menu Menu
I misteriosi interni di Hammershøi
L’enigmatica pittura di un grande artista danese.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Postimpressionismo e Simbolismo – Data: Aprile 22, 2020 5 commenti 2 minuti
La Pala di Brera di Piero della Francesca Articolo precedente Pollock: i grovigli dell’anima Prossimo articolo

Versione audio:

Verso la fine del XIX secolo, mentre la pittura europea sperimentava febbrilmente, con Cezanne, Gauguin, Van Gogh e Munch, nuovi linguaggi artistici che aprivano la strada alle Avanguardie del primo Novecento, in Danimarca, emerse la figura di un singolare e fascinoso pittore, Vilhelm Hammershoi (1864-1916), a lungo dimenticato dopo la sua morte e solo da poco tornato all’attenzione della critica e anche del grande pubblico.

Leggi anche:  L’isola dei morti di Arnold Böcklin

Attivo soprattutto a Copenaghen, Hammershøi si distinse per le sue malinconiche e silenziose scene d’interni, che tanto ricordano quelle del grande maestro olandese Vermeer, solitamente animate da una solitaria figura femminile vista di spalle o tutt’al più di profilo: Ida Ilsted, sua moglie e modella.

Vilhelm Hammershoi, Ida in un interno, 1897. Olio su tela, 71,1 x 58,4 cm. Collezione privata.

Singolari scene d’interni

Gli ambienti sobriamente arredati ma raffinati, gli oggetti preziosi ma non vistosi, gli abiti austeri ma eleganti svelano all’osservatore un contesto borghese benestante e severo, rigorosamente protestante, scrupolosamente riprodotto; e tuttavia, le tinte scarne, tutte giocate su timide variazioni di bianchi e di grigi, la luce morbida e polverosa, il silenzio che si percepisce denso e avvolgente riescono ad immergere le scene in un’atmosfera enigmatica ed incantata. Le finestre raramente fanno scorgere il paesaggio esterno.

Leggi anche:  Il macabro carnevale di Ensor

Le porte interne, quando sono aperte, lasciano intravedere stanze che si rincorrono l’una dietro l’altra, con effetto straniante. È un tema riproposto ossessivamente dal pittore, che produsse tanti dipinti quasi identici, lasciando a una semplice mutazione di posizione, a una diversa inquadratura della stanza, alla maggiore evidenza di un oggetto o di un mobile il compito di suggerire elementi di distinzione. La Ida che abita i quadri di Hammershøi, evanescente emanazione spirituale dell’originale dotata di corpo, respiro, palpito, si aggira per quelle stanze così ordinate, pulite, perfette, come fosse bloccata in un mondo parallelo che sembra averla imprigionata per sempre.

Per lei, il tempo si è fermato, ogni dolore è svanito, ogni paura allontanata. In questo mondo totalmente interiorizzato, che della vita vera ha respinto pulsioni e passioni ma anche tremori e angosce, Ida sembra aver trovato finalmente sé stessa.

Vilhelm Hammershoi, Interno. Giovane donna vista di spalle, 1903-4 ca. Olio su tela, 60,5 x 50,5 cm. Randers (Danimarca), Randers Kunstmuseum of Art.


Articolo precedente Prossimo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Annulla Invia commento

  1. Mi sembra una pittura fredda che emana tristezza ( quel nero dell’abito…), diversa dalle atmosfere di Vermeer. Ho scoperto un pittore che non conoscevo. SEMPRE GRAZIE!

    1. Concordo. Il silenzio e la solitudine di queste immagini ricordano, per certi versi, Vermeer. Ma in questo caso è come vivere in un sogno, siamo chiaramente oltre la realtà. Come in una dimensione interiore, solitaria e triste. Grazie a lei per l’apprezzamento!

  2. Totalmente sconosciuto, riesce a rilasciare nel retrogusto visivo solitudine, mistero, inquietudine…Grazie per la nuova scoperta.
    Imparare da Ida a fermare il tempo, ad allontanare la paura…

  3. Sicuramente ha ispirato Hopper, un fermo immagine che cristallizza il tempo aumentando, però, il senso dell’attesa che si può di volta in volta vivere con angoscia o con serena tranquillità

keyboard_arrow_up