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L’Italia, com’è noto, è stata da sempre terra di conquista. Nel VI secolo d.C., Giustiniano, imperatore d’Oriente, sognando di unificare nuovamente i territori del glorioso ma tramontato Impero romano, iniziò una lunga e faticosa campagna militare per la riconquista dell’Occidente. Questa si concluse, nel 562, con l’acquisizione dell’intera penisola italiana, che tornò, di fatto, a far parte dell’Impero (sia pure, stavolta, d’Oriente). Mosaici Arabo-normanni in Sicilia.
La conquista bizantina dell’Italia fu molto effimera: già tre anni dopo la morte dell’imperatore, nel 568, i Longobardi invasero la penisola, ne occuparono circa due terzi e crearono due regni: nel Nord Italia (Longobardia maior) e nel Centro-Sud (Longobardia minor), con i ducati di Spoleto e di Benevento. I Bizantini mantennero invece il controllo di alcuni piccoli territori e del Meridione, inclusa la Sicilia, che tuttavia, nell’878, venne conquistata dagli Arabi.
Dopo il Mille, i Normanni unificarono, e in pochi anni, tutti i territori meridionali. Nel 1130 Ruggero II ottenne da papa Onorio II il titolo di re di Sicilia e duca di Puglia e di Calabria. I nuovi sovrani, che erano di origine germanica e parlavano francese, governarono, quindi, un territorio abitato da Latini, Longobardi, Arabi e Bizantini di lingua greca. Questa pluralità diede vita a un regno cosmopolita, in grado di amalgamare i costumi di popoli tanto diversi, in nome di un principio superiore di tolleranza giuridica e religiosa. Mosaici arabo-normanni
In Sicilia non resta più nulla delle antiche architetture religiose musulmane aperte al culto dell’Islam. Eppure, nella sola Palermo araba erano presenti circa trecento moschee, una delle quali capace di ospitare da sola più di settemila persone. I Normanni distrussero al loro arrivo tutti i monumenti islamici, ma non abbandonarono la tradizione architettonica araba, forse perché soggiogati dalla grandezza di questa civiltà, forse per la competizione con i sultani o semplicemente in nome di una politica culturale illuminata. Anche dopo la conquista normanna, insomma, le maestranze islamiche o islamizzate continuarono a operare senza particolari difficoltà, soprattutto intorno a Palermo.
I nuovi signori committenti fecero loro una sola esplicita richiesta: realizzare chiese longitudinali dotate di navate, care alla tradizione del culto cristiano-cattolico; per il resto, la forza creativa dell’architettura musulmana fu lasciata libera di esprimersi. È per questo che negli edifici siciliani di epoca normanna si ritrovano giochi spaziali, elementi strutturali, fantasie cromatiche e motivi ornamentali che sono ancora arabi: ad esempio, l’arco a sesto acuto e l’arco a ferro di cavallo, il soffitto ligneo a muqarnas, ovvero a “stalattiti” geometriche, le cupole, le decorazioni a disegni geometrici e floreali, i motivi ad archi intrecciati.
A ciò si aggiungano persino iscrizioni cristiane in lingua araba. Si ritrovano aspetti di matrice araba in alcune chiese di Palermo, come la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti (1142-48) e la Chiesa di San Cataldo (1161 ca.), che all’esterno presentano volumi semplici e compatti, aperti solo da finestrelle ad arco, con tetti piani da cui sbucano alte e vivaci cupolette rosse. Mosaici arabo-normanni
Nel 1131 si diede inizio alla costruzione della Cattedrale di Cefalù, cittadina vicino Palermo, consacrata nel 1267. Voluta da Ruggero II (re di Sicilia dal 1130 al 1154), la chiesa presenta un impianto basilicale con transetto e una suggestiva zona presbiteriale rialzata. L’interno è a tre navate, con due file di colonne che sorreggono archi a sesto acuto. La facciata, affiancata da due alte torri, è tipicamente normanna. Mosaici arabo-normanni
Il Duomo di Monreale rappresenta la vera esemplificazione visiva di come convivessero, nell’isola, componenti culturali così diverse: la normanna, l’araba, la bizantina. Costruito fra il 1174 e il 1189, per volere del re normanno Guglielmo II, riprende il modello della Cattedrale di Cefalù, con il corpo basilicale, le torri in facciata (di cui una incompiuta) e l’alto presbiterio. La decorazione delle absidi è arabeggiante, con il prezioso motivo degli archi acuti intrecciati e i fastosi rivestimenti policromi. Mosaici arabo-normanni
All’interno, le tre ampie navate sono scandite da colonne di spoglio, provenienti da edifici romani del Nord Africa, su cui si impostano archi arabi a sesto acuto su piedritti. Grandi archi acuti trasversali inquadrano prospetticamente la magnifica immagine del Cristo Pantocràtore che troneggia dal catino absidale secondo la tradizione bizantina. Come a Cefalù, infatti, tutta la decorazione musiva della chiesa venne affidata a maestranze chiamate appositamente da Costantinopoli e da Venezia, coadiuvate da mosaicisti locali. Questo eccezionale ciclo di mosaici, uno dei più vasti di tutta l’arte bizantina, fu realizzato nell’arco di soli dieci anni, tra il 1180 e il 1190. L’impianto narrativo illustra Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, Storie della Vita dei santi e accoglie immagini di Martiri e Profeti.
Un altro gioiello dell’architettura arabo-normanna in Sicilia è la Cappella Palatina di Palermo, che sorgeva isolata al centro del Palazzo dei Normanni. La cappella è decorata con una fastosità che ha pochi confronti: pavimenti mosaicati, rivestimenti marmorei, un grande ciclo musivo che ricopre le ampie superfici delle pareti. La decorazione a mosaico fu realizzata, come di consuetudine, da maestranze bizantine e dovette adeguarsi con una certa difficoltà a questa architettura così poco religiosa. Mentre il soggetto dei mosaici è sacro, le minute decorazioni del bellissimo soffitto a muqarnas sono profane, e raffigurano gli svaghi del principe e i piaceri della vita di corte. Il pavimento, come già quello delle Cattedrali di Monreale e di Palermo, presenta motivi decorativi che richiamano i disegni e i colori dei tappeti orientali. Mosaici arabo-normanni