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Marzella di Kirchner
Un dipinto rivoluzionario e scandaloso.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Il Novecento: la stagione delle avanguardie – Data: Aprile 25, 2021 1 commento 6 minuti
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Dipinto nel 1908 da Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), esponente di spicco dell’Espressionismo tedesco, il quadro intitolato Marzella (in italiano Marcella), oggi a Stoccolma è uno dei ritratti più emblematici e scandalosi dell’artista. Rappresenta, appunto, Marzella, una modella ragazzina che ispirò sia Kirchner sia altri artisti del gruppo nei primi anni della Brücke.

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L’artista la ritrasse più volte; in un caso, ossia in un dipinto oggi a Berlino, la giovane è malinconica e assorta su un divano, vestita di una sottanina a strisce; in un altro, nel capolavoro di Stoccolma diventato simbolo del movimento, Marzella è nuda e ha lo sguardo rivolto all’osservatore.

Ernst Ludwig Kirchner, Marzella (Femal Artist), 1910. Olio su tela, 101 x 76 cm. Berlino, Brücke Museum.

Kirchner stravedeva per questa giovane, della quale scrisse: «Marzella sta sviluppando ora tratti molto fini […], c’è un grande impulso in una donna così pura […] migliore di ragazze più mature». Il rapporto fra l’artista e la sua modella bambina fu chiacchieratissimo; non pochi lo accusarono di averne fatto la sua amante. Tali accuse sono probabilmente prive di fondamento. Dipingere una bambina nuda era certamente sconveniente ma mettersi in scena e provocare scandali era, per tutti gli artisti dell’Espressionismo, una precisa strategia artistica.

Ernst Ludwig Kirchner, Marzella (Femal Artist), 1910. Particolare.

Marzella

Nel ritratto più famoso della ragazza, Marzella, raffigurata completamente nuda, è seduta su un letto o su un divano, accanto a quello che sembrerebbe essere un paravento decorato. Ha le gambe accavallate, le braccia raccolte al ventre, il corpo fragile e dolorosamente contratto. A questa data, la giovanissima modella non doveva avere più di 12-13 anni: lo dimostra il seno ancora acerbo e infantile.

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Un fiocco bianco, simbolo di innocenza e unica testimonianza della sua fanciullezza, orna la lunga capigliatura e contrasta violentemente sia con la sua posizione pudica ma da donna adulta sia il trucco pesantissimo (l’ombretto nero degli occhi e il rossetto rosso delle labbra).

Ernst Ludwig Kirchner, Marzella, 1908. Olio su tela, 71,5 x 61 cm. Stoccolma, Moderna Museet.

Un linguaggio estremo

Il fragile corpo femminile, privo ancora di seni, dipinto con rapidi segni sommari, è sgraziato, sformato e dal profilo aguzzo e spezzato. I lineamenti del volto, scarni e affilati, e le spesse linee di contorno delle braccia, acute e spigolose, non mediano il rapporto tra la figura e il fondo ma incidono, scavano a forza, come forbiciate, il piano compatto del colore. Il volto della ragazza, fortemente semplificato, ha la forma triangolare. Gli occhi sono segnati da occhiaie profonde, ottenute con due nette pennellate verdi, che conferiscono alla fanciulla un aspetto malato e sembrano volerne denunciare il carattere psicologicamente instabile.

Ernst Ludwig Kirchner, Marzella, 1908. Particolare.

I colori utilizzati da Kirchner sono accesi e innaturali, stesi a campiture piatte e uniformi. L’immagine, priva di chiaroscuri, è impostata su pochi toni fondamentali (verde acido, viola e arancione) culminanti nell’unica nota bianca del nastro fra i capelli; i colori caldi del fondo e del pavimento appiattiscono lo spazio, annullano ogni effetto prospettico e sembrano quasi farsi avanti, invadere la figura in primo piano e aggredire, cromaticamente, il rosa della carne. Le ombre sono rese con grasse, spesse pennellate di verde scuro.

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Il legame con il primitivismo

Il particolare linguaggio formale adottato da Kirchner per Marzella svela chiaramente il profondo interesse dell’artista per l’arte africana, di cui amò la forza comunicativa, “espressiva”, e la trascinante carica mistica ed emotiva. Egli fu sempre affascinato dalla capacità che certe opere “primitive” avevano di mostrare, ben al di là delle mere apparenze, l’anima dei soggetti rappresentati. Kirchner non fece mai mistero di aver tratto anche dalla tradizione artistica africana i suoi contorni spigolosi e i suoi colori non realistici.

A sinistra: Edvard Munch, Pubertà, 1893-95. Olio su tela, 151,5 x 110 cm. Oslo, Nasjonalmuseet (Galleria Nazionale). A destra: Ernst Ludwig Kirchner, Marzella, 1908. Olio su tela, 71,5 x 61 cm. Stoccolma, Moderna Museet.

Un confronto con Munch

Indipendentemente dall’identità della modella, Marzella è una malinconica figura di adolescente inquieta, probabilmente destinata alla prostituzione, gravata da un’angoscia esistenziale, vittima di una sensualità tragica e divorata da un devastante senso di colpa. In tal senso, ella rimanda direttamente a un’altra celebre figura di adolescente nuda, quella simbolista di Pubertà di Munch. L’interpretazione di Kirchner è tuttavia più violenta, pessimistica e scioccante di quella del maestro secessionista.

Mentre, infatti, la ragazzina di Munch appare spaventata dalla trasformazione del proprio corpo, che le farà perdere l’innocenza dell’infanzia e acquistare la perfida malizia della sessualità adulta, Marzella è stata già segnata dalla vita e costretta a diventare donna anzi tempo. E, a differenza della ragazzina di Pubertà, vittima suo malgrado di uno sviluppo che segnerà fatalmente il suo destino (secondo Munch, diventare una donna è già di per sé una condanna), Marzella pare ben conscia del futuro che l’aspetta, sembra accettare (e forse perfino cercare) la propria condizione e dà l’impressione di provocare lo spettatore con lo sguardo volutamente malizioso, persino sfrontato.

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Anche se è ancora poco più che una bimba, Marzella sa già che il miglior modo, certo il più rapido, per farsi spazio nel mondo è usare l’arma dell’eros: benché questo la obblighi ad entrare prematuramente nel mondo degli adulti, privo di candore e di innocenza. Non sfugge, d’altro canto, nei duri occhi cerchiati della prostituta bambina, un velo di rassegnata tristezza che spiazza l’osservatore, creandogli uno stato di disagio, quasi di angoscia. È incredibile come l’artista sia riuscito a dare una simile intensità emozionale a questo sguardo, servendosi di così pochi tratti pittorici.

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Marzella non è dunque un semplice ritratto ma un’immagine simbolica dell’erotismo in cui possiamo leggere la dolorosa condizione della vita: un’immagine che Kirchner trasse prima di tutto dal proprio mondo interiore. Quando dipinge, Kirchner «immette nel mondo, comunica». Ed è questo che «caratterizza la struttura espressionistica rispetto alla struttura ancora rappresentativa degli impressionisti» (G.C. Argan).

A sinistra: Edvard Munch, Pubertà, 1893-95. Particolare. A destra: Ernst Ludwig Kirchner, Marzella, 1908. Particolare.


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