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Nino Pisano (1315 ca.-1370 ca.), figlio di Andrea Pisano, fu scultore, orafo e architetto, nonché uno dei più autorevoli esponenti della scultura italiana del secondo Trecento. Non abbiamo notizie sicure né sulla sua nascita né sulla sua formazione, che verosimilmente avvenne a Pisa nella bottega del padre. Le Madonne di Nino Pisano.
La ricostruzione del suo catalogo appare ancora oggi molto problematica e così la datazione delle sue opere. Quasi certamente, negli anni Trenta, l’artista collaborò con Andrea, a Firenze, alla realizzazione sia della prima porta bronzea per il Battistero sia delle celebri formelle per il Campanile di Santa Maria del Fiore.
Ancora a Firenze, negli anni Quaranta, firmò la Madonna col Bambino di Santa Maria Novella (una iscrizione recita: «hoc opus fecit Ninus Mag[ist]ri Andree de Pisis»). Secondo Vasari, si tratta della prima opera autonoma eseguita da Nino, che probabilmente completò, invece, un lavoro iniziato dal padre Andrea.
A Pisa, dove fu assai attivo, l’artista lavorò nella Chiesa di Santa Maria della Spina, dove realizzò la sua celebre Madonna del latte e, insieme al padre, le tre guglie sull’altare maggiore con una graziosa Madonna con Bambino, posta sulla guglia centrale (oggi al Museo nazionale di San Matteo). Sempre a Pisa, collaborò con il padre anche al Monumento per l’Arcivescovo Saltarelli, nella Chiesa di Santa Caterina, per il quale scolpì almeno due angeli.
Un’altra opera firmata dell’artista si trova a Venezia: si tratta della Madonna col Bambino che fa parte del Monumento funebre del Doge Marco Cornaro, oggi nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. In quest’opera, l’inquadramento architettonico delle statue, il sarcofago e la figura del doge sono attribuibili a una bottega veneziana.
Gli angeli e la Madonna col Bambino, scolpiti probabilmente a Pisa e inviati nel 1368, poco prima della morte di Nino, presentano i tipici stilemi di ascendenza gotica francese che sono propri dello scultore. Le Madonne di Nino Pisano.
Infatti, sin dalle sue prime opere autografe, l’artista scelse di abbandonare, e consapevolmente, i tratti classicistici dell’arte paterna, desunti dai modelli giotteschi, per adottare i caratteri stilistici della scultura d’Oltralpe.
Le sculture di Nino Pisano presentano infatti una estrema eleganza: la grazia tipicamente gotica delle pose incurvate e sinuose, la dolcezza dei visi marcatamente ovali, la tipologia dei volti, con i tipici occhi oblunghi e la bocca sottile, i sorrisi accentuati, il disegno delle mani, la preziosità dei dettagli e perfino i panneggi nervosamente spezzati (in parte indipendenti dal movimento dei corpi) richiamano in modo esplicito i modelli della statuaria francese.
Tutte le Madonne di Nino si distinguono, inoltre, sia per la suprema finitura delle superfici (assai lodata dal Vasari), sia per il morbido movimento lineare che accompagna l’aristocratica figura della Vergine, sia per il languido e tenero rapporto affettivo che lega la madre al figlio. Una definizione sentimentale, questa, non così frequente nella scultura trecentesca in Italia, dove si privilegiava, piuttosto, una certa severità delle espressioni e delle pose. Le Madonne di Nino Pisano.
Si veda, in particolare, la sua deliziosa Madonna del Latte, scolpita per l’Oratorio pisano di Santa Maria della Spina intorno al 1365-68: una bella madre, affettuosa e sorridente, attacca il proprio figlio al piccolo seno che sbuca discreto da un’apertura della veste. Nino è davvero magistrale, in quest’opera, nel rendere palpabile quel tenero legame sentimentale che lega Maria a Gesù e che la pittura aveva espresso già da tempo.
Questa celebrata scultura, assegnata a Nino Pisano dal Vasari (e da tutta la letteratura critica successiva), è oggi oggetto di dibattito: alcuni studiosi propongono infatti di anticiparne la datazione al 1345 e vorrebbero attribuirla ad Andrea o quanto meno ipotizzano una collaborazione fra i due artisti. Ma tale proposta non ha trovato ancora grandi consensi.