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I ritratti di Pisanello
La ritrattistica aulica del primo Quattrocento.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in L’età gotica – Data: Settembre 30, 2021 1 commento 3 minuti
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Antonio Pisano detto Pisanello (ante 1390-1455 ca.), geniale esponente italiano del Gotico internazionale, fu il pittore prediletto dei principi italiani. Artista colto e sensibile, fu un abilissimo ritrattista, sempre molto apprezzato per la particolare grazia con cui seppe rendere i suoi ritratti più verosimili che naturali, riuscendo come pochi a celebrare la nobiltà dei committenti.

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Pisanello, Ritratto di principessa (Ginevra d’Este), 1440 ca. Tempera su tavola, 43 x 30 cm. Parigi, Musée du Louvre.

Il Ritratto di principessa

Nel suo Ritratto di principessa la critica ha riconosciuto Ginevra d’Este, moglie di Sigismondo Malatesta, signore di Rimini e Fano dal 1432, morta a ventun’anni, secondo la tradizione avvelenata dallo stesso marito. Il ritratto sarebbe stato realizzato postumo su commissione del fratellastro Lionello d’Este per commemorarne la morte.

Il candido profilo della dama si staglia contro un cespuglio scuro carico di fiori; il rametto di ginepro che la donna porta ricamato sull’abito è stato interpretato come un’indicazione del suo nome. Il dipinto, ancora saldamente legato alla tradizione tardogotica, è ricco di riferimenti simbolici: la fascia sotto il seno è simbolo di castità, i fiori simboleggiano la fertilità (le aquilegie) e il matrimonio (i garofani). La farfalla, simbolo di morte e resurrezione, allude invece alla morte prematura della ragazza. Il vaso con le ancore è l’emblema degli Estensi, la nobile famiglia che governò Ferrara per più di tre secoli, cui la fanciulla apparteneva di nascita.

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Pisanello, Ritratto di Lionello d’Este, 1441. Tempera su tavola, 28 x 19 cm. Bergamo, Accademia Carrara.

Il Ritratto di Lionello d’Este

Il Ritratto di Lionello d’Este, realizzato in occasione di una sfida che mise a confronto Pisanello con il veneto Jacopo Bellini, fu molto celebrato dai contemporanei di Antonio, che riconobbero all’artista la straordinaria capacità di gareggiare con la natura stessa, al pari dei più grandi pittori dell’antichità.

In realtà, e nonostante la resa puntuale dei particolari (come la veste color granata, in broccato a fili d’oro e bordure di velluto, con grandi bottoni d’argento, oppure la singolare acconciatura “a scodella”, tipica del suo tempo, la cui moda era arrivata dalla Francia), il ritratto non è spiccatamente naturalistico: la rigida posa di profilo, enfatizzata in questo caso dalla siepe di rose dello sfondo, è infatti una colta citazione della medaglistica e della numismatica romana e tradisce l’intento celebrativo e propagandistico dell’opera. D’altro canto, lo stesso Lionello, coltissimo principe educato nelle armi e nelle lettere, commissionò a Pisanello ben otto medaglie con la propria effigie, alla maniera degli imperatori romani, il cui recto è occupato dal ritratto del marchese rigorosamente di profilo.

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Pisanello, Medaglia di Lionello d’Este, recto, 1440. Bronzo, diametro 6,8 cm. Londra, British Museum.

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