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Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo
Cubismo primitivo, analitico e sintetico.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Il Novecento: la stagione delle avanguardie – Data: Aprile 28, 2021 6 commenti 13 minuti
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Il Cubismo può legittimamente considerarsi come la più completa e radicale rivoluzione artistica dai tempi del Rinascimento; come ha scritto lo storico dell’arte novecentesco Pierre Francastel, esso «è un modo di espressione specificamente pittorico, raggiunto dagli artisti in un’epoca in cui l’insieme degli atteggiamenti umani è orientato da nuove condizioni di vita, che sono determinate direttamente dalla tecnica e indirettamente da tutto il pensiero scientifico, estetico, filosofico, letterario, delle generazioni precedenti». Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo.

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Che cos’è il Cubismo

Il Cubismo, in particolare, fu una delle prime Avanguardie artistiche del Novecento, e il primo movimento moderno a porre in termini tecnico-scientifici il principio fondamentale dell’arte contemporanea: la coscienza, cioè, della sua dimensione intellettuale. Fu dunque un movimento “contestatario”, prima ancora che d’avanguardia. In nome della scoperta della quarta dimensione, legata al fattore tempo, i cubisti distrussero la visione pittorica tradizionale; adottarono le prospettive multiple e rovesciate degli artisti primitivi, opponendole alla prospettiva centrale; scoprirono ed imitarono la cosiddetta “arte negra”, ossia l’arte africana, e quella delle popolazioni indigene americane.

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I quadri cubisti sono davvero molto diversi da quelli che li avevano preceduti. Cercando una maniera nuova di rappresentare la realtà, i cubisti non si limitarono ad imitare quanto vedevano ma scomposero gli oggetti e lo spazio circostante, indagandone la struttura attraverso un processo prettamente intellettuale. «I sensi deformano, la mente forma», dichiarò Braque. «La verità è al di là di ogni realismo», rincarò il cubista Juan Gris, «e l’apparenza delle cose non va confusa con la loro essenza». Il Cubismo, infatti, si propose di rappresentare i soggetti da diversi punti di osservazione, attraverso la sovrapposizione di più vedute, un po’ come se un fotografo distratto avesse scattato molte foto consecutive senza aver fatto avanzare la pellicola. Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo.

Questo tipo di pittura mise in discussione le principali convenzioni artistiche della storia occidentale e permise un’esperienza del reale assoluta, ossia del tutto indipendente dallo spazio e dal tempo. A un primo impatto per il pubblico è certamente più facile superare la distanza dei trecentocinquanta anni che intercorrono tra Rinascimento e Impressionismo che non quella di soli cinquanta che separano Impressionismo e Cubismo: in effetti, un ritratto di Renoir e un nudo di Degas sono più vicini a un dipinto di Raffaello che a uno del Picasso cubista.

Pablo Picasso, Les demoiselles d’Avignon, 1906-1907. Olio su tela, 2,43 x 2,34 m. New York, Museum of Modern Art.

La nascita del Cubismo

La nascita del Cubismo è legata alla realizzazione nel 1907 del dipinto con Les demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso (1881-1973). Lo sviluppo vero e proprio del movimento cubista è tuttavia legato al sodalizio artistico strettosi tra l’artista spagnolo e un altro pittore, Georges Braque (1882-1963), qualche mese dopo la presentazione della tela rivoluzionaria. Dal 1907, infatti, Braque e Picasso cominciarono a dipingere insieme, quasi in simbiosi, tanto che i quadri prodotti dall’uno e dall’altro, almeno fino al 1913, sono profondamente simili.

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Il nome “Cubismo” fu coniato nel 1908: fu Matisse, amico-rivale di Picasso, il primo a dire (causticamente) che i paesaggi di Braque sembravano «fatti a cubetti». L’anno dopo, il critico Louis Vauxcelles, riferendosi al medesimo artista, parlò di «bizzarrie cubiste» e scrisse sulla rivista «Gil Blas»: «Braque maltratta le forme, riduce tutto, luoghi, figure, case, a schemi geometrici, a cubi».

