Puoi ascoltare il mio podcast su: Apple Podcasts | Google Podcasts | Spotify | Cos'è?
Tra l’ultimo decennio dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, si diffuse in Europa uno stile, un indirizzo di gusto internazionale (relativo all’architettura, alle arti figurative e agli arredi) comunemente conosciuto come Art Nouveau (Liberty in Italia). Partita inizialmente dal Belgio, l’Art Nouveau ebbe come obiettivo principale quello di adeguare l’espressione artistica all’età moderna, coinvolgendo arte, architettura, grafica e decorazione all’interno di uno stesso processo creativo. Non si configurò mai come un fenomeno omogeneo e presentò marcate caratterizzazioni, diverse da paese a paese. La Sagrada Familia di Gaudì
In Spagna, per esempio, prese il nome di Modernismo e, grazie al suo principale esponente, l’architetto Antoni Gaudí (1852-1926), si configurò con tratti e segni decisamente caratterizzati. Gaudí mostrò un temperamento artistico molto ardito e assecondò il suo amore per gli effetti architettonici sensazionali. Dotato di uno spirito profondamente religioso, grande ammiratore dell’architettura gotica, rifiutò i princìpi accademici del Neoclassicismo usando liberamente, nelle sue opere, particolari ispirati all’arte bizantina, medievale, islamica e moresca. Definì gli spazi usando forme geometricamente complesse, policrome e riccamente decorate; scelse materiali scabri e poco lavorati, dimostrando una capacità di comprensione delle loro qualità che non aveva davvero riscontro nella tradizione recente; talvolta si rifece direttamente all’architettura barocca e rococò in Spagna. Con tutti questi elementi, Gaudí elaborò uno stile fortemente eclettico, molto personale e anticonvenzionale, sostenendo la sua fantasia con una spiccata abilità tecnica e costruttiva. I suoi edifici a Barcellona sono oggi patrimonio dell’umanità.
Tra i capolavori di Gaudí spicca il tempio della Sagrada Familia di Barcellona, dedicato appunto alla Sacra Famiglia, considerato una delle più belle e suggestive basiliche cattoliche di età moderna. Il nome completo di questo edificio, in lingua catalana, è Temple Expiatori de la Sagrada Família (‘Tempio espiatorio della Sacra Famiglia’). Fu l’associazione spirituale dei devoti di san Giuseppe a promuovere, nel 1866, la costruzione di questo tempio. La chiesa fu inizialmente progettata, in stile neogotico, da Francisco de Paula del Villar (1828-1901) nel 1882; ma già dall’anno seguente, Antoni Gaudí assunse la direzione dei lavori, modificandone i riferimenti storici sempre più liberamente: l’edificio presenta infatti un’originalissima commistione di influenze neogotiche, barocche e art nouveau, che convivono mirabilmente grazie alla straordinaria sensibilità dell’autore.
Con la sua basilica, Gaudí voleva creare un luogo che fosse l’emblema della moderna cristianità; per questo concepì un edificio complesso, ricco di dettagli decorativi carichi di significati simbolici mistici tratti dalla tradizione cristiana, non sempre di immediata comprensione.
Gaudí si occupò del progetto della sua chiesa per oltre 40 anni e dedicò alla sua costruzione gli ultimi 15 anni della propria vita. Egli amava esprimere la sua creatività in cantiere intervenendo continuamente sul progetto originario, ed è questo uno dei motivi per cui i lavori si sono protratti così a lungo. La parte della chiesa costruita sotto la direzione di Gaudì comprende, infatti, solo la cripta e la Facciata della Natività. Quest’ultima, aperta da tre portali dedicati alla Fede, alla Speranza e alla Carità, è decorata con le sculture previste da Gaudí che raffigurano le storie della Sacra Famiglia, in una fantasmagorica decorazione animata da tartarughe di terra, lumache, paperi, galli e gufi.
I suoi quattro campanili sono dedicati agli apostoli Mattia, Giuda Taddeo, Simone e Bartolomeo. Queste affusolate torri campanarie sono di eccezionale altezza e coronate da cuspidi geometriche coperte di ceramiche colorate. Eredi dell’architettura neogotica, ma simili a enormi termitai o ai tipici castelli di sabbia gocciolanti dei bambini, queste torri sono oggi uno dei motivi più singolari della silhouette urbana di Barcellona.
