Puoi ascoltare il mio podcast su: Apple Podcasts | Google Podcasts | Spotify | Cos'è?
Quella de I girasoli è una serie di quadri a olio realizzati dal grande pittore olandese Vincent Van Gogh (1853-1890) tra il 1887 e il 1889.
I primi girasoli, che costituiscono in sé stessi una serie, vennero dipinti dall’artista a Parigi, nella tarda estate del 1887. Si tratta di quattro nature morte con girasoli recisi e parzialmente appassiti, oggi divise in quattro musei (a New York, Otterlo, Amsterdam e Berna). Come voleva la tradizione delle nature morte olandesi, che Vincent certamente ben conosceva, i fiori assumono il significato simbolico di memento mori, ossia esortano alla meditazione sulla caducità della vita e sulla morte che è ineluttabile. I toni scuri adottati dal pittore, incluso lo sfondo blu/violetto, enfatizzano il senso di precarietà e disfacimento che ogni tela promana.
La seconda serie di girasoli, quella sicuramente più famosa, vede i fiori a mazzi in un vaso e venne realizzata da Vincent durante la sua permanenza ad Arles, in Provenza. L’occasione per ritornare a questo soggetto che così tanto amava, venne offerta dall’arrivo, nell’ottobre del 1888, dell’amico Paul Gauguin, che Van Gogh avrebbe ospitato nella propria Casa Gialla (quella della sua celebre Camera da letto), nella speranza di poter convivere con lui a lungo, trovando in quella compagnia conforto alla sua solitudine. Van Gogh mise mano all’opera con l’intento di accogliere festosamente Paul e decorare la cameretta che gli aveva destinato. È lo stesso pittore a raccontare, in una sua lettera al fratello Theo, l’impegno profuso in questo lavoro: «Ci sto lavorando ogni mattina, dall’alba in avanti, in quanto i fiori si avvizziscono così rapidamente».
Quando Gauguin giunse ad Arles, Vincent stava ancora lavorando a quattro tele, quella di Monaco, quella di Londra e quella di Yokohama, purtroppo andata persa a causa di un incendio, e quella oggi in una collezione privata a New York. Probabilmente, almeno tre di questi quadri erano stati già ultimati all’arrivo di Paul, ma sappiamo che a dicembre Vincent stava ancora dipingendo una delle tele, giacché Gauguin lo ritrasse mentre era impegnato in questo lavoro. Essendo inverno, e non avendo più fiori da copiare dal vero, Van Gogh potrebbe aver utilizzato uno dei suoi quadri come modello.
I girasoli costituiscono una gioiosa parentesi nella produzione dell’artista, normalmente più incline a soggetti malinconici o drammatici, finalizzati ad esprimere il suo disagio interiore e il suo mal di vivere. È significativa, in questo senso, la scelta di realizzare questi dipinti usando, a differenza che nelle versioni parigine, prevalentemente colori caldi e soprattutto il giallo in molte sue sfumature. Il giallo, amatissimo da Vincent in quanto simbolo di vita, qui si ritrova nei fiori, nei vasi e negli stessi sfondi, sicché le immagini, nel loro insieme, sembrano emanare una luce radiosa e comunicano un senso di caldo ottimismo. Non è un caso che questa serie di Van Gogh sia ancora oggi così amata dal pubblico e così tanto riprodotta, perfino nei capi di abbigliamento dell’alta moda.
Dipingendo i girasoli, in un trionfo di giallo intenso, caldo, ottimista, Van Gogh riuscì a far esplodere un mondo di luce e trasformò un semplice soggetto da natura morta (fiori in un vaso) in un’efficace metafora: quella dell’energia creatrice e della forza vitale della natura, dell’amore e dell’amicizia che sostengono, alimentano, guariscono. Non possiamo inoltre escludere che in questo fiore, che tende a girare sempre il bocciolo verso il sole, Vincent riconoscesse sé stesso, attratto umanamente e professionalmente da Gauguin, che su di lui esercitava un fortissimo ascendente.
La tecnica utilizzata da Van Gogh è quella consueta dei suoi dipinti ma enfatizzata. Vincent usò pennellate spesse e grasse, con colori densi e pastosi che emergono in rilievo dalla superficie della tela, resa scabra e ruvida, al punto che ogni petalo, ogni foglia è in grado di proiettare un’ombra. Senza dubbio, e questo costituiva un precedente importantissimo per l’arte contemporanea, Vincent intendeva conferire alle proprie opere un valore intensamente materico.
In questo caso, i colori non si limitano a restituire l’immagine dei fiori ma, con la loro consistenza solida e volumetrica, costituiscono essi stessi la sostanza di cui i fiori sono fatti. I girasoli non sono semplicemente riprodotti ma, in qualche modo, risultano presenti, concreti e reali: essi esistono di per sé, sia pure nel mondo magico e parallelo della pittura.
Dopo il drammatico litigio con l’amico, la partenza di questi e il ricovero di Van Gogh seguito all’automutilazione dell’orecchio, Vincent dipinse, a memoria o copiando le sue precedenti versioni, tre altri girasoli in un vaso, nelle versioni oggi a Philadelphia, Amsterdam e Tokyo.