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Géricault: ritratti e frammenti anatomici
Il romanticismo apre al Realismo.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Neoclassicismo e Romanticismo – Data: Marzo 16, 2021 1 commento 7 minuti
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In Francia e in Italia, paesi con una solidissima tradizione classicistica e dove il Neoclassicismo si era maggiormente radicato, il movimento romantico si sviluppò con accenti molto diversi rispetto a quanto avveniva in Inghilterra e in Germania. I romantici francesi e italiani, infatti, non furono particolarmente interessati alla pittura di paesaggio, benché non abbiano disdegnato di affrontare, in alcuni casi, anche tematiche legate al sublime della natura; in generale, essi mantennero un certo compiacimento nella rappresentazione della figura umana, che rimase l’indiscussa protagonista della loro pittura. Géricault: ritratti e frammenti anatomici.

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Théodore Géricault (1791-1824), che proveniva dalla scuola neoclassica, abbandonò i canoni accademici per dedicarsi a soggetti ispirati dalla cronaca, animati da gente qualunque, miserabili o sventurati che tuttavia affrontano con stoicismo degno dei più grandi eroi le proprie disgrazie. Nella pittura romantica di Géricault, infatti, emerse da subito un aspetto destinato a segnare lo sviluppo della pittura ottocentesca.

Théodore Géricault, La zattera della Medusa, 1818-19. Olio su tela, 4,91 x 7,16 m. Parigi, Musée du Louvre.

I frammenti anatomici

Nel 1818, Géricault iniziò a lavorare a quello che sarebbe stato il suo capolavoro, La zattera della Medusa. Il lavoro di preparazione di questo dipinto gli diede l’occasione per affrontare un tema assai difficile e controcorrente: quello del degrado fisico dell’individuo. Egli, infatti, fece richiesta ad alcuni medici dell’ospedale parigino Beaujon di osservare e disegnare i moribondi e i cadaveri. Il risultato sono quadri come Teste di giustiziati o Frammenti anatomici, in cui arti e altre parti anatomiche sono ammucchiate, come lugubri nature morte, a testimoniare l’orrore perpetrato dall’uomo contro i reietti della società.

Théodore Géricault, Teste di giustiziati, 1818. Olio su tela, 50 x 61 cm. Stoccolma, Nationalmuseum.

I cadaveri dei condannati a morte, infatti, non venivano sepolti ma smembrati, ridotti a brandelli e distribuiti agli studenti di anatomia. Sembra che l’artista sia giunto a tenere per quindici giorni, in casa propria, una testa di giustiziato per registrarne la progressiva decomposizione, fissando sulla tela il mutamento di tonalità prodotto dalla putrefazione della carne.

Théodore Géricault, Frammenti anatomici, 1818-19. Olio su tela, 54 x 64 cm. Montpellier, Musée Fabre.

Gli alienati

Anche la follia, l’alterazione mentale di cui si possono cogliere gli aspetti più forti e devastanti sui volti dei malati, attrasse irresistibilmente l’attenzione di Géricault, che realizzò dieci ritratti di pazzi, cinque dei quali sono andati persi. Nonostante i titoli, che li vorrebbero presentare come studi “scientifici” su particolari forme di ossessioni (la monomania), questi quadri si caratterizzano per la straordinaria espressività dei soggetti. I dieci ritratti sul tema furono dipinti nel 1822-23 per il dottor Jean Georget (al quale l’artista si era rivolto in un periodo di profonda depressione).

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Géricault era molto sensibile alle conquiste della psichiatria ottocentesca, che iniziava a considerare gli alienati, ossia i folli, non più come individui da escludere e isolare ma come malati da curare. La psichiatria dell’epoca si serviva ancora della fisiognomica, una disciplina che credeva di poter dedurre le caratteristiche psichiche di una persona dai suoi caratteri somatici, in particolare quelli del viso. Ma l’artista, con il suo intenso realismo, non sembra interessato alle classificazioni medico-naturalistiche; egli indaga, piuttosto, l’aspetto umano della malattia, a causa della quale quegli individui sono costretti a una vita di drammatico isolamento, di esclusione dal contesto sociale.

