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Le artiste 10: Tamara de Lempicka
La scandalosa pittrice dell’Art Déco.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Il Novecento: gli anni Venti, Trenta e Quaranta – Data: Ottobre 2, 2020 1 commento 5 minuti
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La pittrice Maria Gurwik-Górska, nota come Tamara de Lempicka (1898- 1980), una delle più celebri artiste del primo Novecento, nacque a Varsavia o forse a Mosca: fu, di fatto, sempre evasiva sulle sue origini. La sua pittura è certamente l’espressione più tipica della cultura art déco, inquieta, contraddittoria, fredda e intensamente drammatica a un tempo.

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La passione per l’arte si accese in Tamara quando questa era solo una ragazzina, in occasione di un viaggio compiuto in Italia con la nonna. Ribelle e poco incline ad accettare le rigide regole familiari, abbandonò gli studi per trasferirsi a San Pietroburgo, dove sposò, nel 1916, il giovane avvocato Tadeusz Lempicki, di cui avrebbe poi mantenuto il cognome, adottandolo come nome d’arte.

Tamara de Lempicka in una foto degli anni Venti.

Un successo internazionale

Fu a Parigi che intraprese la sua carriera di pittrice. Nel 1920, poco dopo la nascita della figlia, divenne allieva del simbolista Maurice Denis, partecipò nel 1922 al Salon d’Automne e continuò ad esporre con regolarità fino alla seconda metà degli anni Trenta, diventando la ritrattista dei nobili e dei ricchi rifugiati. Sposato, in seconde nozze, il barone Kuffner, dal 1939 visse e lavorò negli Stati Uniti, allestendo personali di pittura a New York, Los Angeles e San Francisco. A partire dagli anni Cinquanta si dedicò alla pittura astratta, non incontrando, però, il favore della critica. Una sua mostra del 1962, a New York, si rivelò un clamoroso fiasco e segnò la fine mesta di una carriera che era stata, invece, sfavillante.

Tamara de Lempicka al lavoro nel suo studio, in una foto degli anni Venti.

Tamara fu molto più che una semplice artista di talento: negli anni d’oro della sua carriera divenne un vero e proprio simbolo di emancipazione femminile: una “donna d’oro”, secondo la definizione di Gabriele D’annunzio, che di lei si innamorò ma che Tamara respinse, definendolo un “orribile nano”.

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Costruì la sua immagine con una cura pari a quella con cui era riuscita a lanciare la propria carriera. Misteriosa, affascinante, conturbante, trasgressiva, irraggiungibile e capricciosa, si impose al mondo come una diva. Diventata un personaggio pubblico, creò attorno a sé un alone di leggenda. Con i suoi numerosi amori scandalosi e spesso omosessuali, gli atteggiamenti spudorati e disinibiti, la frequentazione di festini e l’uso di droghe, incarnò la figura simbolista ed espressionista della femme fatale.

Tamara de Lempicka in una foto degli anni Trenta.

Le donne di Tamara

Le donne furono sempre i soggetti privilegiati delle sue tele. Ricche e annoiate, vivono nel nostro mondo ma, nel contempo, in un proprio mondo, distante e distaccato, malinconico, tormentato e romantico. E per questo motivo ci appaiono così fascinosamente fredde e irraggiungibili. Moderne, erotiche, provocanti ed emancipate, nude o vestite, protagoniste e non comprimarie della propria vita, le donne di Tamara sono sicure di sé, talvolta vestite da uomo o colte alla guida di macchine sportive.

Tamara de Lempicka, Giovane donna in verde, 1930. Olio su compensato, 61,5 x 45,5 cm. Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou.

Nell’Autoritratto sulla Bugatti verde, che le venne commissionato nel 1932 come copertina per la rivista di moda Die Dame, è la stessa Tamara a tenere con sicurezza il volante dell’automobile sportiva, simbolo per eccellenza di virilità maschile e qui ostentata come strumento di riscatto femminile.

Tamara de Lempicka, Autoritratto sulla Bugatti verde, 1932. Olio su tela, 35 x 26,6 cm. Svizzera, Collezione privata.

Ne La camicia rosa, la protagonista reclina languida il capo in avanti; i grandi occhi verdi, le labbra rosse e carnose, i capelli cortissimi, secondo la moda del tempo, ne fanno un’autentica icona déco. In Andromeda, la donna è incatenata e si torce molle e sensuale; ne La dormiente è vulnerabile e sola.

Tamara de Lempicka, Andromeda, 1929. Olio su tela. Collezione privata.
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Tamara de Lempicka, La camicia rosa, 1927. Olio su tela. Collezione privata.
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Tamara de Lempicka, La dormiente, 1930. Olio su tela. Collezione privata.

I nudi

I nudi della Lempicka, sempre vigorosi, si mostrano debitori della lunga tradizione rinascimentale e manierista, soprattutto di Bronzino e di Pontormo, di cui Tamara tradusse certe drammatiche torsioni corporee in termini di voluttà femminile. Non di rado scelse di adottare anche il morbido e levigato sensualismo di Ingres, delle cui bagnanti ammirò e ripropose le candide forme corporee, esaltandole in un gioco elegantemente equivoco. Ciò appare evidente in Adamo ed Eva, dove compare l’unico nudo maschile mai dipinto dalla pittrice.

Tamara de Lempicka, Adamo ed Eva, 1930 ca. Olio su tela. Collezione privata.


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  1. Bravissimo.vorrei sempre ricevere i suoi post o gli eventi con la sua partecipazione a Torino.sono ex collega del professor Capetti che, credo, conosca bene.Grazie

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