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Alcune sculture greche sono così conosciute, così apprezzate e così famose da essere entrate a far parte del nostro immaginario collettivo contemporaneo. Opere come i Bronzi di Riace, l’Afrodite di Milo, la Nike di Samotracia, il Laocoonte e, soprattutto, il Discobolo di Mirone sono infatti considerate irraggiungibili icone di bellezza e manifestazioni di risultati artistici impareggiabili. Il Discobolo, in particolare, è diventato l’emblema dell’atleta: la sua immagine si identifica immediatamente con lo sport e rimanda all’idea di bellezza fisica legata allo sport.
La grande popolarità di questa scultura esplose alla fine del XIX secolo, quando il barone Pierre de Coubertin, nel 1896, rifondò i Giochi Olimpici. Il Discobolo venne immediatamente individuato come l’immagine di atleta capace di collegare, idealmente, i giochi moderni con quelli antichi. Da allora, e in occasione di varie edizioni successive, manifesti, anche pubblicitari, francobolli e copertine di riviste videro protagonista il capolavoro di Mirone.
In occasione delle Olimpiadi di Berlino del 1936, in particolare, la scultura del Discobolo divenne modello esemplare per la celebrazione della bellezza atletica in sé. Quell’anno, infatti, Leni Riefenstahl (1902-2003) ricevette l’incarico di realizzare un film celebrativo delle Olimpiadi berlinesi, che il regime intendeva sfruttare come cassa di risonanza per mostrare al mondo la forza della nuova Germania.
Il film, intitolato Olympia, inizia con una celebrazione dello sport antico: alle immagini delle statue greche, come appunto il Discobolo di Mirone, si sovrappongono le scene di atleti moderni nudi o seminudi, che compiono il medesimo gesto atletico in una ricostruzione ideale delle Olimpiadi dell’antichità. Grazie a un montaggio creativo, Olympia divenne una sorta di poema audiovisivo dedicato allo sport, dal carattere fortemente estetizzante. Dal film fu anche ricavata una mostra fotografica itinerante, nella quale vennero esposti i migliori fotogrammi. In uno di questi, la volontà di citare il Discobolo è manifesta.
Altri artisti hanno seguito, negli anni successivi, l’esempio della Riefenstahl: il fotografo americano Howard Schatz (1940), ha ritratto atleti (e ballerini), dedicando loro una parte consistente delle sue 20 e oltre monografie. Anche Schatz ha identificato la bellezza di un corpo muscoloso con quello del gesto atletico; i suoi potenti sportivi, tra cui un vigoroso discobolo, sono infatti mostrati mentre corrono, saltano, gareggiano.
Perfino la pubblicità, ancora in tempi recenti, ha scelto come testimonial d’eccezione il capolavoro mironiano, anche attraverso tableau vivant che lo citano, considerandolo, con tutta evidenza, un eterno modello di bellezza virile da ammirare ed imitare.
Molto interessante, Grazie!
Grazie mille!