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Il pittore veneziano rinascimentale Giovanni Bellini, detto anche il Giambellino (1430-1516), fu una delle più interessanti figure d’artista della pittura italiana. Formatosi presso la bottega del padre, anch’egli pittore, Bellini subì l’influenza di Mantegna, divenuto suo cognato, il quale lo spinse a superare l’eredità tardogotica. In ogni caso, egli non dipese mai passivamente dal grande pittore padovano; anzi, con il tempo andò progressivamente distaccandosi dallo stile mantegnesco. Lo dimostra la sua Pala di San Giobbe, realizzata nel 1486-88 circa dal pittore ormai cinquantenne: un memorabile capolavoro che segnò l’approdo definitivo al tipico cromatismo veneto, che da quel momento connotò per secoli l’intera pittura veneta.
Ispirata alla Pala di San Cassiano di Antonello, è la prima pala d’altare veneziana ambientata all’interno di una chiesa, e non sullo sfondo di un paesaggio, e raffigura una sacra conversazione fra la Madonna, il Bambino e alcuni santi. La Vergine siede su un alto trono marmoreo ammantata di bianco e di blu e alza la mano sinistra in un gesto che pare più di benvenuto che di benedizione.
Ai suoi piedi, tre angeli musicanti sono concentrati sulla melodia che stanno eseguendo.
In primo piano, si confrontano la nudità di San Giobbe e quella di San Sebastiano: da una parte il corpo bruno dell’anziano, dall’altra il fisico robusto del giovane eroe, mostrato ancora con le mani legate dietro la schiena e trafitto da due frecce. La bellezza apollinea del ragazzo, la sua espressione languida, la luce che ne accarezza l’anatomia mostrano, ancora una volta, che Giovanni aveva perfettamente imparato la lezione di Antonello da Messina.
La tecnica ad olio, inoltre, regolarmente usata dal Bellini nel periodo della maturità, rende la pittura più atmosferica, sicché tutta la scena sembra pervasa da una luce diffusa che accarezza le forme plasmandole, avvolgendole dolcemente con le ombre; i contorni sono morbidi e sfumati mentre la densità materica del colore si è intensificata.
Che bellezza …
Mi permetto di sostenere che l’atmosfera, soprattutto l’ambientazione, sia ancora mantegnesca. Vedo una distanza marcata nei volti e nelle figure rappresentate. Non lo vedo un approdo ad altra sponda ma é ancora i viaggio.
Certamente, questa pala è il punto di approdo di un percorso che non rinnega il passato, ancora percepibile, e apre al futuro. Mantegna e Antonello accompagnano il Bellini in questa sua ricerca.