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El Greco
Un tormentato pittore manierista.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in L’età rinascimentale: il Cinquecento – Data: Maggio 31, 2020 2 commenti 7 minuti
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La pittura spagnola del Cinquecento fu dominata da un grandissimo maestro, il cretese Domenico Theotocopuli (1541-1614), detto, per le sue origini, El Greco. Della sua formazione si conosce ben poco; tuttavia, è facile immaginare che sia cresciuto all’ombra della tradizione bizantina. Nel 1559-60 fu a Venezia, dov’è ricordato come “giovane allievo di Tiziano”; nel 1570 si recò a Roma e infine, dal 1577, si stabilì definitivamente a Toledo. In Spagna, dove trovò la propria patria spirituale, El Greco fu il pittore dei signori e degli alti prelati; per loro produsse vivacissimi ritratti e dipinti sacri.

L’Adorazione del nome di Gesù

Il suo primo capolavoro spagnolo, l’Adorazione del nome di Gesù del 1579, mostra il segno inconfondibile del suo stile. La composizione, intrisa di luce, rappresenta il più alto segno espressivo cui pervenne la tormentata ricerca della pittura manierista. Gli elementi presenti rimandano a diversi linguaggi pittorici, bizantino, veneziano, romano, spagnolo, ma fusi con eccezionale forza fantastica nell’intento di elaborare un appassionato messaggio religioso. Le figure sono allungate, i volti affilati, le espressioni trasognate: non si tratta di espedienti fini a sé stessi ma di strumenti figurativi che riescono ad esprimere un’altissima tensione spirituale.

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La sua negazione della bellezza formale classica fu certamente, almeno in parte, frutto dell’intellettualismo manieristico dell’epoca; tuttavia, i personaggi della sua pittura, accesi da colori che appaiono quasi fosforescenti e frantumati da una luce abbagliante, ascendono, ardono, soffrono. El Greco accentuò progressivamente questi caratteri nelle sue opere sino a ridurre le forme alla pura espressione visiva di un ardente misticismo.

El Greco, Adorazione del nome di Gesù, 1579. Olio su tela, 140 x 110 cm. Madrid, Escorial.

Il Retablo di Nostra Signora dell’Incarnazione

Fra il 1597 e il 1600, in tre anni di lavoro, El Greco dipinse un polittico (retablo, in spagnolo) per l’altare maggiore della Chiesa del Collegio di Nostra Signora dell’Incarnazione, un seminario agostiniano di Madrid. L’opera era formata da sei grandi dipinti, distribuiti su due registri e inseriti in un’articolata cornice lignea: Annunciazione, Adorazione dei pastori, Battesimo di Gesù (in basso), Crocifissione, Resurrezione e Pentecoste (in alto). L’opera venne poi smembrata all’inizio del XIX secolo. Cinque dei sei dipinti sono oggi conservati al Museo del Prado; l’Adorazione dei pastori è invece esposta in Romania, al Museo Nazionale d’Arte di Bucarest.

La Crocifissione

La Crocifissione si trovava in alto e al centro del retablo. Nella composizione del dipinto, Cristo, seminudo, è affiancato da due angeli in volo che cercano di raccogliere con le mani il sangue che sgorga copioso. Un terzo angelo, in basso, utilizza una spugna per il sangue che cade dai piedi. Sotto la croce si trovano Maria, Giovanni Evangelista e la Maddalena, la prima con le mani giunte al petto, il secondo con le braccia parzialmente dischiuse e la terza intenta a pulire il palo del legno. Le figure sono longilinee ed emaciate, benché Cristo ostenti un corpo snello e nervoso, i chiaroscuri semplificati, i colori poco accesi, eccezion fatta per le tre note di rosso (la veste dell’angelo di sinistra, della Vergine, del mantello di Giovanni) che richiamano, ancora una volta, il tema del sangue di Gesù. Lo sfondo del cielo livido accentua la drammaticità dell’evento.

El Greco, Crocifissione, 1597-1600. Olio su tela, 312 x 169 cm. Madrid, Museo del Prado.

