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Michelangelo, Mapplethorpe e i fotografi del Novecento
La magnifica potenza del corpo umano.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Arte Ieri Oggi – Data: Novembre 29, 2019 1 commento 5 minuti
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Dopo i Greci del V e IV secolo a.C., nessuno più di Michelangelo seppe apprezzare e dunque rappresentare la potente bellezza del corpo umano. Egli riconobbe nel nudo, soprattutto virile, un riflesso divino nella natura; per questo ammirò con tale passione lo splendore dei corpi maschili e l’armonia delle loro membra. Il corpo umano, di cui l’artista esasperò sempre il tragico sforzo, la scattante energia o la grazia inquietante e sensuale, era prima di tutto simbolo formale di una tensione meramente spirituale. Michelangelo trasformò il nudo classico, personificazione di un’idea, in un mezzo espressivo della passione esistenziale. Con lui, la forza fisica diventò metafora della forza spirituale: il vigore muscolare rappresentò il turgore dell’anima. Le torsioni dei suoi nudi, riflesso di un contorcimento dello spirito, espressero un disagio profondissimo, l’anelito incessante dell’anima di liberarsi dall’insopportabile costrizione dell’esistenza terrena.

I fotografi degli anni Trenta

I tantissimi nudi scolpiti, dipinti o semplicemente disegnati da Michelangelo, dal David ai Progenitori e agli Ignudi della Sistina, dai soldati della Battaglia di Cascina al Giorno e alla Notte della Sagrestia Nuova, dai Prigioni ai santi e dannati del Giudizio Universale, costituirono un campionario infinito di pose, torsioni, atteggiamenti per generazioni di artisti, ininterrottamente fino al XX e ancora nel XXI secolo.

Aristotile da Sangallo (attribuito a), Copia del Cartone di Michelangelo per la Battaglia di Cascina, 1542 ca. Olio su pannello, 76,5 x 130 cm. Norfolk (Inghilterra), Collezione Lord Leicester ad Holkham Hall.

Perfino la fotografia di nudo, un genere artistico che si sviluppò già dalla metà dell’Ottocento, ebbe in Michelangelo il primo e privilegiato modello di riferimento. Anzi, mentre le Avanguardie artistiche del primo Novecento, tra cui l’Espressionismo, il Futurismo e soprattutto il Cubismo, furono di norma poco interessate – fatte le dovute eccezioni – alla riproduzione naturalistica della figura umana, fu proprio la fotografia ad assumersi il compito di esaltare la bellezza di corpi tonici e muscolosi.

In America, sin dagli anni Trenta, Minor White (1908-1976) si dedicò alla riproduzione fotografica del corpo umano. Le sue foto di modelli richiamano apertamente i grandi capolavori rinascimentali, a iniziare dalle vigorose ma tormentate figure maschili di Michelangelo.

Minor White, Gino Cipolla, 1940. Fotografia. New York, Howard Greenberg Gallery.
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Michelangelo, Studio per Ignudo, 1511. Gesso rosso. Haarlem, Teylers Museum.
Michelangelo, Ignudo, dalla Volta della Cappella Sistina, 1508-12. Affresco. Roma, Palazzi Vaticani.

Nel 1930, Tony Sansone (1905-1987), ballerino, atleta, modello e attore italoamericano, accettò di farsi fotografare da Edwin Townsend (1879-1948) completamente nudo, posando come gli Ignudi e i Prigioni di Michelangelo, in una serie di scatti diventati subito famosissimi. Sansone, dotato di un corpo statuario, ottenuto con un costante e tenace allenamento fisico, era celebrato come uno degli uomini più belli d’America. Essendo un personaggio pubblico, la sua decisione fu senza dubbio audace per quei tempi, tuttavia inaugurò un vero e proprio filone artistico. Nel corso del XX secolo, sarebbero stati molti i ballerini, gli attori, gli atleti che avrebbero seguito il suo esempio.

Edwin F. Townsend, Tony Sansone, 1930 ca. Fotografia.
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Michelangelo, Ignudo, dalla Volta della Cappella Sistina, 1508-12. Affresco. Roma, Palazzi Vaticani.

Robert Mapplethorpe

Maestro incontrastato del nudo fotografico novecentesco è stato l’americano Robert Mapplethorpe (1946-1989), attivo soprattutto negli anni Ottanta. Mapplethorpe ha celebrato la turgida bellezza del corpo umano immortalando in studio, avvolti nella luce più perfetta e ricercata e con esiti di grande raffinatezza formale, giovani modelli, scegliendo per loro pose che richiamavano quelle dei personaggi michelangioleschi.

Robert Mapplethorpe, Ajitto, 1981. Fotografia. Los Angeles, Lacma.

Michelangelo (attribuito a), Ragazzo accovacciato, 1524. San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage.

Egli fotografava persone reali, a differenza di Michelangelo, ma la sua attitudine artistica era comunque classicistica: l’obiettivo era quello di ottenere immagini non idealizzate ma di bellezza classica. Nel 2009, una mostra di Mapplethorpe, La perfezione nella Forma, è stata allestita a Firenze nella Galleria dell’Accademia, dove sono conservati il David e alcuni Prigioni.

La perfezione nella Forma, retrospettiva di Robert Mapplethorpe, 2009. Firenze, Galleria dell’Accademia.

Lo stesso fotografo americano più volte riconobbe questa sua predilezione per Michelangelo e per la sua arte: «Cerco la perfezione nella forma. Cerco di catturare quello che mi appare scultoreo. Vedo le cose come se fossero sculture. Se io fossi nato cento o duecento anni fa avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un modo più veloce per vedere le cose, per fare scultura».

Il michelangiolismo di Mapplethorpe si riscontra anche nelle sue foto di nudo femminile: egli infatti predilesse, come modella, la bodybuilder Lisa Lyon, il cui corpo muscoloso richiama immediatamente le forme, ben poco muliebri, della Notte o della Madonna del Tondo Doni.

Robert Mapplethorpe, Lisa Lyon, 1983. Fotografia.
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Michelangelo, Tondo Doni, 1507. Tempera su tavola, diametro 1,2 m. Firenze, Uffizi.
Michelangelo, Tondo Doni, 1507. Particolare del braccio della Madonna. Tempera su tavola. Firenze, Uffizi.


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