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Las meninas, che tradotto in italiano sarebbe ‘Le damigelle’, è un quadro dipinto nell’ultimo periodo della carriera di Diego Velázquez (1599-1660), grande pittore spagnolo, che viveva presso la corte di Spagna da 33 anni. Si tratta di una delle sue opere più complesse e concettuali, tanto che Anton Raphael Mengs (1728-1779), pittore neoclassico e scrittore d’arte tedesco, disse che gli pareva dipinta più con la volontà che con la mano.
Il soggetto dell’opera, che a un primo sguardo è un ritratto di gruppo con artista, risulta, infatti, piuttosto misterioso. Protagonista del dipinto, in quanto posta al centro della tela, sarebbe l’Infanta Margherita, di cinque anni, nata dalle seconde nozze di Filippo IV con Marianna d’Austria. Margherita era la primogenita del re (dopo la morte prematura di Baltasar Carlos) e, nell’anno in cui Velázquez la ritrasse, ancora figlia unica. La principessa sarebbe andata in sposa a Leopoldo I d’Austria per poi morire giovanissima, lasciando di sé soprattutto questa celebre immagine, che l’ha resa immortale. Un altro suo celebre ritratto si trova al Louvre di Parigi.
La principessina è qui circondata dalla sua piccola corte di damigelle e nani, intenta a distrarla durante la posa lunga e noiosa. In secondo piano e sullo sfondo compaiono altri personaggi della corte reale. La scena è ambientata nello studio del pittore, nel Palazzo Reale di Madrid, ricavato nella Pieza Principal (Sala Principale) dell’appartamento di Baltasar Carlos, il figlio defunto del re.
La domanda intorno alla quale ruota l’interpretazione dell’intero dipinto è: cosa o chi sta dipingendo l’artista? La principessina, dunque ciò che vede anche il pubblico? Ma in tal caso la posizione di Velázquez, secondo la logica, sarebbe sbagliata. Il pittore dovrebbe infatti trovarsi davanti alla bambina e conseguentemente dare le spalle allo spettatore.
Guardando con attenzione, si scopre che sullo specchio appeso sulla parete di fondo vengono riflessi i due sovrani, i quali si trovano quindi di fronte all’Infanta. È forse loro che Velázquez stava ritraendo? In tal caso, la posizione del pittore, nel dipinto, sarebbe corretta, e i veri protagonisti dell’opera diventerebbero il re e la regina.
Accettando questa interpretazione, si deve immaginare che il pittore stesse lavorando con i sovrani in posa, quando all’improvviso entrò la principessa con il suo codazzo di damigelle; l’artista rimase così colpito dalla curiosa situazione che volle ridipingerla, proponendola al pubblico dal punto di vista dei reali.
Anche questa lettura tuttavia non convince. Il comportamento delle damigelle è troppo disinvolto per essere loro, consapevolmente, al cospetto delle due altezze reali. La ragazza che sta servendo a Margherita dell’acqua in un bucchero rosso sembra ignorare la loro presenza.
La nana esita come se si fosse appena resa conto del loro ingresso nella stanza, il giovane nano dai capelli lunghi (il quale ha già vent’anni, anche se sembra un ragazzino) è distratto e infastidisce il cane con un piede.
La rigida etichetta di corte spagnola non consentiva atteggiamenti tanto confidenziali. Ecco, dunque, che si deve tornare alla prima ipotesi: Velázquez stava davvero ritraendo la principessa, quando all’improvviso arrivarono i sovrani, alle sue spalle, cogliendo tutti alla sprovvista. Il pittore ha, insomma, deliberatamente ruotato di 180° la sua posizione nel dipinto, riportando sé stesso all’interno della finzione pittorica. Tutto ciò per rendere il quadro ambiguo, per giocare a nascondere un significato dentro l’altro, e per trasformare l’ennesimo ritratto di corte in una scena di genere vivace ed enigmatica a un tempo. Inoltre, assumendo questa posizione privilegiata, e non ritraendosi di spalle, l’artista evidenzia orgogliosamente il proprio ruolo all’interno della corte di Spagna. Non sfugge, infatti, che egli sta dipingendo vestito con abiti da cerimonia.
Sicuramente, una composizione così enigmatica costituisce l’occasione per dimostrare che la pittura, intesa come esercizio intellettuale, è superiore a tutte le altre arti.
Una radiografia ha rivelato un pentimento; in una prima stesura, il pittore volgeva di scatto la testa verso i nuovi arrivati, con un’espressione di stupore, ben diversa da quella pensosa e intenta della versione attuale. Evidentemente, quel movimento brusco del capo dava alla figurazione un tempo troppo rapido, trasformando la scena nella rappresentazione di un aneddoto; e invece, Velázquez intendeva spiegare la genesi di un dipinto, mostrando la situazione che lo aveva ispirato.
Le qualità artistiche dell’opera sono straordinarie: l’artista, grazie alle larghe pennellate, ha saputo combinare il nitore del primo piano con le sfocature dell’interno in penombra, ottenendo un effetto quasi fotografico. Lo spazio prospettico non è definito e concluso; esso prosegue ben oltre i limiti del quadro, come fa intuire la grande tela posta di sbieco, su cui Velázquez è intento a dipingere, o lo sguancio della finestra da cui filtra la luce, appena visibile sulla destra.
Altrettanto magistrale è la capacità con cui l’artista ha saputo fissare i gesti dei personaggi in movimento: il nano Pertusato che infastidisce il mastino, la nana tedesca Marie Barbola esitante, la menina Doña Maria Augustina de Sarmiento che offre la brocca all’Infanta, Doña Isabel de Velasco che si inchina, don José Niero che si affaccia oltre la porta al fondo della sala.
Ottima spiegazione.
Grazie! 🙂
Una lettura dell’opera semplice ed esaustiva, complimenti.