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Nei primi anni del XVI secolo, a Firenze, dopo la morte di Alessandro dei Medici, il consolidamento dinastico della famiglia fu garantito dalla conquista del potere da parte di Cosimo. Questi era figlio di Giovanni dalle Bande Nere, un valoroso condottiero appartenente al ramo cadetto della famiglia Medici. Nel 1537, Cosimo I dei Medici divenne Duca di Firenze. Il Perseo di Benvenuto Cellini.
Iniziò a governare come un vero e proprio monarca, adottando, durante il suo lungo dominio, un’accorta e illuminata politica artistica. La sua attività di mecenatismo fu imponente. Si circondò di artisti di prima grandezza; lavorarono per lui architetti (Vasari, Ammannati, Buontalenti), scultori (Cellini, Giambologna, Bandinelli) e pittori (Bronzino) che certamente segnarono la storia dell’arte italiana del Cinquecento.
Benvenuto Cellini (1500-1571) fu orafo, scultore e letterato. A Roma, dove soggiornò con fasi alterne dal 1523 al 1540, lavorò per i papi Clemente VII e Paolo III. Nonostante godesse di favori e protezioni, dovette lasciare la città papale, in quanto coinvolto in omicidi e scandali. Nel 1540 si trasferì dunque a Parigi, presso la corte di Francesco I. Lasciata la Francia e trasferitosi a Firenze, realizzò il suo capolavoro assoluto, il magnifico Perseo in bronzo che ancora oggi arricchisce Piazza della Signoria. La rocambolesca realizzazione di questa scultura è raccontata con tutti i dettagli nella sua Vita, l’autobiografia scritta da Cellini tra il 1558 e il 1566, qualche anno prima della sua morte.
Il Perseo fu commissionato a Cellini da Cosimo nel 1545. La scultura, un bronzo monumentale di oltre 5 metri per il quale furono necessari 18 quintali di metallo, raffigura l’eroe mitologico che riuscì nell’impresa di uccidere la Gorgone Medusa. Ultimata nel 1554, dopo nove anni di duro lavoro, la statua fu collocata nella Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria a Firenze, dove ancora oggi è ammirata dai visitatori di tutto il mondo. Insieme al gruppo del Ratto della Sabinadel Giambologna, fu l’unica statua della Loggia a essere concepita espressamente per quella collocazione.
Cellini compì un grande sforzo programmatico e dimostrativo per costruire un’opera d’arte che fosse davvero un capolavoro. La scultura è infatti realizzata con la cura e la finezza di un’opera di oreficeria di grandi dimensioni e sembra esemplificare le teorie vasariane sull’importanza dello stile, da intendersi come combinazione di inventiva, compiutezza, raffinatezza e naturale eleganza.
Cellini raffigura Perseo nudo, con i calzari alati di Mercurio e, sulla testa, un elmo da cui sbuca una folta e fluente capigliatura.
Il giovane è in piedi sul busto di Medusa, il cui corpo mutilato appare abbandonato e scomposto. Sorregge con la mano destra una spada, con la quale ha appena decapitato la Gorgone, e con la sinistra solleva in alto la testa mozzata, tenendola per i serpenti che il mostro aveva invece dei capelli.
Dal collo di Medusa, sgorgano fiotti di sangue. Perseo ha un portamento regale e sembra guardare malinconico nel vuoto; il suo atteggiamento è quello di un eroe vittorioso ma triste.
Nella parte posteriore del capo di Perseo, Cellini è riuscito a ottenere un proprio dolente autoritratto, che si può distinguere, guardando con attenzione, fra i capelli dell’eroe.
Il prezioso basamento in marmo ospita alcuni splendidi bronzetti(i cui originali sono oggi al Museo del Bargello) che rappresentano personaggi legati al mito di Perseo: Mercurio, Minerva, Andromeda e Danae (madre dell’eroe) con Perseo bambino. La Danaeripropone la posa del Prigione morente di Michelangelo; il suo corpo è tuttavia rilassato e la sua grazia languida non ha nulla del tragico sfinimento del suo modello. D’altro canto, Cellini non intendeva competere con il Buonarroti: i suoi bronzetti avevano soprattutto il compito di manifestare tutta la sua abilità da orafo nei lavori in piccola scala.
Il Perseodi Benvenuto Cellini è un’opera dall’evidente funzione simbolico-celebrativa: così come l’eroe greco, decapitando la Gorgone, aveva riportato l’ordine e l’armonia nel mondo, allo stesso modo Cosimo I dei Medici, stroncando ogni velleità repubblicana, garantiva la pace nel proprio ducato. Tuttavia, il capolavoro celliniano è sempre stato celebrato per i suoi valori formali.
Perseo, infatti, è l’immagine stessa della bellezza maschile, secondo i canoni cinquecenteschi; il virtuosismo anatomico-muscolare della scultura esprime compiutamente l’ideale del nudo manieristico, agile, raffinato, languido, sensuale, una forma altamente aristocratica che non incarna né l’eroismo né la spiritualità.
La scultura di Cellini è anche un capolavoro tecnico: la singola figura di Perseo, infatti, venne fusa in una sola gettata e non in più pezzi da saldare insieme, come avveniva nel Quattrocento (operazione difficilissima, a causa delle dimensioni del corpo e della posizione delle braccia). Il cadavere della Medusa, la testa mozzata della Gorgone e la spada che l’eroe tiene in mano furono, invece, fuse a parte e unite al Perseo.
Nella sua autobiografia, lo scultore descrisse con orgoglio le difficoltà superate per realizzare la statua, ostentando la sua celebrata competenza. In particolare, ricordò di quando fu colto dalla cosiddetta “febbre del fonditore” (causata dalle esalazioni dei metalli), di quando il fuoco della fornace si abbassò a seguito di un temporale e di quando si accorse che lo stagno necessario a creare la lega era insufficiente, inconveniente che risolse sacrificando le stoviglie di casa e gettandole nella fusione.
Nel dicembre del 1996, la statua e il suo basamento sono stati trasportati in una sala degli Uffizi, per essere sottoposti a un rigoroso restauro(durato quattro anni). A differenza di altre opere del Rinascimento, il capolavoro celliniano, tornato al suo antico splendore, è stato ricollocato al proprio posto e non trasferito all’interno di un museo. Il basamento è stato invece sostituito con una copia.
Grazie per l’elevata qualità dell’articolo e delle immagini.
Bell’articolo. Spiegato in maniera chiara e interessante.