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Dipinto nel 1874 (ma probabilmente iniziato l’anno prima), La lezione di danza è uno dei quadri più famosi di Edgar Degas (1834-1917), uno dei grandi maestri impressionisti. Fu in parte realizzato nel foyer di danza dell’Opéra di Parigi, ossia l’edificio che sorgeva in rue Le Peletier e non il celebre teatro progettato da Garnier. Degas amava molto il balletto e si recava spesso a teatro. Grazie a un suo amico musicista d’orchestra, ebbe il permesso di intrufolarsi anche dietro le quinte e, appunto, nel foyer di danza dell’Opéra; poté, in questo modo, ritrarre le ballerine durante le prove o in attesa di salire sul palcoscenico.
L’opera, preceduta da decine di schizzi preparatori, richiese all’artista molti mesi di lavoro e fu completata in studio. Conosciuta anche come La lezione di ballo o La classe di danza, fu tra le prime opere del pittore ad affrontare il tema delle ballerine. Oggi questo dipinto è conservato al Musée d’Orsay di Parigi.
La scena è ambientata in una grande sala, con il pavimento coperto da un parquet di legno e le pareti decorate da eleganti lesene di marmo. Quella che sembra essere una grande porta aperta lascia intravedere un secondo ambiente attiguo e una finestra dalla quale si scorge un indefinito scorcio di Parigi.
Alcuni critici, tuttavia, ritengono che questa grande apertura luminosa sia, in realtà, uno specchio che riflette la luce proveniente dalla finestra della parete frontale. Se è pur vero che la grande cornice architettonica, con la mensola sovrastante, non è propria di uno specchio, ma è tipica di una porta, l’immagine risulta, effettivamente, ambigua: d’altro canto, gli impressionisti amavano molto i giochi ottici e visivi come questo, e la scelta di Degas di non rendere evidente la natura del rettangolo di luce potrebbe essere stata intenzionale. Ricordiamo che il primo obiettivo degli impressionisti era quello di creare delle “impressioni”.
L’artista scelse di ritrarre il momento in cui una ragazzina sta provando dei passi di danza sotto l’occhio attento del suo maestro. I contemporanei dell’artista vi potevano riconoscere Jules Perrot, che era stato uno dei più famosi ballerini dell’età romantica.
Perrot è appoggiato a un alto bastone, che gli serve per battere il tempo e per correggere linee e postura delle sue allieve. Le altre ballerine, disposte in semicerchio, osservano la compagna o parlottano distratte, attendendo il proprio turno. Ogni loro gesto, apparentemente marginale o secondario rispetto all’effetto complessivo della scena, è invece indagato con grande attenzione.
Nel dipinto, il contesto è riprodotto scegliendo il punto di vista a destra e un poco in basso. Degas era solito presentare le sue scene di ballo da angolature insolite: in genere, l’inquadratura recide i margini della scena e rende ancora più dinamica la struttura d’insieme dello spazio. Alcune figure sono tagliate dal bordo della tela: la composizione presenta, infatti, un taglio fotografico. La grandiosa profondità spaziale è poi accentuata dalle linee oblique delle tavole del parquet che riescono a creare l’illusione di uno spazio molto profondo, capace di prolungare, idealmente, quello reale dello spettatore.
A proposito dei parquet dipinti dall’artista, lo scrittore e filosofo Paul Valéry (1871-1945) osservò giustamente: «Degas è uno dei pochi pittori che abbiano riconosciuto al suolo l’importanza che esso merita. Alcuni pavimenti da lui raffigurati rivestono grande importanza nella composizione». Lo sperimentalismo di Degas è ben testimoniato proprio da queste interessanti innovazioni compositive, frequentemente presenti nei dipinti con le ballerine.
I colori, secondo la tecnica impressionista, sono accostati uno all’altro, con l’intento di ottenere un effetto di massima luminosità. Spesso i dettagli sono ottenuti unicamente con macchie di colore puro, come nel caso del fiocco rosso che tiene i capelli della ragazza in primo piano. In molti quadri di ballerine di Degas, le ragazze sono di norma ritratte nei momenti di riposo e con diversi atteggiamenti: mentre si esercitano alla sbarra, si aggiustano il costume, sbadigliano, si massaggiano le caviglie indolenzite o, come in questo caso, si grattano la schiena.
Solo di rado l’artista volle rappresentarle durante gli spettacoli; in effetti, è sorprendente che soltanto una stretta minoranza dei suoi quadri rappresenti un’esibizione pubblica. Senza dubbio, il pittore fu molto più affascinato dalla possibilità di affrontare temi legati alla quotidianità. Chi assiste a un balletto ammira la leggerezza e l’eleganza delle ballerine; le più brave sono capaci di compiere movimenti difficilissimi con assoluta naturalezza, senza apparente fatica. Ma questa non è la realtà; è, appunto, una finzione scenica. La quotidianità delle ballerine è fatta prima di tutto di stanchezza, sudore, mal di piedi, lividi e ferite. E proprio di questo vuole parlare La lezione di danza.
Per Degas, impressionista non ortodosso, un artista non poteva, infatti, limitarsi a “vedere”, rinunciando a “capire”. Ecco perché la sua ricerca si differenziò così tanto da quella di Monet e degli altri impressionisti. Degas condivise con i suoi amici l’attenzione per i giochi di luce e il non finito ma non rinunciò mai all’uso della prospettiva e alla ricerca di profondità dell’impostazione spaziale. E riservò grande attenzione ai semplici dettagli, in questo caso un innaffiatoio e un cagnolino in primo piano, altre volte un cappello a cilindro o una sedia disposti apparentemente a caso, per creare nelle sue opere un effetto d’improvvisazione. In fondo, la sua pittura è proprio come la danza: in apparenza facile e leggera, in realtà costruita con la fatica e il duro esercizio.
L’approfondimento e le immagini con spettacolari ingrandimenti e sezioni permettono di entrare nell’opera ed è come assistere ad un concerto di musica.-
Grazie di cuore per questo bellissimo apprezzamento!
Buongiorno, avrei una questione da porle.
Molti siti web ed anche un libro di testo delle superiori riporta che sulla parete c’è uno specchio che riflette la finestra posta fuori scena. La finestra dovrebbe essere posta, rispetto all’inquadratura di chi ritrae, in qualche parte della parete opposta a quella dello specchio. Altri affermano che sia una porta che conduce ad un’altra sala della scuola. Mi sembra eccessivo da parte mia pensare che ci possano essere 2 stanze in una scuola di danza! Troppo dispersivo per un unico maestro. E poi in genere nelle scuole di danza c’è quasi sempre uno specchio. Vorrei un suo analitico giudizio in merito anche evidenziando la provenienza della luce, la prospettiva, l’inquadratura, i colori scuri, ecc. Grazie anticipatamente e la saluto cordialmente.
Buonasera, si tratta di una questione ancora dibattuta e la posizione degli storici non è univoca. È possibile che lo stesso Degas giocasse sull’equivoco.
molto interessante, bravi