Da notare che Vauxcelles era già responsabile dell’uso in pittura del termine fauve, da cui derivò Fauvisme. In realtà, il termine “cubismo” è solo molto parzialmente calzante rispetto alla produzione di Braque e di Picasso, il quale, peraltro, osservò che “non ci sono cubi nel Cubismo”. Tuttavia, l’aggettivo “cubista”, riferito all’arte dei giovani pittori emuli di Picasso e Braque, avrebbe ugualmente fatto fortuna.

Le tre fasi del Cubismo

Nonostante il Cubismo evochi oggi un’immagine unitaria, esso non generò mai un vero e proprio gruppo. Questo movimento non ebbe le caratteristiche di una “scuola”; si limitò a stimolare costantemente il dibattito artistico internazionale, senza porsi a priori alcun intento programmatico: ogni tentativo di connotarlo in termini sistematici è stato fatto, dunque, a posteriori, ad opere già eseguite.

In ogni modo, la storia del Cubismo è segnata da tre fasi fondamentali: il Cubismo primitivo (1907-1909) in cui gli oggetti sono mostrati da più punti di vista; il Cubismo analitico (1909-1911), dove le forme vengono scomposte e ricomposte sulla tela; il Cubismo sintetico (1911-1916), che fa uso del collage polimaterico.  Tali fasi presentano aspetti comuni a quasi tutti gli artisti del gruppo; fra questi vanno citati, oltre a Picasso e Braque, anche Gris e Léger.

Pablo Picasso, Casetta nel giardino, 1908. Olio su tela, 92 x 73 cm. Mosca, Museo Puškin.

Il Cubismo primitivo

Le opere dipinte da Picasso fra il 1907 e il 1909, appartenenti alla fase del Cubismo primitivo, sono stilisticamente legate a Les demoiselles d’Avignon, considerata l’opera d’esordio della nuova avanguardia. In queste opere, Picasso non ruppe ancora i contorni degli oggetti, rimanendo molto legato alle sperimentazioni di Cézanne; tuttavia, la moltiplicazione dei punti di vista rende la compenetrazione dei volumi e dell’atmosfera quasi indistricabile e accentua l’impressione che l’immagine venga distrutta.

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Già in Casetta nel giardino, del 1908, gli alberi, le case, i monti sono come “purificati” e i colori consolidano questa forzata geometrizzazione; tutto ciò che appare accidentale viene eliminato a vantaggio dell’effetto d’insieme. Altrettanto può affermarsi per il suo Natura morta con pane e fruttiera del 1909. Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo.

Pablo Picasso, Natura morta con pane e fruttiera, 1090. Olio su tela. Basilea, Kunstmuseum.

I nudi femminili di Picasso presentano, in questo periodo, ancora forti suggestioni primitiviste e sembrano scolpiti nel legno con rudezza artigianale: sono infatti appiattiti e semplificati, rigidi, frontali, ieratici come idoli, vedi Donna con ventaglio del 1908, o al contrario snodati nei movimenti e con le membra idealmente incastrate entro le forme dell’ambiente circostante. Conferendo a queste sue donne, brutalmente sgradevoli, delle sembianze tanto “selvagge”, Picasso ripudiava la bellezza di stampo classico e sostituiva alla rappresentazione delle apparenze la pura espressione del contenuto.

Pablo Picasso, Donna con ventaglio, 1908, particolare. Olio su tela, 1,52 x 1,01 m. San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage.

Per suo conto, Braque, che di temperamento fu sempre molto composto e razionale, a differenza del suo passionale amico spagnolo, non mostrò mai interesse per l’arte africana. Così, pure Picasso decise di abbandonare presto questo filone.

Il Cubismo analitico

Con Braque, Picasso inaugurò la seconda fase, denominata Cubismo analitico perché “analizza” la realtà e rappresenta l’essenza stessa del visibile. I due pittori stravolsero il tradizionale ruolo dell’arte, intesa come imitatrice della natura, ben più radicalmente di quanto avessero fatto, prima di loro, Cézanne, Van Gogh, Gauguin e gli espressionisti. Le loro immagini “analitiche” appaiono, infatti, come il risultato di un complesso procedimento di scomposizione e ricomposizione che le rende praticamente irriconoscibili.

