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Pubertà di Munch
La perdita dell’innocenza.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Postimpressionismo e Simbolismo – Data: Aprile 25, 2021 0 commenti 5 minuti
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Il pittore norvegese Edvard Munch (1863-1944) fu esponente di spicco del Simbolismo europeo, riferimento essenziale della Secessione di Berlino e precursore dell’Espressionismo tedesco. Svolse buona parte della sua carriera, sicuramente la più feconda, a Berlino, dove abitò fino al 1908. Pubertà di Munch.

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Durante il soggiorno berlinese, l’artista espresse con i suoi quadri il sentimento tragico della vita. Produsse opere dai colori densi e spettrali, cariche di pessimismo e di erotismo, profondamente misogine, attraverso le quali scelse di affrontare simbolicamente i temi della solitudine, della gelosia, della morte, del dolore, della difficoltà di vivere, della misantropia.

Edvard Munch, Pubertà, 1893-95. Olio su tela, 151,5 x 110 cm. Oslo, Nasjonalmuseet (Galleria Nazionale).

Pubertà

Il tema della sessualità è presente, per esempio, in Pubertà, dipinto da Munch intorno al 1893 e poi riproposto in molte versioni, ad olio e in stampa, tra litografie e acqueforti, talvolta proponendo l’immagine speculare. Secondo la testimonianza dell’artista, la prima stesura di questo soggetto risaliva al 1885/86 ma andò distrutta. Munch propose, nel tempo, diversi titoli, da Giovane modella a Pubertà a Di notte.

Edvard Munch, Pubertà, 1894. Litografia. Oslo, Munchmuseet.

L’immagine venne probabilmente ispirata a Munch da un’acquaforte dell’illustratore belga Félicien Rops, pubblicata in un libro del 1882: in effetti si riscontrano numerose analogie, sia formali sia compositive, ma l’artista ha sempre negato ogni legame fra le due opere.

Félicien Rops, Le plus bel amour de Don Juan (Il più grande amore di Don Juan), 1882. Acquaforte.

Una ragazzina nuda e sola

Una ragazzina si trova in un ambiente spoglio e desolato che sembra quasi la cella di una prigione. Seduta, nuda e sola, sul bordo del proprio letto, con le gambe strette, tiene le braccia incrociate sul pube, in un gesto pudico e virginale, con una mano sul ginocchio e l’altra sulla coscia. La sua posizione è quasi frontale, appena ruotata verso destra. È apparentemente turbata dai suoi stessi pensieri: il suo sguardo è fisso e spaventato, gli occhi sono spalancati, la bocca è serrata. I lunghi capelli scendono sulle spalle.

Edvard Munch, Pubertà, 1893-95. Particolare.

Il suo corpo è ancora acerbo, privo di seni, e denuncia la sua giovanissima età, prepuberale. Grazie alla luce che proviene da sinistra, questo corpo acerbo proietta contro il muro, alle sue spalle, a destra, un’ombra inquietante e minacciosa che sembra presagire un avvenire drammatico, forse tragico. Quest’ombra, che assume le forme di una densa nuvola di fumo, di un nero fantasma, di un demone che si sta impadronendo della fanciulla, o che forse proviene da lei, diventa, in ogni caso, un oscuro e minaccioso doppio della sua personalità: è, insomma, la proiezione simbolica del suo stato interiore.

Edvard Munch, Pubertà (Di notte), 1902. Incisione su carta 18,5 x 14,7 cm (immagine); 19,7 x 16 cm (foglio). Chicago, Art Institute.

Il significato del dipinto

La pubertà, è questo il senso dell’opera, sta trasformando la fanciulla innocente in donna, un essere che, attraverso l’arma potente della sessualità, è capace di provocare nell’uomo prima un intenso piacere e subito dopo dolore e disperazione.

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Con questo soggetto Munch volle affrontare il delicato tema del passaggio dalla dimensione infantile, innocente e pura, a quella adulta, sessuata, tormentata e malvagia. La bambina, infatti, pare rendersi conto di quello che le sta accadendo, pare sentire dentro di sé che le aspetta un tragico destino di dolore, che ella stessa proverà e che infliggerà agli altri, pare percepire sulla propria pelle la solitudine cui è destinata, sente l’alito della morte che già incombe.

Edvard Munch, Pubertà, 1894-95. Olio su tela. Oslo, Munchmuseet.

Potrebbe esserci anche un significato sociale, nella scelta di Munch di affrontare questo tema: da secoli, e ancora nell’Ottocento, le bambine, giunte alla soglia della pubertà, potendo mettere al mondo dei figli erano spesso obbligate a sposarsi, seppure giovanissime, a rinunciare ai primi affetti familiari e ai giochi infantili, ad occuparsi unicamente del marito e dei figli, ad andare incontro ad una vita che quasi mai potevano scegliersi, fatta di obblighi e doveri imposti, che annullavano le loro personalità, i sogni ed ogni ambizione.

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Il linguaggio di Munch

Lo stile adottato da Munch è quello tipico degli anni Novanta e del suo periodo berlinese: disegno sommario, benché realistico, chiaroscuro essenziale, colori tendenzialmente scuri con una leggera prevalenza del rosso, che richiama il sangue mestruale e probabilmente rimanda alla malattia, ossia la tubercolosi, che gli aveva portato via la madre e la sorella.

Edvard Munch, Pubertà, 1914-16. Olio su tela. Oslo, Munchmuseet.

L’influenza su Kirchner

Il capolavoro di Munch, come altri dipinti dell’artista norvegese, divenne un modello per i pittori dell’Espressionismo tedesco, nato nel 1905 sulla scorta dell’esperienza della Secessione di Berlino, di cui Munch era stato un promotore. Anzi, è del tutto legittimo, proprio in base alla forte continuità fra Secessione ed Espressionismo, considerare Munch come un vero e proprio precursore dell’Avanguardia tedesca. Kirchner, per esempio, dipinse il quadro Marzella proponendo una sorta di variante espressionista di Pubertà.

A sinistra Edvard Munch, Pubertà, 1893-95. Olio su tela, 151,5 x 110 cm. Oslo, Nasjonalmuseet (Galleria Nazionale). A destra Ernst Ludwig Kirchner, Marzella, 1908. Olio su tela, 71,5 x 61 cm. Stoccolma, Moderna Museet.
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A sinistra Edvard Munch, Pubertà, 1893-95. Particolare. A destra Ernst Ludwig Kirchner, Marzella, 1908. Particolare.


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