Théodore Géricault, i cinque ritratti di alienati, 1819-24.

Cinque capolavori

L’Alienata con monomania dell’invidia è la più famosa del gruppo. Si tratta di una donna anziana vestita con un pesante cappotto, che lascia intravedere la camicia sottostante, coperta da una sciarpa rossa. La cuffia che porta sulla testa è slacciata, e i lacci penzolano ai lati del viso. I piccoli occhi, arrossati e cattivi, puntano su qualcosa o qualcuno che ha attirato la sua attenzione, e che lei osserva concentrata. Il volto rugoso, i capelli grigi e sporchi, le stesse vesti dimesse sono mostrate senza alcuna idealizzazione.

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Théodore Géricault, Alienata con monomania dell’invidia (La iena della Salpetrière), 1819-1822, olio su tela, 72,1 x 58,5 cm. Musée des beaux arts de Lyon.

L’Alienata con monomania del gioco è una vecchia inebetita, dallo sguardo spento e la bocca semiaperta, apparentemente incapace di intendere e di volere. Anch’ella coperta da un pesante cappotto, porta una cuffia da cui escono i capelli spettinati.

Théodore Géricault, Alienata con la monomania del gioco, 1820-1824, olio su tela, 77 x 64,5 cm. Parigi, Museo del Louvre.

Anche l’Alienato con monomania del furto presenta uno sguardo instupidito. Completamente vestito di nero, il volto smagrito e scavato, i capelli scuri arruffati, la barba lunga e trascurata, sembra assorto nei suoi malinconici pensieri.

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Théodore Géricault, Alienato con monomania del furto, 1821-1823, olio su tela. Gand, Museum voor Schone Kunsten.

L’Alienato con monomania del comando ha invece uno sguardo corrucciato e severo, tipico di chi è solito rimproverare con durezza i propri interlocutori, e mostra il proprio scollamento dalla realtà. È vestito con abiti militari e porta sulla testa un fez nero con la nappa rossa; al suo collo pende una pesante medaglia.

Théodore Géricault, Alienato con monomania del comando, 1821-1823, olio su tela, 81 x 65 cm. Winterthur, Sammlung Oskar Reinhart “am Römerholz”.

L’Alienato con Monomania del rapimento di bambini, che dal titolo si intuisce essere un rapitore seriale, è apparentemente una persona innocua. Meglio vestito degli altri pazienti dell’ospedale, porta un foulard stretto intorno al collo, una giacca e un copricapo scuro. La barba lunga sul volto magro è abbastanza curata e il cappello indossato con garbo. Lo sguardo malinconico e distante tradisce la scarsa consapevolezza del suo stato e della sua condizione.

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Théodore Géricault, Alienato con Monomania del rapimento di bambini, 1821-1823, olio su tela. Springfield, Museum of Fine Arts.

Ritratto di negro

Risale allo stesso periodo degli Alienati un altro, coraggiosissimo dipinto di Gericault, il cosiddetto Ritratto di negro. Nessun pittore neoclassico avrebbe mai dipinto un ragazzo di colore, e difatti furono ben pochi gli artisti che si interessarono di soggetti come questo. Un magnifico precedente è, in questo senso, il bellissimo Ritratto di negra della pittrice Marie-Guillemine Benoist (1768-1826).

Marie-Guillemine Benoist, Ritratto di negra, 1800. Olio su tela, 81 x 65 cm. Parigi, Musée du Louvre.

Géricault dedicò a questo anonimo schiavo uno dei quadri più suggestivi che la ritrattistica ottocentesca abbia mai prodotto. La sua polemica sostanzialmente anticlassica, il suo rifiuto per la pura idealizzazione, la scelta d’innalzare a dignità di protagonisti dell’arte individui comuni, anonimi, perfino schiavi o reietti, cui la tradizione accademica aveva negato il proprio interesse, destò grande scalpore ma fece di Géricault un caposcuola. Il successivo movimento del Realismo sarebbe stato profondamente debitore della sua pittura.

Théodore Géricault, Ritratto di negro, 1823-24. Olio su tela, 16 x 37 cm. Chalon-sur-Saone, Musée Vivant-Denon.


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