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Michelangelo Pistoletto (1933) è stato un importante esponente dell’Arte Povera, un movimento artistico internazionale, che ha raccolto artisti di varia formazione (tra cui Mario Merz, Giuseppe Penone, Mario Ceroli), fondato nel 1966 dal critico italiano Germano Celant (1940-2020) e così chiamato per via dell’utilizzo di materiali “umili”.
Le opere di Pistoletto, nella loro allusività classica, sembrano voler sollecitare lo spettatore a mettere in crisi il concetto stesso di scultura. La sua Venere degli stracci, del 1967, contrappone una montagna di stracci (indumenti dismessi, buttati alla rinfusa, in un cumulo coloratissimo) alla candida copia di una statua neoclassica posta di spalle (si tratta della Venere con mela di Bertel Thorvaldsen, oggi al Louvre).
Questa installazione, ironica e irriverente, mette a confronto in modo provocatorio la bellezza ideale – elaborata dall’arte greca e diventata immortale – con i prodotti, anzi gli scarti, della società dei consumi. Pistoletto propone un’immagine spiazzante, che si basa sul contrasto tra arte e non-arte, tra ideale e reale o forse meglio tra finzione e verità.
«È il “consumismo consumato” – chiarisce lo stesso Pistoletto – che non sa rigenerare ciò che produce. L’icòna scende dal suo piedistallo e si mischia alle cose in un forte slancio pop, per dissacrare le certezze della storia e dell’estetica». E ancora: «Il detrito della nostra civiltà sta crescendo. La civiltà moderna, il consumismo, portano a un degrado comunque, in qualsiasi parte del mondo. È a questo che dobbiamo stare attenti».
La Venere degli stracci è stata riproposta, negli anni, in molti musei e in diverse installazioni, diventando molto connotativa del suo stile (come i “tagli” di Fontana) e una vera e propria icona dei nostri tempi.
Il tema stesso degli stracci, d’altro canto, è molto caro a Pistoletto, che ha continuato a svilupparlo anche in tempi recenti.
Tra le opere di questo maestro ricordiamo anche gli “specchi”, dove figure di uomini e donne a grandezza naturale sono incollate su grandi superfici specchianti. L’osservatore, guardando la propria immagine riflessa, scopre di far parte dell’opera stessa.
Gli stracci sono sempre gli stessi (invecchiamo) o vengono rinnovati nelle diverse esposizioni?
Di che periodo è l’originale della statua?