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Il Trittico dell’Adorazione dei Magi è un capolavoro di Rogier Van der Weyden (1399 ca.-1464), considerato uno dei più grandi maestri della pittura fiamminga. Dipinto nel 1455, a olio su tavola, si trovava un tempo nella Chiesa di Santa Colomba a Colonia, e per questo è anche noto come Trittico di Santa Colomba. Oggi è conservato a Monaco.
Il trittico è, secondo la sua tipologia, composto da tre pannelli, o scomparti, che presentano altrettanti episodi tratti dalle Storie della Vergine e dall’Infanzia di Gesù; da sinistra: L’Annunciazione, l’Adorazione dei magi, la Presentazione di Gesù al Tempio.
Nel pannello di sinistra, con l’Annunciazione, Maria è mostrata all’interno di una elegante camera da letto, così come gli artisti erano soliti fare nella pittura quattrocentesca. La Vergine è raggiunta dall’Arcangelo Gabriele mentre sta leggendo un libro, inginocchiata su un inginocchiatoio con leggio, in parte coperto da un tappeto: secondo la tradizione, ella stava meditando su quei passi dell’Antico Testamento che annunciavano l’avvento del Messia. Il leggio intagliato presenta le due figure di Adamo ed Eva che stanno compiendo il Peccato Originale, da cui Maria fu immune per concessione divina (secondo la tradizione cristiana poi diventata dogma dell’Immacolata Concezione).
Colta di sorpresa dall’angelo alle sue spalle, Maria volta la testa con un gesto elegante. Ella è vestita con un elegante abito blu, il cui mantello ricade creando pieghe profonde. Gabriele è invece vestito di bianco e tiene in mano uno scettro. Tra la Madonna e il messaggero divino, un vaso con un alto giglio bianco simboleggia la purezza virginale della donna.
Il pavimento della stanza è rivestito di marmi preziosi che formano motivi geometrici. Il punto di fuga della prospettiva intuitiva è molto alto, sicché il pavimento sembra inclinato verso l’osservatore: una soluzione, questa, assai comune nella pittura fiamminga.
Alle spalle della coppia si può ammirare il lussuoso letto a baldacchino, con tende damascate e sovracoperta rosse, in pendant con il cuscino posato sulla vicina panchetta. Il cielo del baldacchino è fissato con alcune funi alle pareti della stanza e alla volta: infatti, le tipiche colonnine ai lati del letto, destinate a sostenere i tendaggi, sarebbero state introdotte solo nel XVI secolo.
Il rivestimento in legno delle pareti, o boiserie, serviva a isolare termicamente l’ambiente dal freddo pungente dell’inverno. La parete di sinistra presenta due finestre, una piccola sopra la porta d’ingresso e una più grande; si noti che quest’ultima presenta i vetri, non a lastra unica ma a piccoli rombi, solo nella parte superiore. I vetri erano, a quei tempi, assai costosi e ben difficilmente le finestre erano interamente vetrate. A tale scopo, come in questo caso, le imposte di legno non erano intere ma consentivano di chiudere anche solo la metà non vetrata.
Il grande rosone della parete su cui si appoggia il letto ha, evidentemente, un valore simbolico: esso sta a indicare che Maria, accettando l’incarnazione di Dio nel proprio corpo, diventa personificazione della Chiesa stessa.
Il pannello centrale, quello più importante del trittico, presenta la scena con l’Adorazione dei Magi, che dà il nome all’opera.
Al centro, in primo piano, sotto la tettoia della stalla ricavata da strutture architettoniche in rovina, che nascondono, in parte, la grande stella luminosa, Maria, elegantemente ammantata di blu, tiene il Bambino in braccio. La presenza dell’edificio in rovina vuole indicare che il mondo pagano si sta eclissando e che sta per avere inizio la nuova età del Cristianesimo. Sulla parete della stalla è anche appeso un crocifisso: una scelta evidentemente antistorica ma dal chiaro significato simbolico.
Alle spalle della Madonna, il bue e l’asinello si rivolgono alla mangiatoia vuota, che ricorda un sarcofago di marmo: una prefigurazione della futura morte e resurrezione di Gesù. A sinistra, San Giuseppe, vestito di rosso, con cappello e bastone nelle mani, resta umilmente in disparte, quasi stranito.
I tre Re Magi stanno per rendere omaggio al bambinello, offrendo i propri doni. Uno, il più anziano, si è già inginocchiato in adorazione, dopo essersi scoperto il capo; gli altri due, progressivamente più giovani, si accingono a fare altrettanto. Come da tradizione, i Magi simboleggiano anche le tre età dell’uomo: in questo caso, dal centro verso destra, vecchiaia, maturità e giovinezza.
I tre sapienti sono vestiti con abiti sontuosi, magistralmente rappresentati nei più minuti particolari. Il Re Magio più giovane, che si è appena tolto l’elegante cappello ornato da un fiocco bianco, tiene in mano la pisside con la mirra; il Magio maturo porta l’incenso, quello più anziano, ha donato l’oro.
I Magi sono arrivati accompagnati da un corteo di servitori acconciati con abiti di foggia esotica, che si accalcano presso un’apertura ad arco della stalla. Il personaggio inginocchiato alle spalle di San Giuseppe è quasi certamente il committente.
Ai lati della stalla e oltre le aperture della parte posteriore si aprono scorci di paesaggio meravigliosamente dettagliati. Veri quadri nel quadro, guardati da molto vicino rivelano case e strade, animate da personaggi a piedi o a cavallo, piccolissimi e quasi invisibili a una certa distanza. In questo, si celebra la magia della pittura fiamminga, che grazie soprattutto alla tecnica della pittura ad olio, nel Quattrocento ancora poco conosciuta e diffusa in Italia, si concedeva il lusso di rappresentare anche i dettagli più minuti, in una vera e propria ostentazione compiaciuta di perizia tecnica e di virtuosismo.
L’edificio ottagonale a destra, visto dall’esterno, è il medesimo che accoglie la scena del pannello di destra, ambientata al suo interno, e simboleggia il Tempio di Gerusalemme.
Il pannello destro presenta l’episodio evangelico della Presentazione di Gesù al Tempio, qui mostrato come se fosse una chiesa romanica. L’ambientazione della scena è, propriamente, il nartece dell’edificio.
Maria, accompagnata da Giuseppe e da un’ancella, porge il Bambino all’anziano Simeone, che lo prende per stringerlo a sé riconoscendolo come il Messia e predicendo alla Madonna il terribile dolore che la morte del figlio le avrebbe causato: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc. 2,34-35). In secondo piano, l’anziana profetessa Anna è intenta a lodare Dio e a parlare del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Il Trittico dell’Adorazione dei Magi ebbe un eccezionale successo all’epoca della sua produzione, testimoniato dal gran numero di copie e di varianti derivate da esso. Si ispirarono a Van Der Weyden anche grandi artisti, come il tedesco Hans Memling (1436 ca.-1494), il quale prese quest’opera a modello per il suo Trittico di Jan Floreins, oggi a Bruges.