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Lo scultore greco Lisippo, più giovane di Prassitele, concluse l’esperienza della scultura del IV secolo e traghettò l’arte greca verso il successivo Ellenismo. Nacque a Sicione, in Arcadia, intorno al 370 a.C e operò durante il regno di Alessandro Magno, di cui divenne l’artista ufficiale oltre che lo scultore prediletto. Fu un celebrato bronzista, cui le fonti attribuirono la realizzazione di 1500 opere, dato non verificabile e certamente assai improbabile.
È vero, tuttavia, che la sua fervida attività e la sua personale rilettura dell’arte classica gli garantirono una fortuna artistica straordinaria e una decisa posizione di caposcuola. Alla sua personale ricerca si possono infatti legare molti traguardi raggiunti poi dall’arte ellenistica, soprattutto il rinnovamento del Canone di Policleto e una nuova forma di naturalismo meno idealizzato.
Indiscusso capolavoro di Lisippo fu l’Apoxyòmenos, letteralmente ‘colui che si deterge’: un’opera realizzato in bronzo verso la fine del IV secolo, intorno al 320 a.C. L’originale è andato perduto ma abbiamo, per fortuna, un’ottima replica romana in marmo. Numerose varianti del medesimo soggetto, note attraverso altre copie, furono proposte prima dalla bottega e poi dagli imitatori del grande maestro.
La statua raffigura un atleta nel momento in cui si sta raschiando la pelle dallo sporco, dopo la gara o l’allenamento, con lo strìgile, uno strumento in metallo impiegato, nell’antichità, e in assenza di sapone, per eliminare la mistura di olio e polvere che si veniva a creare.
La scultura è sostanzialmente integra: le più gravi mancanze sono quelle relative al naso, alle dita della mano destra e alle parti intime.
L’Apoxyòmenos è la prima statua greca dove un torso maschile non è completamente visibile. Lo sportivo, infatti, si copre in parte i pettorali in quanto è impegnato a raschiare via l’olio dal suo braccio destro, sollevato e parallelo al suolo, usando il sinistro, piegato ad angolo retto davanti al busto.
Il fisico dell’atleta è elegante ed elastico, le gambe sono muscolose e sottili. Le spalle larghe e la testa minuta conferiscono al suo corpo un profilo vivo e nervoso. Anche le sue proporzioni non sono più quelle policletee: l’artista ha infatti aumentato il rapporto tra la testa e il resto del corpo da otto a nove. L’uomo poggia il peso del corpo in gran parte sulla gamba sinistra; gli assi del bacino e delle spalle sono inclinati verso questa parte. Anche la gamba destra, che favorisce l’equilibrio, è tuttavia carica. L’Apoxyòmenos, insomma, non è propriamente ponderato. Il suo atteggiamento, al contrario, è dinamico: gli basterebbe spostare l’anca dall’altra parte per invertire la posizione assunta.
Lisippo ha liberato la sua scultura da quel parallelepipedo visivo che sostanzialmente costringeva le statue arcaiche e ancora quelle classiche alla sola visione anteriore. L’opera, in altri termini, non richiede un punto di vista privilegiato: anzi, per poterla apprezzare pienamente, le si deve girare intorno.
La parte posteriore mostra per esempio una schiena tesa e muscolosa, solcata da una spina dorsale forte, lievemente incurvata ma pronta a raddrizzarsi e a scattare. La tridimensionalità dell’Apoxyòmenos consiste proprio nella molteplicità delle visioni.
Lisippo è stato il primo a mostrarci il volto umano dello sport. A quanto ci risulta, infatti, un atleta non era mai stato presentato, in una scultura monumentale, nell’atto di compiere un gesto così quotidiano, come quello di pulirsi. Lisippo non volle rappresentare l’idea di un atleta ma un atleta vero. Un atleta senza nome ma comunque reale. Quest’uomo, infatti, ha un corpo praticamente perfetto ma non idealizzato come quello del Doriforo.
Inoltre, il suo atteggiamento, così intimo e occasionale, non ha nulla di divino. L’Apoxyòmenos si pulisce dalla polvere e dal sudore. Il suo gesto ci parla di fatica, di muscoli indolenziti, di membra doloranti, dell’impegno quotidiano e del sacrificio che stanno dietro la costruzione di uno sportivo agonista.
Proviamo a immaginare, per capire l’importanza di questa rivoluzione, un grande calciatore di oggi fotografato da un paparazzo dopo una partita, nello spogliatoio, sotto la doccia. L’Apoxyòmenos, agli occhi dei suoi contemporanei, dovette apparire proprio così.
Bellissimo articolo . Molto efficace ritengo per una platea di giovani (pensavo ai miei alunni di prima superiore, ai quali lo farò certamente leggere), ma chiaro ed incisivo per qualsiasi persona amante della bellezza e dell’arte.
Grazie di cuore per l’apprezzamento!
bellissimi. la bellezza come filosofia di vita
Le sue lezioni sono sempre incisive e molto interessanti.
Grazie di cuore per l’apprezzamento