La Resurrezione

Nella Resurrezione, le figure, costipate nello spazio della tela ma, nel contempo, liberate dal peso della materia, sono trasformate in dolenti e fiammeggianti immagini antirealistiche, che non hanno quasi più nulla di umano. Cristo, nudo e filiforme, circonfuso dalla luce, si innalza verso il cielo tenendo in mano il suo vessillo, simbolo di vittoria sulla morte. Il mantello rosso alle sue spalle richiama invece la sua precedente Passione. Con un gesto della mano destra, Gesù indica il cielo verso cui sta ascendendo. Il suo volto emana una singolare aureola a forma di rombo.

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I soldati intorno, abbagliati e terrorizzati, levano le braccia al cielo e richiamano più le dolenti anime dei dannati che le poderose figure dei militari. Anche l’uomo in primo piano, catapultato verso lo spettatore dalla forza prorompente di Cristo che resuscita, richiama l’iconografìa degli angeli ribelli rigettati nell’Inferno.

Il volto del Risorto presenta i tipici caratteri fisionomici delle figure di El Greco: allungato, con gli occhi grandi, gli zigomi pronunciati e il naso marcato. Tale particolare iconografia richiama quella delle icone bizantine, molto amate dall’artista e legate alla sua origine greca.

Prevalgono, in questo dipinto, i tre colori primari: rosso (il mantello di Cristo), giallo (la lorica del soldato romano caduto) e blu (la veste del soldato in primo piano). Si tratta di una scelta molto cerebrale, che evidenza una componente intellettualistica della pittura di El Greco, in tal senso davvero moderna.

El Greco, Resurrezione, 1605-10. Olio su tela, 275 x 127 cm. Madrid, Museo del Prado.

La Pentecoste

La Pentecoste illustra un importante pagina degli Atti degli Apostoli (Atti 2, 1-11), dove leggiamo che il giorno della festa ebraica di Pentecoste, mentre i discepoli di Gesù si trovavano tutti riuniti a Gerusalemme, lingue di fuoco si posarono su ciascuno di loro. Tutti i presenti, ripieni di Spirito Santo, si misero a parlare in altre lingue. Nell’interpretazione di El Greco, i personaggi, ossia gli apostoli, la Maddalena e Maria, si dispongono secondo una composizione a triangolo invertito.

El Greco, Pentecoste, 1597-1600. Olio su tela, 275 x 127 cm. Madrid, Museo del Prado.

In alto, dardeggia l’immagine dello Spirito Santo in forma di colomba. Sulle teste dei presenti si agitano nervose fiammelle di fuoco. La Madonna è collocata al centro del dipinto, seduta su un trono, ferma e in posizione frontale; ha le mani giunte e gli occhi rivolti verso l’alto.

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El Greco, Pentecoste, 1597-1600. Particolare.

Al contrario, gli apostoli che si ammassano attorno a lei gesticolano con atteggiamento quasi teatrale, enfatizzato dal vigoroso plasticismo dei panneggi. È chiaro che tutta la scena ha un carattere marcatamente devozionale e non aspira a presentare l’evento in modo realistico. Emergono, ancora una volta, i tre colori primari. L’apostolo con la testa rasata e il pizzetto bianco, il cui sguardo è rivolto allo spettatore, è un suo possibile autoritratto.

El Greco, Pentecoste, 1597-1600. Particolare.

El Greco ritrattista

El Greco fu anche uno straordinario ritrattista. Merita di essere almeno ricordato il suo ritratto di Niño de Guevara, cardinale dal 1596 e grande inquisitore dal 1600. Con grande capacità di indagine psicologica, El Greco riesce a rappresentare efficacemente il carattere di questo difensore dell’ortodossia cattolica, un uomo determinato e scrupoloso, ricordato come inflessibile e apparentemente del tutto privo di emozioni.

El Greco, Ritratto del cardinale Niño de Guevara, 1596-1601. Olio su tela, 1,71 x 1,08 m. New York, Metropolitan Museum.


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