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Il Tempietto di San Pietro in Montorio del Bramante
Un gioiello architettonico del Rinascimento.
Autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in L’età rinascimentale: il Cinquecento – Data: Settembre 1, 2022 0 commenti 5 minuti
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Il Tempietto di San Pietro in Montorio, concepito come ideale ricostruzione dell’antico Tempio romano di Vesta, è considerato uno degli esempi più autorevoli di architettura rinascimentale, in quanto affronta, nella concretezza del costruito, tre temi fondamentali fra quelli dibattuti dalla trattatistica quattrocentesca: la pianta centrale, l’imitazione dell’antico e la ricerca proporzionale.

Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1502-10, esterno. Roma.
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Tempio di Ercole Vincitore, detto di Vesta, 120 a.C. Roma, Foro Boario.

Fu commissionato a Bramante (1444-1514) nel 1502 dai reali di Spagna, per celebrare degnamente il luogo dove la tradizione voleva fosse stato crocifisso san Pietro, sul colle del Gianicolo a Roma. La sua costruzione si protrasse fino al 1510. Alcuni trattatisti del Cinquecento, tra cui Serlio e Palladio, lo inclusero nei loro scritti come modello architettonico ideale, considerandolo pari a un edificio antico.

Il Tempietto di San Pietro in Montorio disegnato da Serlio. Da I Sette libri dell’architettura di Sebastiano Serlio bolognese, 1537.
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Il Tempietto di San Pietro in Montorio disegnato da Palladio. Da I quattro libri di architettura, 1570.

La pianta

Il Tempietto di San Pietro in Montorio è un tempio a thòlos, con una cella circolare e una peristasi, ossia un colonnato continuo, di sedici colonne. L’edificio si erge sopra un basamento a gradini. La parete della cella è scavata all’esterno da otto piccole nicchie semicircolari, alternate a quattro finestre e tre porte; all’interno, da quattro grandi nicchie che ospitano gli ingressi e l’altare con la statua di san Pietro.

La scelta della pianta circolare risultò quasi obbligata: i martyria paleocristiani erano infatti “tondi” e tale doveva essere anche il monumento che ricordava la crocifissione del primo papa.

Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1502-10. Pianta, da Palladio.
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Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1502-10. Sezione, da Palladio.
Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1502-10. Interno.

La peristasi e la cella

All’esterno, la peristasi dorica sostiene una trabeazione decorata con metope e triglifi. Le colonne, in granito grigio, sono dotate di una base, secondo l’uso degli antichi Romani. I Greci, infatti, usavano poggiare il fusto dorico direttamente sul basamento. Tali colonne hanno un’altezza di 4,45 metri (la stessa dimensione del diametro della cella, come consigliava Vitruvio). Il corpo cilindrico della cella è scandito da lesene, che a un’attenta osservazione si rivelano come la proiezione delle colonne che compongono la peristasi.

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La copertura del peristilio (ossia il corridoio circolare che separa la peristasi dalla cella) è decorata a cassettoni. L’elegante balaustra sostenuta dalla trabeazione, adottata per collegare visivamente il colonnato con il tamburo della cupola, ripete e moltiplica il ritmo delle sottostanti sedici colonne doriche, creando un suggestivo effetto luminoso.

Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1502-10. Particolare con la trabeazione e la balaustra.
Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1502-10. Particolare con un capitello e la copertura a cassettoni del peristilio.

Il tamburo e la cupola

Il tamburo è ornato da lesene che corrispondono a quelle sottostanti della cella e che appaiono piuttosto semplici in quanto prive dei capitelli. Nello spazio tra le lesene si alternano nicchie rettangolari e altre semicircolari con catino a conchiglia. La cupola, realizzata in calcestruzzo alla maniera degli antichi, è segnata da nervature in corrispondenza delle lesene inferiori e si conclude con un lanternino.

Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1502-10. Particolare con il tamburo e la cupola. Il rivestimento protettivo in piombo della cupola, forse presente fin dalla costruzione, è stato ripristinato nel XX secolo.

Le proporzioni

Volumetricamente, il Tempietto si può considerare costituito dalla combinazione di due cilindri concentrici: uno costituito dal colonnato esterno, l’altro dal corpo stesso della cella, che dal primo è avvolto. Il cilindro della cella fuoriesce da quello ideale della peristasi, proseguendo nel tamburo per concludersi nella semisfera della cupola. L’altezza dal basamento alla fine della trabeazione è uguale a quella del tamburo con la cupola, lanterna esclusa. La cella e il tamburo sono alti 3/2 del totale; allo stesso modo, il diametro della circonferenza esterna delle colonne è pari a 3/2 del diametro della cupola. La cupola semicircolare ha un raggio pari all’altezza del tamburo che la sostiene, con evidente riferimento all’architettura del Pantheon.

Rappresentazione grafica del Tempietto di San Pietro in Montorio, primo XX secolo.

Il progetto del cortile

Dell’ambizioso progetto originario bramantesco fu realizzata solo una parte. Fortunatamente, un disegno cinquecentesco dell’architetto e teorico Sebastiano Serlio ci consente di ricostruire l’idea originaria di Bramante, che intendeva costruire questo tempio circolare al centro di un cortile porticato a sua volta circolare con 16 colonne (quello attuale è, invece, di forma quadrangolare). Il luogo della crocifissione di san Pietro era l’ideale centro di Roma, nuova Gerusalemme, e del mondo intero, nonché centro di propulsione dell’azione pontificia; l’intero intervento bramantesco avrebbe esaltato questo significato, facendo di quel luogo geografico (carico di significati simbolici) l’origine di un irraggiamento architettonico, di un’espansione centrifuga di membrature a cerchi concentrici.

Il Tempietto di San Pietro in Montorio nel suo cortile attuale.
Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, pianta con il progetto originario del cortile. Da I Sette libri dell’architettura di Sebastiano Serlio bolognese, 1537.


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