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Aggraziate Madonne tardogotiche
Figure elegantissime si dissolvono nella trasparenza del colore.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in L’età gotica – Data: Giugno 3, 2020 3 commenti 6 minuti
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La fase del Gotico collocabile all’incirca tra il 1370 e il 1450, molto legata alla cultura delle corti e diffusa uniformemente in tutta l’Europa, è chiamata dagli studiosi Tardogotico o Gotico internazionale. Quando, nel 1401, fu inaugurata a Firenze la nuova stagione del Rinascimento, negli altri centri italiani e in tutti i paesi europei trionfava ancora il Gotico internazionale, che mantenne viva la sua forza persuasiva molto a lungo e rimase il primo punto di riferimento per gran parte della committenza. In alcune zone d’Europa, infatti, questa fase artistica si prolungò a oltranza, fino al XVI secolo. Aggraziate Madonne del tardogotico.

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In Italia, fra i principali artisti legati al filone del Gotico internazionale, sono da ricordare quattro eccellenti pittori: Michelino da Besozzo, Stefano da Verona, Gentile da Fabriano e Pisanello. Essi operarono in un ambiente che stava rapidamente volgendo le spalle al Gotico e dove si stava affermando quel gusto classicistico che sarebbe poi stato del Rinascimento. Non per questo la loro opera può considerarsi retrograda o datata; tali artisti mantennero semplicemente un’altra visione dell’arte e della vita e il loro successo dimostra che una grande fetta di pubblico condivise a lungo quelle scelte. Aggraziate Madonne del tardogotico.

Michelino da Besozzo

Michelino da Besozzo (di cui abbiamo notizie dal 1388 al 1445), formatosi nell’ambito del Gotico lombardo, lavorò soprattutto a Milano e a Pavia ed ebbe contatti con Gentile da Fabriano, che conobbe in occasione di un suo viaggio a Venezia (nel 1410). Poco resta della sua vasta produzione: affreschi eleganti, disegni preziosi e miniature.

Michelino da Besozzo, Matrimonio mistico di Santa Caterina, 1420 ca. Tempera su tavola, 75 x 58 cm. Siena, Pinacoteca Nazionale.

Il Matrimonio mistico di Santa Caterina illustra allegoricamente la consacrazione di santa Caterina: la giovane donna, in ginocchio ai piedi della Vergine, offre la mano al piccolo Gesù che le infila l’anello al dito.

Michelino da Besozzo, Matrimonio mistico di Santa Caterina, 1420 ca. Particolare.

San Giovanni Battista e sant’Antonio assistono silenziosi alla mistica cerimonia. Con un risultato non dissimile da quello ottenuto dai miniaturisti lombardi ed europei, Michelino immerge le sue elegantissime figure in un luminoso fondo oro, dissolvendole nella trasparenza del colore.

Stefano da Verona

Con Michelino da Besozzo, Stefano da Zevio, meglio noto come Stefano da Verona, è certamente una delle personalità più affascinanti della cultura gotica internazionale in Italia. Nacque nella città veneta intorno al 1370 e vi morì dopo il 1438.

Stefano da Verona, Madonna del roseto, 1420 ca. Tempera su tavola, 63 x 46 cm. Verona, Museo di Castelvecchio.

Fu aperto a influenze europee, come testimonia la deliziosa Madonna del roseto. Questa tavola che qualcuno, di recente, propone di attribuire a Michelino da Besozzo, presenta un soggetto inconsueto per la pittura italiana ma molto diffuso Oltralpe, soprattutto nella Renania (nella Germania orientale). La Madonna col Bambino, qui accompagnata da Santa Caterina d’Alessandria, siede in un giardino, un Hortus conclusus, circondata da pavoni e angeli in volo.

Stefano da Verona, Madonna del roseto, 1420 ca. Particolare.

Accanto a lei notiamo un’elaborata fontana gotica, ricca di pinnacoli, guglie e statue, ispirata alla raffinata oreficeria del tempo. La fontana, fondamentale ornamento per ogni giardino, qui assume anche il valore simbolico della fons gratiae, la fonte della grazia che può identificarsi con la Madonna stessa.

