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Il figliol prodigo di Rembrandt
L’intensità poetica di una celebre parabola.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Il Seicento – Data: Luglio 16, 2020 2 commenti 2 minuti
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Rembrandt van Rijn (1606-1669), uno degli artisti più importanti del Seicento olandese, è giustamente considerato come tra i massimi pittori della storia dell’arte europea. Dotato di una grandissima padronanza tecnica e di una vasta cultura figurativa, Rembrandt guardò con attenzione ai modi della tradizione caravaggesca. Come già quella di Caravaggio, infatti, la pittura di Rembrandt si caratterizzò per una straordinaria attenzione al dato reale e per il magistrale uso della luce, che fa emergere dall’ombra le figure creando suggestivi effetti spaziali e violenti contrasti cromatici. Il figliol prodigo di Rembrandt.

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Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1668-69. Olio su tela, 2,06 x 2,62 m. San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage.

Il ritorno del figliol prodigo

Rembrandt fu un sensibilissimo autore di immagini sacre. Una delle sue opere religiose più intense è certamente Il ritorno del figliol prodigo, ispirato alla celebre parabola evangelica (Lc, 15, 11-32). Il padre abbraccia il figlio più giovane, appena tornato a casa. Gli stanno accanto altri quattro personaggi: il figlio maggiore in piedi che guarda severo il fratello, un uomo adulto seduto che contempla pensoso la scena e due donne in piedi, meno in vista, una delle quali sorride gioiosa.

Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1668-69. Particolare.
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Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1668-69. Particolare.

Il ragazzo ha l’aspetto di uno straccione: la testa nuda e rasata, gli indumenti a brandelli, i calzari consumati, la borsa vuota. Il suo piede sinistro, sfilato dal sandalo, è coperto di cicatrici.

Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1668-69. Particolare.

Inginocchiato davanti a suo padre, il giovane, stanco e disperato, affonda il viso nel petto dell’anziano genitore che lo accoglie, protettivo e amorevole. Il vecchio appoggia le sue mani sulla schiena del figlio: una è forte e maschile e l’altra appare più delicata; come a indicare che questo genitore è padre e madre insieme.

Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1668-69. Particolare.

Le luci e le ombre sono orchestrate, assieme al gioco dei colori (rossi e nero), in modo tale da guidare lo sguardo dello spettatore sempre al centro della scena, a quell’abbraccio che è vero protagonista della storia. Rembrandt dipinse questo quadro poco prima di morire, alla fine di una vita travagliata e segnata da lutti familiari, ristrettezze economiche, debiti, solitudine e abbandono. Pronto a farsi accogliere dalle braccia del Padre, probabilmente si identificò nella figura mendicante del figlio.


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