciò in parte a cedere. Il cantiere si fermò ma poi i lavori ripresero e la torre venne ultimata nel 1350, con l’asse deviato dalla verticale di ben quattro metri.
Come mai la torre non crolla? Perché la verticale che passa per il baricentro cade comunque all’interno della base di appoggio. Nei secoli successivi, il terreno riprese a cedere, in modo lento ma progressivo. Nel 1993, raggiunta la pendenza di 4,5°, la torre fu a rischio di crollo. Importanti lavori di consolidamento, nel 2001, l’hanno resa agibile e priva di rischio: rimuovendo il terreno nella parte in cui questo era più alto, la torre si è raddrizzata di mezzo grado (50 cm), quanto basta per la sua sicurezza.
La fondazione del Battistero, collocato proprio di fronte alla facciata del Duomo, ebbe inizio nel 1153 a opera dell’architetto Diotisalvi, come attesta un’iscrizione, ma fu terminato solo alla fine del XIV secolo, con esiti chiaramente lontani dallo stile romanico. Vi lavorarono anche i due principali scultori del Gotico italiano, ossia Nicola e Giovanni Pisano. Si tratta del più grande battistero italiano, avendo una circonferenza della pianta circolare di oltre 107 metri e un’altezza di quasi 55 metri.
Il progetto di Diotisalvi era molto innovativo per l’epoca, soprattutto a causa delle molte contaminazioni stilistiche con le culture architettoniche mediorientali: l’architetto aveva infatti ben presenti sia la Moschea della Roccia sia l’Anastasis della Basilica del Santo Sepolcro, entrambe a Gerusalemme. Lo testimonia la suggestiva cupola troncoconica, sostenuta da un giro interno di pilastri. La cupola emisferica esterna è invece opera dei Pisano e riconduce l’aspetto del Battistero a canoni di tradizione occidentale e classicheggiante. Anche il Battistero, come la Torre, è lievemente pendente, in quanto inclinato rispetto all’asse verticale.
ottimo! soprattutto nel cogliere le innovazioni e peculiarità del Duomo che secondo alcuni è paragonato ad una sorta di Terra Santa virtuale
Grazie molto interessante