L’Adorazione dei Magi è un episodio tratto dal Vangelo di Matteo (2, 1-12), nel quale si narra dell’omaggio reso dai Magi a Gesù Bambino e dove con il termine Magi (sing. Magio) si designa, genericamente, un gruppo di “sapienti” che, seguendo una stella, arrivarono dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato e donargli oro, incenso e mirra. Matteo non ci dice quanti fossero i Magi, né che si trattasse di personaggi di stirpe reale. I Magi furono indicati come “re” da successive tradizioni apocrife siriane, armene e arabe, riprese dalla tradizione cristiana, che volle identificarli con Melchiorre (re di Persia), Gaspare (re d’Arabia) e Baldassarre (re dell’India). Per il suo carattere sontuoso e aristocratico, il soggetto dell’Adorazione dei Magi ispirò soprattutto i pittori del Trecento e del Quattrocento e in particolare gli artisti tardogotici. L’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano.
Le nozioni di Tardogotico, Gotico internazionale e Gotico cortese indicano, per convenzione, la produzione artistica del Gotico tardo, compresa fra il 1370 e il 1450. La pittura tardogotica è davvero sontuosa. La vita presentata dalle opere riconducibili a questo fenomeno artistico racconta di sogni divenuti realtà, dove non si conoscono il dolore, la fatica, la paura, la malinconia o la rabbia. Nei dipinti del Gotico internazionale dame e cavalieri, vergini e santi, uniti da un comune sentire, giocano, danzano, cacciano, amano, suonano, cantano entro i recinti di giardini incantati, ricchi di fiori e alberi da frutto, o nelle verdi campagne distese, dove sullo sfondo trionfano città meravigliose.
Il Gotico internazionale fu prima di tutto uno stato d’animo estetico, un atteggiamento dello spirito e della fantasia; ma l’arte che lo espresse non avrebbe avuto quella sua straordinaria fortuna se non avesse elaborato uno stile davvero efficace, in grado di tradurre così bene in immagini quel mondo interiore, quel crogiolo di sentimenti.
Uno degli esponenti più autorevoli del Gotico internazionale in Italia fu Gentile da Fabriano, nato appunto a Fabriano intorno al 1370 e morto a Roma nel 1427: artista eccelso, ricercatissimo dai più nobili e facoltosi committenti della penisola, fiero avversario del Rinascimento nascente, che egli ignorò valutandolo solo come una moda passeggera. Si sbagliò, ovviamente, eppure non ce ne corrucciamo, giacché questo suo errore di valutazione ci concede di godere di opere fantasmagoriche, sfavillanti, trionfanti di grazia principesca ed eleganza, che solo i fedeli sostenitori di un Medioevo al tramonto avrebbero potuto ancora concepire.
L’Adorazione dei Magi, firmata e datata 1423, è forse il capolavoro assoluto di Gentile. Gli fu commissionata da Palla Strozzi, all’epoca il più ricco mercante di Firenze, che intendeva ornarne la sua cappella di famiglia nella Chiesa di Santa Trìnita. L’artista realizzò l’opera più affascinante e complessa dell’intera produzione tardogotica europea poiché riassume tutti i caratteri della pittura internazionale: concezione narrativa e favolistica, descrizione minuziosa dei dettagli, profusione di materiali preziosi, colori brillanti e luminosi.
Il tema dei tre re Magi d’Oriente, che seguendo una stella giunsero sino a Betlemme per rendere omaggio al “re dei Giudei”, offrì al pittore l’occasione per rappresentare una scena cortese di ampio respiro. Il viaggio dei Magi è ricordato nella parte alta della tavola, dai tre episodi contenuti nelle lunette.
In alto a sinistra, si vedono i Magi che, dopo aver avvistato la stella, sbarcano in Palestina e partono per Gerusalemme. Si nota un episodio di violenza raffigurato fuori dalle mura urbane, un assassinio, in cui un uomo viene accoltellato: un’immagine cruenta che simboleggia il caos da cui il mondo era dominato prima della venuta di Cristo.
Nella seconda lunetta, il corteo dei Magi, accompagnato da un esotico serraglio, raggiunge Gerusalemme attraversando le colline coltivate. Un ghepardo del seguito si appresta a saltare da un cavallo per raggiungere un daino; un altro ghepardo sta già sbranando un animale. Nella terza lunetta i Magi, sempre preceduti dalla stella, entrano a Betlemme.
Giunti a destinazione, i Magi adoranti s’inchinano in primo piano davanti al Bambino, tenuto in braccio dalla Madre, e gli offrono i loro doni. Sono vestiti con abiti in broccato di straordinaria eleganza, sono incoronati e ingioiellati e si portano a seguito il variopinto e affollato corteo, con tanto di cani, falconi, scimmie e leopardi. In segno di rispetto, prima di avvicinarsi a Gesù, si tolgono la corona e gli speroni.
La sacralità dell’evento si disperde nella fantasmagoria dei colori, nella stupefacente descrizione delle vesti, nell’eleganza squisita delle pose, negli episodi minori che offrono uno spaccato di vita quotidiana. L’occhio dello spettatore si perde alla ricerca dei particolari, guidato dall’oro delle aureole, dei copricapi, dei corpetti, delle cinture, delle else, delle spade, dei finimenti dei cavalli.
Nel rappresentare un’epifania, ossia la manifestazione terrena di un essere spirituale, l’artista tramutò la scena sacra in un evento profano, dipingendo una festa mondana di corte, l’omaggio degli ospiti ai padroni di casa.
L’Adorazione dei Magi è un’opera che puntava consapevolmente a stupire, affascinare e perfino lusingare la ricca borghesia fiorentina; e questo, dicevamo, in aperta polemica con la nuova cultura rinascimentale, rispetto alla quale l’arte tardogotica si presentava, e in modo sempre più marcato, come una strada alternativa. L’Adorazione dei Magi è anche un’opera colta, persino erudita; Gentile dimostra di conoscere bene la storia evangelica, di conoscere gli usi, i costumi, le fisionomie dei popoli orientali, di conoscere, ancora, i cerimoniali di corte. In tal modo, egli intendeva dimostrare ai fiorentini che il Gotico internazionale non era soltanto una forma d’arte elegante e aristocratica ma, come ha scritto Giulio Carlo Argan (grande maestro della storiografia novecentesca), delineava «una poetica aperta, capace di spiegare nell’infinita varietà dei suoi aspetti lo spettacolo del mondo».
Galleria degli Uffizi Gentile da Fabriano Il Trecento Tempera
Che bello essere aiutati a cogliere tutto ciò che un’opera preziosa come questa ci rappresenta! Grazie per la tua passione, professore.
Grazie, Anita. Di cuore
Prezioso. Grazie
Grazie a Lei per l’apprezzamento. Mi fa molto piacere!