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Non solo quadri. Alcuni grandi artisti hanno amato cimentarsi in ambiti che ai loro tempi non erano ritenuti affatto artistici, contaminando i generi e sporcandosi le mani con la cultura bassa, ossia popolare. Se Toulouse-Lautrec aveva disegnato manifesti per i locali di Montmartre, attirandosi il disprezzo della critica, gli esponenti della Pop Art crearono le copertine per alcuni dischi, ancora oggi considerate tra le più belle di tutti i tempi. Pop Art, Pop Music, Rock Music.
Andy Warhol (1928-1987), indiscusso maestro della Pop Art americana, si dedicò volentieri alla creazione delle record covers, ossia delle copertine disegnate per gli album di alcuni importantissimi gruppi pop e rock degli anni Sessanta e Settanta, come i Velvet Underground di Lou Reed e soprattutto i Rolling Stones. La copertina più nota di Warhol è quella per l’Lp The Velvet Underground & Nico del 1967 dove, su fondo bianco, giganteggia una banana gialla. Accanto alla punta della banana si legge: «Peel slowly and see», cioè ‘sbuccia lentamente e osserva’: la banana è infatti un adesivo applicato sulla copertina che nasconde una banana rosa sbucciata.
La copertina dell’album Sticky Fingers dei Rolling Stones fu invece realizzata nel 1971 dal grafico e disegnatore Craig Braun su idea e foto di Warhol. L’immagine è quella di un uomo in jeans fotografato all’altezza dei genitali. Sulla fotografia è applicata una zip, una vera cerniera lampo che si può abbassare mostrando gli slip del modello, il famoso pornodivo italoamericano Joe Dallesandro. Ovviamente questa copertina fece scandalo e molti negozianti si rifiutarono di esporre l’album nelle vetrine e sugli scaffali dei propri negozi. Pop Art, Pop Music, Rock Music.
All’interno dell’album è presente la celebre linguaccia rossa che sarebbe poi diventata l’icona dei Rolling Stones.
Nell’arco della sua lunga carriera, sviluppatasi ininterrottamente sino alla fine degli anni Ottanta, Warhol disegnò o curò molte altre copertine di album (oltre 60), tra le quali Love you live dei Rolling Stones (1977), Liza Minnelli Live at Carnegie Hall di Liza Minnelli (1981), Querelle, colonna originale del film (1982), Silk Electric di Diana Ross (1982), Emotional Tatoo dei Rolling Stones (1983) e Menlove Ave di John Lennon (1986). Pop Art, Pop Music, Rock Music.
Warhol non fu l’unico esponente della Pop Art a occuparsi di covers. Nel 1967, i Beatles pubblicarono l’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, considerato una pietra miliare nella storia della musica moderna. Per la copertina, vincitrice nel 1968 del premio Grammy per la miglior cover, i Fab Four si rivolsero a due artisti pop, Jann Haworth (1942) e Peter Blake (1932), che svilupparono un’idea di Paul McCartney.
I quattro componenti del gruppo, vestiti con abiti coloratissimi e pacchiani, sono circondati da un ideale gruppo di fan costituito, fra gli altri, da Albert Einstein, Karl Marx, Carl Gustav Jung, Oscar Wilde, Bob Dylan, Marlon Brando, Marilyn Monroe, Tony Curtis, Marlene Dietrich, Stanlio e Ollio. John Lennon aveva proposto anche Gesù Cristo, Hitler e Ghandi, scartati per ovvi motivi di opportunità. Tutti i personaggi ancora vivi furono contattati e diedero il loro consenso a titolo gratuito, convinti della valenza artistica dell’operazione. Nel 2011, la celebre rivista di musica Rolling Stone ha eletto questa copertina come la più bella della storia del rock, davanti a quelle di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd e di Nevermind dei Nirvana. Pop Art, Pop Music, Rock Music.
Per il nono album dei Beatles, pubblicato nel 1968, fu invece ideata, dal maestro della Pop Art inglese Richard Hamilton (1922-2011), un’immagine assolutamente minimalista, agli antipodi del fantasioso collage di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. In questo caso, infatti, la copertina, interamente bianca, presenta solo il nome del gruppo in rilievo. Dalla cover poi derivò il nome con cui è oggi conosciuto l’Lp, White Album. Hamilton realizzò anche un poster, inserito all’interno di ogni disco, oltre che immagini e ritratti dei quattro componenti.