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Conosciuta anche come Villa Capra o Villa Capra Valmarana ma universalmente nota come La Rotonda, Villa Almerico Capra è un edificio a pianta centrale costruito, presso Vicenza, su progetto di Andrea di Pietro della Gondola (1508-1580), detto Palladio, uno dei più grandi architetti italiani del XVI secolo.
Palladio ebbe una complessa formazione culturale che si riflesse sulla sua attività artistica, posta concretamente al servizio della facoltosa aristocrazia veneta e vicentina. Buona parte della produzione palladiana è infatti legata alla progettazione di ville e prestigiose residenze, oggi patrimonio Unesco dell’umanità.
Le ville palladiane marcarono il territorio con i segni di un’architettura insieme modernissima e all’antica, assecondando in modo magistrale le ambizioni culturali dei facoltosi committenti. L’architetto rielaborò i due tradizionali tipi edilizi di villa – la villa-fattoria e la villa suburbana – in modo del tutto nuovo e originale. Le ville-fattoria di Palladio presentano un nucleo privato di abitazione, al quale si aggiungono gli edifici di servizio che si estendono nella campagna circostante, articolando un rapporto organico tra architettura e spazi agricoli.
Le ville suburbane, tra cui la Rotonda, furono invece concepite come dei templi classici, al fine di testimoniare la validità universale dei modelli antichi. Le facciate delle ville palladiane, infatti, presentano un prospetto templare classico, espressione della più alta dignità e nobiltà architettonica. L’adozione in facciata di colonne e frontone marcava il significato sacrale di queste costruzioni, votate al culto della vita agreste.
La Rotonda fu commissionata a Palladio dal ricco canonico Paolo Almerico, già referendario apostolico dei pontefici Pio IV e Pio V, il quale richiese una residenza suburbana rappresentativa, che potesse essere all’occorrenza luogo d’incontro per gli aristocratici vicentini, ma che avesse anche i caratteri del rifugio privato, destinato allo svago e agli “ozi letterari”.
Non è stata fatta ancora chiarezza sul periodo relativo alla sua costruzione. Un tempo, infatti, si riteneva che la villa fosse stata realizzata a partire dal 1550; di recente, invece, la critica si è mostrata più propensa a spostare l’apertura del cantiere ai tardi anni Sessanta. La datazione alternativa sarebbe quella del 1566-85. In questo caso, né il proprietario né l’architetto avrebbero visto ultimato l’edificio, che pure nel 1569 risultava già abitato.
Sarebbe stato, dunque, l’architetto Vincenzo Scamozzi (1548-1616) a sovrintendere ai lavori di completamento, che si sarebbero conclusi con la costruzione della cupola (la quale nel progetto originario, pubblicato da Palladio sui Quattro libri dell’architettura, appariva emisferica e ancor più emergente).
La famiglia Capra acquistò la villa nel 1591 e affidò a Scamozzi la costruzione delle stalle e degli annessi rurali, non compresi nel progetto originario e destinati a una nuova funzione più prettamente agricola. Nel 1912, il celebre edificio passò alla famiglia Valmarana, che nel corso del XX secolo ne garantì la manutenzione.
Nonostante sia nota come La Rotonda (lo stesso appellativo del Pantheon di Roma), Villa Almerico presenta una pianta quadrata che si interseca con una croce greca. Tutte le quattro facciate sono infatti dotate di avancorpi a loggia, che si raggiungono salendo delle gradinate. Tali avancorpi ricordano, nella sostanza, dei tempietti esastili, ciascuno con sei colonne ioniche a sostegno della trabeazione e del frontone. Ogni ingresso conduce, attraverso un breve vestibolo, alla grande sala centrale, che è circolare e sormontata da una cupola. Proprio a questo nobile ambiente l’edificio deve il suo appellativo.
Palladio scelse forme e dimensioni, sia del salone sia delle stanze, in base a precisi calcoli matematici, cioè adottando proporzioni “classiche”. Per esempio, l’intera pianta è inscrivibile in una circonferenza, mentre il corpo dell’edificio (inclusi i pronai, ma senza le scale) è compreso nel quadrato inscritto. I vertici del corpo centrale (questa volta esclusi i pronai) sono tangenti al medesimo quadrato ruotato di 45°.
La rigorosa centralità della Rotonda rimanda senza dubbio alle sperimentazioni albertiane e bramantesche sul tempio centrale; una scelta in sé stessa insolita, trattandosi di una villa e non di una chiesa. Palladio, infatti, scelse di trasferire, e assai audacemente, il tema della simmetria centrale, con il suo simbolismo sacro, dal mondo religioso a quello profano.
Tuttavia, egli non si limitò alla semplice trasposizione di forme da un contesto all’altro. A Roma, Palladio aveva imparato che l’eredità più importante e preziosa dell’architettura antica non era costituita dal solo patrimonio formale: i monumenti romani erano, prima di tutto, altamente espressivi di sentimenti civili; inoltre, erano tecnicamente perfetti, rispondevano egregiamente alle esigenze pratiche, si adattavano in modo mirabile al sito e alla funzione.
Non sfugge, per esempio, che La Rotonda è perfettamente integrata nel paesaggio, con il quale si rapporta in un dialogo serrato e costante. I portici sono strutturalmente identici ma vengono diversificati dalle loro visuali paesaggistiche, nel senso che da ogni pronao si può ammirare una porzione di paesaggio diversa.
I quattro corridoi che uniscono la sala centrale ai portici d’ingresso diventano dunque veri e propri assi visuali che consentono, a chi si trova al centro dell’edificio, di dominare il panorama circostante. Se il palazzo cittadino deve relazionarsi con l’asse rettilineo della strada, la Rotonda può guardare l’intero cerchio dell’orizzonte (per l’esattezza, la villa è ruotata di 45 gradi rispetto ai punti cardinali).
L’architettura delle ville palladiane è intramontabile, quindi classica, anche per questo: perché sa relazionarsi con un paesaggio sempre mutevole e sa riproporre, come già il tempio greco, lo stimolante, armonico rapporto fra due soggetti così differenti: la forma definita, creata dall’uomo e dunque espressione di civiltà, e quella libera dell’infinita natura.
Un articolo veramente bello. I miei complimenti.
Quando vedo tanta armonia, eleganza, proporzione, penso al Cosmos universale e a un più grande incommensurabile architetto.
Grazie di cuore
Molto interessante questo articolo, mi ha dato la possibilità di capire il vero messaggio dell’ arte, quando è Arte oggettiva.
Bellissima descrizione, complimenti