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Già dalla prima metà del Trecento, in Toscana iniziarono a circolare raffigurazioni realistiche della Vergine incinta. Questo nuovo soggetto iconografico, presto identificato come Madonna del parto, presenta la giovane Maria, ritratta in genere in piedi, in posizione frontale e in stato avanzato di gravidanza. Unico elemento che la distingue da una qualunque altra futura mamma è il libro del Vecchio testamento poggiato sul ventre, allusione al Verbo Incarnato che porta in grembo.
Tra il 1455 e il 1465, a Monterchi, in Toscana, il grande pittore rinascimentale Piero della Francesca (1415/20-1492) dipinse ad affresco una splendida Madonna del parto. Qui Maria, giovane e bella, non mostra alcun attributo regale e non tiene alcun libro in mano; anzi, punta il braccio sinistro sul fianco per sorreggere il peso del ventre, inarcando lievemente la schiena all’indietro. Un gesto assolutamente naturale e spontaneo. La mano destra è posata, con gesto protettivo, sul corpo rigonfio a ricordare l’arrivo del salvatore. I lacci della veste sono allargati e mostrano il candore della camicia sottostante.
Questa sensibilissima immagine di Madonna coincide insomma con quella vera di una gestante. La presenza degli angeli, tuttavia, indica la natura divina di quella gravidanza. La Madonna del parto appare come l’esatta traduzione figurativa dell’Ave maria: “Benedicta tu es in mulieribus et benedictus fructus ventris tui”. Piero della Francesca, insomma, è stato capace «di sacralizzare il vero e, allo stesso tempo, di dare al sacro l’evidenza di un naturalismo archetipo» (Antonio Paolucci).
In tempi molto recenti, il tema della gravidanza è stato ripreso da un importante artista contemporaneo: Anish Kapoor (1954), scultore britannico di origini indiane. Kapoor scolpisce usando materiali come il marmo, il granito, il legno e l’acciaio, creando oggetti dalle forme enigmatiche, geometriche o biomorfe, non di rado coloratissime. Egli ha voluto affrontare temi molto impegnativi di carattere filosofico e religioso, interrogandosi sui dualismi presenza-assenza, finito-infinito, realtà-illusione, solidità-intangibilità, che a sua volta allude all’opposizione tra carne e spirito.
Tutti i suoi oggetti sono fortemente evocativi e rimandano a significati più alti, superiori. «Ho fatto oggetti in cui le cose non sono quello che in un primo momento sembrano essere», ha dichiarato l’artista; «l’arte deve avere a che fare con qualcosa di molto più grande di una storia particolare». Kapoor, che non è cristiano ma buddista, ha spesso affrontato il mistero della creazione e dell’incarnazione: ad esempio, con un’opera intitolata Madonna, la quale altro non è che una forma concava e cava (il ventre di Maria) colorata di blu.
Ma il suo capolavoro è Cloud Gate, installata nel 2006 al Millennium Park di Chicago. L’opera, gigantesca, è composta di 168 piastre di acciaio inox saldate insieme. L’esterno, lucidissimo, non presenta alcuna giuntura. La sua forma bombata ricorda quella di una gigantesca goccia di mercurio ma non si fa fatica a riconoscervi un gigantesco ventre, in cui si specchiano il cielo, lo skyline della città e la gente che vi passa accanto o sotto. Quel ventre, infatti, idealmente contiene tutto e tutti e quindi genera tutto e tutti. Esso accoglie il reale nella sua globalità e al contempo l’infinito. Come il ventre di Maria, che nonostante la sua finitezza ha generato Dio.
Acciaio Affresco Anish Kapoor Piero della Francesca Pittori del Quattrocento
Molto interessante questa rievocazione del ventre di Maria da parte di Anish Kapoor.
Per tornare sul classico, invece, vorrei ricordare una Madonna del parto nella chiesa di S. Pietro a Leonessa (RI) che in pochi conoscono e a causa della posizione un po’ nascosta può facilmente sfuggire ai visitatori.
Grazie