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La grafica e i personaggi di Armando Testa
Dalle avanguardie alla pubblicità come forma d’arte.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Arte e design – Data: Dicembre 5, 2020 0 commenti 3 minuti
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Armando Testa (1917-1992), torinese, è stato uno dei più talentuosi e ammirati pubblicitari italiani. Disegnatore e cartoonist amabilmente ironico e scanzonato, regista, pittore, scultore, architetto, perfino giornalista, Testa si è distino per il minimalismo del suo segno grafico e per l’immediatezza comunicativa delle sue tag-lines, ossia quelle frasi, brevi e dirette, legate al prodotto pubblicizzato, che richiamano sinteticamente la vocazione dell’azienda. L’agenzia da lui creata, il Gruppo Armando Testa, è ancora oggi fra le prime in Italia, per fatturato e attività.

I caroselli di Testa

Le più famose pubblicità di Testa, vere e proprie icone della cultura visiva italiana, risalgono agli anni Sessanta e Settanta del XX secolo: ricordiamo solo quelle per il digestivo Antonetto, la birra Peroni, i televisori Philco, l’olio Sasso, l’aperitivo Punt e Mes, la carne in scatola Simmenthal. Celebri i suoi personaggi, come Caballero, bizzarro pistolero messicano, e Carmencita, sua innamorata, protagonisti di un famoso Carosello (oggi diremmo spot) televisivo per il caffè Paulista della Lavazza, e Pippo, ippopotamo blu dei Caroselli Lines, amatissimo dai bambini di quegli anni.

Armando Testa, manifesto pubblicitario per il digestivo Antonetto, 1960.
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Armando Testa, Carmencita e Caballero, pupazzi per il Caffè Paulista della Lavazza, 1965
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Armando Testa, Pippo, pupazzo per la Lines, 1966-67

L’indiscutibile qualità delle immagini pubblicitarie di Testa è senza dubbio legata alla sua formazione e parallela attività di artista. «Fai grande il segno, non c’è differenza tra arte e pubblicità», amava ripetere. Le sue invenzioni grafiche sono una diretta emanazione delle sperimentazioni condotte pochi anni prima dalle Avanguardie storiche, in primis Astrattismo e Dadaismo, ma anche dal surrealismo e dalla Pop Art americana, reinterpretate e rivitalizzate con una formidabile capacità visionaria.

Le fonti d’ispirazione

Ritroviamo, nelle immagini di Testa, forme, suggestioni e intuizioni dei grandi maestri del Novecento, dai quali l’artista-pubblicitario ha tratto, in un dialogo costante, un multiforme campionario di temi formali tradotti, tuttavia, in una personalissima cifra stilistica. Fonte per lui di ispirazione furono soprattutto Mondrian e Malevič, dai quali ereditò l’amore per l’astrazione geometrica: Caballero e Carmencita sono infatti ricavati da semplici coni di carta; Papalla, il pupazzo ideato per Philco, è sferico; l’immagine per il vermut Punt e Mes è composta da una sfera e da una semisfera scarlatte.

È, quest’ultima, una efficacissima traduzione visuale, tridimensionale, dello slogan: “un punto di amaro e mezzo di dolce” e, nel contempo, una suggestiva immagine astratta degna di essere accolta, ancora oggi, in un grande museo di arte contemporanea.

Armando Testa, Papalla, pupazzo per la Philco, 1966.
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Armando Testa, Punt e Mes, manifesto per il vermut della Carpano, 1960.
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Il Punt e Mes di Armando Testa realizzato in 3D, in esposizione alla mostra Tutti gli “ismi” di Armando Testa al Mart di Rovereto, 2017.


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