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Pablo Picasso, Natura morta con bottiglia di anice, 1909. Olio su tela, 81,6 x 65,4 cm. New York, The Museum of Modern Art.

In Natura morta con bottiglia di anice di Picasso, per esempio, una sfaccettatura fitta e continua rompe gli oggetti smembrandoli e analizzandoli in tutte le loro parti, rendendo quasi impossibile la lettura del dipinto. Si riconosce appena la bottiglia di anice che crea una diagonale orientata verso sinistra; in alto a destra, si individua a stento una brocca di ceramica il cui beccuccio è costituito dalla testa di un gallo; appena più sotto, sempre sulla destra, si possono anche intuire le sagome di un bicchiere con cannuccia e di un giornale piegato ma nel complesso non è facile avere un’idea complessiva della scena. Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo.

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Benché immagini di questo genere possano apparire astratte, in realtà Picasso non volle mai rinunciare a legare le sue opere a un soggetto e rifiutò sempre l’appellativo di pittore astratto. Anzi, polemizzò contro quei pittori che volevano «dipingere l’invisibile, quindi l’indipingibile». Non è insomma un caso che Picasso abbia sempre affrontato i generi pittorici tradizionali, ossia il paesaggio, il nudo, il ritratto e la natura morta, sia pure con l’intento di rielaborarne linguaggi e schemi.

Pablo Picasso, Assenzio e carte, 1912. Olio su tela, 35 x 27 cm. Praga, National Gallery.

Il Cubismo sintetico

Intorno al 1911, e sino al 1913, Picasso continuò, con Braque, la sua ricerca, portando la propria arte a livelli estremi di concettualizzazione. Nelle sue tele, la volumetria delle forme si attenuò ulteriormente, riducendosi a una fitta trama di rapporti tra linee e piani. Nacque così la terza fase del Cubismo, quella più avanzata: il Cubismo sintetico, così chiamato per la scelta di giustapporre o sovrapporre parti distinte di una rappresentazione in un’unica sintesi compositiva, che tuttavia risulta meno elaborata, più essenziale rispetto a quella proposta nei dipinti della fase analitica.

Pablo Picasso, Bicchiere e bottiglia di Suze, 1912. Olio e carte su tela, 64,5 x 50 cm. Saint Louis (Washington), University Gallery of Art.

Per esempio, in Bicchiere e bottiglia di Suze, realizzato da Picasso nel 1912, l’immagine viene come sempre scomposta e liberamente ricostruita. Alcune parti dei quadri risultano, però, nuovamente riconoscibili. Non è un ripensamento della fase precedente ma solo una sua evoluzione: con il Cubismo sintetico, il soggetto della pittura resta un progetto mentale, una forma da “capire” più che da “vedere”. «Sappiamo tutti che l’arte non è la verità», disse una volta Picasso, «L’arte è una menzogna che può insegnarci a comprendere la verità». Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo.

Pablo Picasso, Pipa, bicchiere, bottiglia di Vieux Marc, 1914. Collage di carta, carboncino, inchiostro da stampa, grafite e guazzo su tela, 73,2 x 59,4 cm. Venezia, Collezione Peggy Guggenheim.

Papier collés e collages

Durante la fase sintetica, Picasso e Braque vollero creare dei quadri-oggetti. Per questo usarono spesso le tecniche dei papiers collés (‘carte incollate’) e dei collages (‘incollaggi’), cioè applicarono sulla tela, in mezzo agli altri colori, ritagli di giornale, francobolli, buste, carte da gioco, carte da parati di varie qualità (nel primo caso) oppure materiali eterogenei quali tela cerata, stoffa, paglia, gesso o legno (nel secondo).