Gaudì morì nel 1926, riuscendo a vedere terminato solo il campanile di San Bartolomeo; gli altri tre furono completati tre anni dopo la sua morte, nel 1929. Di torri, Gaudí ne aveva progettate addirittura diciotto: dodici dedicate agli apostoli, quattro agli evangelisti, una alla Madonna e una, la più alta di tutte, a Gesù. Purtroppo, l’architetto non lasciò disegni esecutivi e indicazioni puntuali sul proseguimento dei lavori, che difatti si interruppero per alcuni anni. In seguito, il recupero e il restauro dei grandi modelli originali consentirono di ricostruire buona parte del progetto e di riaprire il cantiere.
Furono quindi costruiti l’interno, il transetto e le navate centrali, con pilastri che ricordano enormi alberi e volte che assomigliano a giganteschi girasoli. È prevista anche la costruzione di una grande cupola.
Dei due rimanenti prospetti, è stata completata solo la Facciata della Passione (iniziata nel 1954), animata da una ricca decorazione scultorea concepita dall’artista contemporaneo Josep Subirachs (1927-2014). La Facciata della Gloria è ancora in cantiere. Come rivelano i nomi scelti dall’architetto, tutte le facciate sono dedicate ai momenti fondamentali della missione terrena di Gesù (nascita, crocifissione e resurrezione).
La chiesa è, insomma, ancora oggi incompiuta. Secondo le previsioni, i lavori termineranno del tutto intorno al 2026. L’edificio, tuttavia, è stato ugualmente consacrato alla fine del 2010, giacché il completamento della navata centrale, del pavimento, dell’altare maggiore e delle vetrate consente la celebrazione dell’eucarestia. Una volta ultimata, la chiesa potrà accogliere fino a 8.000 persone. Benché non completata, anche la Sagrada Familia, come altre sei opere di Gaudí realizzate a Barcellona, è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1984.
Sono passati ben più di 100 anni da quando venne posta la prima pietra di questo monumento, e ciò appare davvero singolare, in un’epoca in cui bastano pochi anni per innalzare altissimi grattacieli. Nella stagione della modernità ipertecnologica, della società meccanizzata, dell’efficienza robotizzata, la Sagrada Familia sfida le nevrosi dei nostri tempi con la sua imperturbabile lentezza. Ben lo sapeva il suo autore, che concepì il grandioso progetto nella piena consapevolezza di non vederne la fine entro la conclusione del suo percorso mortale. «La nostra Sagrada Familia – disse Gaudí – crescerà lentamente. Ci vorranno decenni e decenni, forse secoli, io morirò e non sarà ancora finita, ci saranno altri che la costruiranno dopo di me». «Ci vorrà molto tempo per completare la mia chiesa, la nostra chiesa, la Sagrada Familia, come è successo ogni volta per tutte le grandi opere, per tutte le grandi cattedrali». «La chiesa cresce a poco a poco, ma è normale che le cose destinate a durare molto a lungo abbiano delle pause e delle interruzioni. Le querce centenarie ci mettono anni e anni a crescere».
Il capolavoro di Gaudí, quindi, non fu tanto la manifestazione di un ego di artista ma un lascito, all’umanità tutta, chiamata a raccolta per contribuire alla costruzione della nuova cattedrale. E difatti, tantissimi contribuirono e contribuiscono con eredità, donazioni, elemosine. «Per realizzarla dobbiamo contribuire tutti, perché dev’essere la chiesa di un popolo, di un popolo intero». La chiesa, ripeteva Gaudí, è l’unico edificio capace e degno di rappresentare un popolo: anzi, essa è l’espressione più alta dei popoli di buona volontà, come recita il Vangelo, il simbolo stesso di quell’umanità tenace e laboriosa che sceglie di costruire invece che distruggere. E in effetti, a ben pensarci, la Sagrada Familia ha resistito a tutto: in questi cento anni sono passate la prima guerra mondiale, le dittature efferate, la seconda guerra mondiale con i suoi bombardamenti ma la costruzione dell’edificio, pietra su pietra, non si è mai interrotta.
Ringranzio per l´affascinante commento di quest´opera dell´umanitá
Silvia Lorefice