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Stefano da Verona, Madonna del roseto, 1420 ca. Particolare.

Non preoccupandosi di presentare una minima contestualità spaziale, l’artista stende su tutta la superficie della tavola un tappeto di rose, come fosse un prezioso motivo decorativo, sicché la Vergine e la santa appaiono come principesse in una visione incantata, sospese nel vuoto sullo sfondo di un arazzo. Aggraziate Madonne del tardogotico.

Stefano da Verona, Madonna del roseto, 1420 ca. Particolare.

Persino i minuscoli e coloratissimi angeli, simili a piccole fate, volteggiano formando con le curve delle vesti e delle ali delicati arabeschi rossi, gialli e blu.

Gentile da Fabriano

Poco si conosce della vita di Gentile di Nicolò, conosciuto come Gentile da Fabriano, nato a Fabriano intorno al 1370 e morto a Roma nel 1427. È lui l’autore di una delle più belle Adorazioni dei Magi della pittura italiana, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo. Si pensa che la sua formazione sia stata legata all’ambiente della miniatura lombarda; un’opera giovanile firmata, una Madonna e Santi, dimostra che il suo linguaggio aderì subito ai modi del Gotico internazionale.

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Gentile da Fabriano, Madonna e Santi, 1395-1400 ca. Tempera su tavola, 1,31 x 1,13 m. Berlino, Gemäldegalerie.

In questa tavola, un’elegante Madonna con il Bambino siede su di un semplice trono, posato su un prato fiorito, fra due alberi carichi di piccoli cherubini rossi musicanti in sostituzione dei frutti; ai lati, san Nicola e santa Caterina. Il donatore, in proporzioni ridotte, è inginocchiato, secondo la tradizione. Il luminoso fondo oro rende ancora più splendenti i colori delle vesti, dove ogni dettaglio è rappresentato con cura minuziosa.

Pisanello

Antonio Pisano detto Pisanello, probabilmente originario di Pisa, fu l’ultimo, geniale artista italiano del Gotico internazionale. Di lui si hanno solo notizie frammentarie, comprese tra il 1395 e il 1449. Fu allievo di Stefano da Verona e collaboratore di Gentile da Fabriano, del quale ereditò la bottega a Roma. Pisanello fu il pittore prediletto dei principi italiani: visse e lavorò a Mantova, Ferrara, Rimini, Pavia, Roma, Napoli e Verona. Il corpus delle sue opere sacre è purtroppo ridotto; ricordiamo due affreschi e alcune tavole, tra cui la deliziosa Madonna della quaglia, oggi a Verona.

Pisanello, Madonna della quaglia, 1420-22. Tempera su tavola, 67 x 43,5 cm. Verona, Museo di Castelvecchio.

Quest’ultima tavola rappresenta una Madonna dell’Umiltà: incoronata da due angeli, la Vergine è seduta in un prato sopra due cuscini, col Bambino in piedi sulle sue ginocchia, mentre in primo piano è posta una quaglia (simbolo di ubbidienza e fedeltà). Aggraziate Madonne del tardogotico.

Pisanello, Madonna della quaglia, 1420-22. Particolare.

Una siepe di rose rampicanti forma una concava spalliera fiorita dove si posano due cardellini (simboli della crocifissione). È del tutto evidente l’influenza della Madonna del roseto di Stefano da Verona: Pisanello ha voluto trattare il fondo a pastiglia, il fogliame, i fiori e anche gli angeli con il medesimo gusto decorativo del suo maestro. Un maggiore senso di monumentalità rende le sue figure meno evanescenti ma certamente non meno incantevoli. Aggraziate Madonne del tardogotico.

Pisanello, Madonna della quaglia, 1420-22. Particolare.
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Pisanello, Madonna della quaglia, 1420-22. Particolare.

Gemäldegalerie Gentile da Fabriano Il Trecento Michelino da Besozzo Museo di Castelvecchio Pinacoteca Nazionale di Siena Pisanello Stefano da Verona Tempera


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