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Per esempio, Natura morta con sedia impagliata di Picasso, un quadro dalla particolare forma ellittica, rappresenta un vero e proprio tavolo, visto dall’alto, su cui si trovano un giornale, un bicchiere, un cucchiaio, una pipa, uno spicchio di limone ed una conchiglia (o forse un guscio d’uovo). L’immagine è ottenuta attraverso un collage polimaterico di tela cerata, carta e corda sulla tela dipinta ad olio.

Pablo Picasso, Natura morta con sedia impagliata, 1912. Olio su tela, 27 x 35 cm. Parigi, Museo Picasso.

La sperimentazione legata al Cubismo analitico fu di eccezionale importanza e destinata a conseguenze fondamentali.  Attraverso i collages e i papiers collés, Braque e Picasso intesero dimostrare che la pittura trova senso e significato in sé medesima, semplicemente in quanto arte e indipendentemente da quello che rappresenta.

Rinnegando il tradizionale pittoricismo che prevedeva di applicare il colore attraverso la pennellata, essi stravolsero il tradizionale concetto di quadro, introdussero un “pezzo di realtà” nell’opera, misero a confronto la “realtà oggettiva” dell’opera d’arte con l’immediatezza dell’oggetto qualsiasi e dimostrarono che la pittura, indipendentemente da quello che rappresenta, è una realtà in sé stessa. Il quadro-oggetto cubista assunse, in tal modo, l’assolutezza e la concretezza di un oggetto vero e proprio, totalmente autonomo. Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo.

Certo, definire queste opere cubiste come “nature morte” può risultare improprio: e questo perché l’esplicito riferimento alle apparenze naturali delle cose è stato progressivamente abbandonato, e gli oggetti si sono fusi uno nell’altro per saldarsi poi al fondo del quadro.

Come in Violino, bicchiere, pipa e calamaio, realizzato da Picasso nel 1912, dove l’immagine viene sciolta definitivamente dalla prospettiva e liberamente ricostruita. Lo strumento musicale, le varie scritte e le lettere dell’alfabeto, i diversi oggetti tratti dal mondo dei caffè sono riassunti nella loro fisionomia essenziale, senza rispetto per le regole dell’imitazione: l’unità della forma viene frantumata, il contorno sfaldato, il volume sfaccettato in angoli e piani pronti ad esplodere come schegge.

Pablo Picasso, Violino, bicchiere, pipa e calamaio, 1912. Olio su tela, 81 x 54 cm. Praga, Narodni Galerie.

La fortuna del polimaterismo e del collage

La scelta di inserire nell’opera “pittorica” materiali eterogenei anticipò e stimolò le successive operazioni artistiche dei futuristi e dei dadaisti, aprendo la strada all’arte contemporanea. Il futurista Boccioni teorizzò l’arte polimaterica nel Manifesto tecnico della scultura futurista del 1912 e inserì nelle proprie sculture di gesso elementi delle materie più disparate, come la porcellana, il legno o il vetro. Anche gli artisti dadaisti divennero esperti nell’utilizzo di materiali inusuali: accostando elementi diversi e stridenti, Arp, Schwitters, Janco e Hausmann realizzarono composizioni molto suggestive e allo stesso tempo di grande incisività. Le nature morte di Picasso e le tre fasi del Cubismo.

Anche il collage venne adottato dai futuristi e dai dadaisti, che crearono composizioni di frammenti di materiali diversi, come pezzi di carta, ritagli di giornale, fotografie, piccoli oggetti anche tridimensionali, incollandoli su un supporto, di norma una superficie piana, talvolta dipinta. Gli oggetti incollati vennero talvolta modificati da un successivo intervento pittorico, oppure sagomati o trasformati secondo le necessità compositive. I dadaisti amarono particolarmente la tecnica del fotomontaggio, affine a quella del collage, creando opere di grande suggestione.

Pablo Picasso, Il tavolo dell’architetto, 1912. Olio su tela, 72,6 x 59,7 cm. New York, Museum of Modern Art (MoMA).


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  1. non ne sapevo poco più che niente del cubismo; trovo l’esposizione così ” facile” e preziosamente “semplice” che mi ha appassionato e coinvolto fino alla fine. Grazie.

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