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Dopo la morte di Lorenzo dei Medici e la cacciata da Firenze del figlio Piero, il grande pittore rinascimentale Sandro Botticelli (1445-1510) rimase intimamente turbato dalla predicazione del frate domenicano Girolamo Savonarola (1452-1498), il quale, predicendo l’arrivo del giudizio divino, sosteneva la necessità del rinnovamento profondo della Chiesa e di tutta la società. Savonarola non si limitò ad accusare i governanti e i prelati di essere indegni del ruolo che ricoprivano ma attaccò duramente i costumi e la cultura del suo tempo, imponendo ai suoi seguaci la penitenza e l’espiazione dei propri peccati. La Natività mistica di Botticelli.
Anche se non fu mai diretto seguace del Savonarola, Botticelli si abbandonò ad una forma di religiosità quasi fanatica e si pentì di aver dato volto a quella forma di arte “pagana” che il frate aspramente condannava. Così rinnegò la precedente attività di artista “profano” e nel 1497 giunse a bruciare alcuni suoi quadri nel pubblico “rogo delle vanità”, nel quale, per ordine del Savonarola, furono dati alle fiamme molti oggetti d’arte, tra cui dipinti, gioielli, vestiti lussuosi, con un danno incalcolabile per l’arte e la cultura fiorentina del Rinascimento. Natività mistica
La produzione botticelliana successiva alla morte del Savonarola, impiccato e arso come eretico nel 1498, è l’espressione della lacerazione interiore dell’artista e delle incertezze che iniziavano ad angosciare la sua epoca. Questa pittura ha infatti carattere prevalentemente sacro, toni drammatici e appassionati ed è intrisa di doloroso misticismo. Le opere dipinte intorno al 1500, come la Crocifissione simbolica, le due Pietà di Milano e di Monaco e la Natività mistica, in nulla richiamano l’antico ideale botticelliano della bellezza pagana; dominate dalle linee spezzate e dai colori lividi e cupi, toccano al contrario punte di violenta tensione spirituale, tradotta stilisticamente in forme arcaicizzanti che rinunciano persino all’uso delle proporzioni.
La Natività mistica è forse l’opera più devozionale di Botticelli, in quanto la scena è pervasa da un senso d’inquietudine e sembra preludere all’avvento dell’Apocalisse. Al centro della scena, Maria e Giuseppe sono in adorazione del Bambino, protetti da una tettoia di paglia, retta da tronchi, che fronteggia una grotta aperta sul bosco retrostante. Il Bambino è disteso al centro su un giaciglio coperto da un telo bianco. Il bue e l’asinello si trovano alle spalle della Sacra Famiglia.
Accanto alla grotta, a sinistra, un angelo vestito di rosa mostra ai re Magi la grotta; a destra un secondo angelo vestito di bianco indica il Bambino a due pastori. Entrambi reggono in mano un ramo d’ulivo, simbolo di pace.
In basso, altri angeli abbracciano gli uomini virtuosi, dal capo coronato di alloro, per celebrare la pace universale, che si diffonderà sulla terra dopo la venuta del Salvatore: in realtà, essi sembrano più confortarli che esprimere la gioia della nascita divina.
Alcuni demoni, alla vista del Redentore, fuggono negli Inferi, cacciandosi terrorizzati nelle crepe del suolo.
Sopra la tettoia della grotta, tre angeli intonano un canto. Le loro vesti che ricordano i colori delle tre Virtù teologali sono: bianco per la Fede, rosso per la Carità e verde per la Speranza.
In alto, dodici angeli volano a girotondo, tenendosi per mano. Questo cerchio angelico rappresenta la danza della vita, simbolo della rigenerazione spirituale. La composizione profetica in greco, leggibile sopra di loro, esprime la speranza per l’avvento di tempi migliori.
Quest’opera trasmette molta pace e amore,si vede molto anche la fede che c’è in loro e la felicità.